Sì dei consigli, nasce Unicredit-Capitalia
Il Corriere della Sera
Votato il via libera alla fusione. Prodi: al Paese servono grandi istituti. Prima in Italia, settima al modo, 9.200 sportelli, conserverà tre marchi
ROMA - Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, confessa: l'aggregazione con Unicredit «è l'operazione che ho sempre voluto». E spiega di aver aspettato una «pausa» di Alessandro Profumo, amministratore delegato della banca, per insistere sul progetto di un'espansione comune. L'occasione attesa è arrivata, e ne è venuta fuori «una cosa più grande di quella immaginata: un gruppo straordinario». E' soddisfatto Geronzi, molto soddisfatto del «matrimonio». Profumo che gli siede al fianco nella conferenza stampa di presentazione della nuova banca, dopo il via libera dei rispettivi consigli di amministrazione, non gli è da meno. Lui il progetto di unione lo ha esaminato all'inizio senza troppa convinzione, ma poi è «è scattata la molla». Quella molla che «invece non è scattata» nelle trattative con la Société Générale. Ora alla vigilia dell'avvio delle procedure che porteranno tra luglio e agosto alle assemblee per varare entro la fine dell'anno la fusione per incorporazione di Capitalia in Unicredit, giudica positivamente l' unione. «Roma è la città eterna ma non è la fine della strada», rileva peraltro citando il presidente di Unicredit Dieter Rampl che gli siede sulla sinistra. E al quale viene affidato il compito di illustrare lo schema del nuovo gruppo. Che nasce, prima banca dell'Eurozona, seconda dell'Europa e settima del mondo, con 96,7 miliardi di capitalizzazione, 9.200 sportelli di cui 5 mila in Italia dove avrà una quota di mercato del 16% mentre oltre il 50% dei ricavi sarà generato sul mercato estero. I tre marchi di Capitalia, Banca di Roma, Banco di Sicilia e Mcc, saranno mantenuti. Per i 170 mila dipendenti potrebbero prospettarsi esuberi e riorganizzazione, che verranno attuati «col massimo della trasparenza e del consenso». I due manager nella conferenza stampa dimostrano quel rapporto amichevole che, dicono, ha caratterizzato l'intera fase della trattativa. Geronzi fa cenno all'apprezzamento espresso sull'operazione dal ministro Tommaso Padoa-Schioppa e dal governatore Mario Draghi. E anche dal premier Romano Prodi che ieri ha ribadito «l'importanza per lo sviluppo economico dell'Italia di due gruppi come Intesa-Sanpaolo e Unicredit-Capitalia». Che «Non sono mostri» risponde a chi glielo chiede. Al sindaco di Roma, Walter Veltroni, Geronzi invia una rassicurazione: «La capitale potrà contare su un gruppo con una potenza di fuoco cinque volte maggiore». Il presidente del gruppo romano si sofferma quindi sui motivi del naufragio, quasi un anno fa, delle trattative con Banca Intesa: «Il no a quell'alleanza non mi appartiene» dice assumendosi al contrario la responsabilità dello stop dei successivi colloqui con Abn Amro. Geronzi avverte quindi che l'unione tra Capitalia e Unicredit «non è un'operazione di potere. E' esattamente il contrario». Tanto che annuncia la consegna «già nel corso di questo mese» dei titoli Generali detenuti da Capitalia a servizio di un prestito convertibile. Mentre Unicredit farà altrettanto nel 2008 a scadenza dell'obbligazione. Per quel che riguarda Mediobanca, osserva ancora Geronzi, «scenderemo sotto il 10%». Quanto ancora a Generali il presidente di Capitalia, che si dice d'accordo col presidente Bernheim sulla difesa dell'italianità della compagnia, sostiene che «in questo momento non è oggetto di aggressione» e che anzi «è tempo che cominci a crescere» La nuova aggregazione, il cui primo azionista col 3,9 sarà Cariverona, si chiamerà Unicredit Group ed avrà il suo quartiere generale in Piazza Cordusio a Milano. La sede legale invece sarà trasferita da Genova a Roma. Profumo resterà amministratore delegato del gruppo mentre Cesare Geronzi diventerà vicepresidente vicario con la delega sulle partecipazioni (Mediobanca, Generali, Rcs, Pirelli) perlomeno se e fino a quando non sarà nominato ad altro incarico. Al vertice di Mediobanca? Geronzi glissa ma in ogni caso per lui in Unicredit è già pronto un sostituto, Berardino Libonati. Fuori dai giochi è l'amministratore delegato di Capitalia Matteo Arpe, le cui dimissioni scatteranno dal 31 maggio («Ho fatto un passo indietro per il bene della banca» ha scritto nella lettera di dimissioni) mentre è stata già decisa la nuova governance che porterà 4 componenti del consiglio di Capitalia nel Consiglio di Unicredit Group (Geronzi, Salvatore Ligresti, Donato Fontanesi e Salvatore Mancuso). Il rapporto di concambio in vista della fusione è stato fissato a 1,12 titoli Unicredit per ogni azione Capitalia. La valorizzazione implicita dell'istituto capitolino è di circa 8,4 euro ad azione contro i 7,97 dell' ultima chiusura a Piazza Affari.