Banche. La premiata ditta Profumo-Geronzi

Vanity Fair

Domenica 20 maggio i consigli d'amministrazione delle banche Unicredit e Capitalia hanno deliberato di fondersi, operazione che sarà completata entro il prossimo primo ottobre e darà vita a un nuovo istituto chiamato Unicredit Group, forte di cento miliardi di capitale, primo nella cosiddetta «area euro»

Domenica 20 maggio i consigli d'amministrazione delle banche Unicredit e Capitalia hanno deliberato di fondersi, operazione che sarà completata entro il prossimo primo ottobre e darà vita a un nuovo istituto chiamato Unicredit Group, forte di cento miliardi di capitale, primo nella cosiddetta «area euro» (la zona dove circola l'euro), secondo in Europa (dove è battuto dagli inglesi della Hsbc) e sesto nel mondo. Insomma un colosso. Si tratta di una «fusione per incorporazione», cioè c'è un soggetto più grande (Unicredit) che incorpora un soggetto più piccolo (Capitalia). Il rapporto tra i due istituti, in termini di capitale, è infatti di 4 a 1. I protagonisti dell'operazione sono i due uomini-guida, cioè Alessandro Profumo (amministratore delegato di Unicredit) e Cesare Geronzi (presidente di Capitalia). Due circostanze hanno attratto l'attenzione degli osservatori: il prezzo di concambio molto favorevole a Capitalia e la velocità a cui si è arrivati all'accordo, in definitiva poco più di un mese. A Capitalia è stato riconosciuto un valore di 8,38 euro ad azione a fronte di un corso di Borsa - venerdì scorso - di 7,919, quotazione già drogata dalla notizia della fusione. Il motivo per cui Profumo ha sborsato senza esitare è lo stesso che ha consigliato a tutti e due i soggetti di far presto: se Unicredit non inglobasse Capitalia a tutta velocità, la banca romana potrebbe finire nelle mani di qualche grande istituto straniero. L'azionista principale di Capitalia, con il 9 per cento, è infatti l'olandese Abn Amro, che è destinata a essere conquistata o dalla Barclay o dalla cordata Royal Bank of Scotland-Fortis-Santander (la lotta è in corso).
L'ingresso degli inglesi o degli spagnoli avrebbe probabilmente determinato la messa sul mercato di quel 9 per cento e l'arrivo, magari, di un socio più aggressivo, capace di lanciare Offerte di pubblico acquisto. E prendersi poi tutto.