Nuova governance e ruolo di Geronzi. Mediobanca all'esame del governatore
La Repubblica
I vertici di Piazzetta Cuccia attesi oggi in Bankitalia. Sempre più forte la candidatura del banchiere romano per la presidenza del consiglio di sorveglianza. La merchant bank ha scelto di adottare un sistema duale puro con due consigli distinti. Così il banchiere romano guiderebbe le decisioni strategiche sulle controllate
ROMA — Un pezzo importante del puzzle Unicredit-Capitalia sta per passare per Via Nazionale. Infatti in Banca d'Italia è attesa la visita degli emissari di Mediobanca per illustrare la nuova governance duale. Una visita non confermata ufficialmente, ma che potrebbe avvenire già oggi e dovrebbe coinvolgere i vertici della vigilanza e lo stesso governatore Mario Draghi. D'altronde i tempi sono stretti: a rendere urgente questo passaggio istituzionale sono proprio le esigenze della superfusione da cento miliardi, molto di più dell'imminenza dell'assemblea del patto di sindacato di Mediobanca convocato per mercoledì prossimo.
Da almeno un mese il dossier Unicredit-Capitalia si intreccia con il lavoro sui nuovi assetti manageriali di Piazzetta Cuccia perché solo se gli equilibri sulla filiera Mediobanca-Generali convinceranno tutti gli esponenti del patto di sindacato, la fusione sull'asse Roma-Milano può diventare realtà. La governance duale fa parte della "soluzione" messa a punto per tranquillizzare i soci italiani e stranieri sull'autonomia del centro di gravità della finanza nazionale. Il progetto è in tre mosse: la distribuzione pro quota agli altri azionisti del pacchetto di Mediobanca in mano a Capitalia, l'adozione della governance duale e infine l'ultimo particolare, al momento il più incerto, l'arrivo di Cesare Geronzi alla presidenza proprio del nascente consiglio di sorveglianza di Mediobanca.
La formula di governance che Mario Draghi si vedrà illustrata sembra davvero in grado di accontentare tutti. Il direttore generale di Mediobanca, Alberto Nagel e il presidente del Patto di sindacato, Piergaetano Marchetti, hanno ottenuto dai soci il via libera per un modello duale "puro" con due consigli distinti per assicurare la netta separazione tra rappresentanti degli azionisti, presenti nel consiglio di sorveglianza, e i manager, componenti del consiglio di gestione. Una scelta che va proprio nella direzione indicata dal governatore che invece aveva criticato (in sintonia con Profumo) le scelte adottate per Intesa Sanpaolo.
Motivo in più per attendersi il pieno via libera dalla Banca d'Italia, interessata anche alla risoluzione tempestiva della vicenda Unicredit-Capitalia. Sul piano della divisione dei poteri al consiglio di sorveglianza spetterebbero le decisioni strategiche sulle partecipazioni sensibili, il vero "nodo" nella gestione di Piazzetta Cuccia, nonché la delega a scegliere i manager di prima linea della banca. Infatti l'ordine del giorno dell'assemblea del patto di sindacato di mercoledì prevede la modifica dello statuto proprio in tema di nomine.
Il board di gestione invece dovrebbe essere composto quasi esclusivamente da manager interni e si occuperebbe delle materie ordinarie. Al vertice del consiglio di sorveglianza così configurato Geronzi è candidato d'obbligo per le capacità di banchiere di lungo corso e soprattutto per le sue doti di diplomatico. I soci del patto vogliono garanzie sul fatto che Unicredit-Capitalia non egemonizzerà Mediobanca e, a cascata, Generali. Geronzi è sicuramente quello che può vantare i migliori rapporti con i francesi capitanati da Vincent Bolloré e lo stesso Banco di Santander. Sul fronte interno ha legami solidissimi con "l'ala destra" del nocciolo duro di Mediobanca: Mediolanum e la famiglia Ligresti. Il vero problema sembra essere proprio l'indisponibilità di Geronzi, ribadita anche in questi giorni, al trasloco milanese. Ma se i pezzi del puzzle continueranno ad andare al loro posto con tale velocità, anche questo "sacrificio" potrebbe diventare più accettabile, specie se la richiesta arrivasse anche da Banca d'Italia.
Da almeno un mese il dossier Unicredit-Capitalia si intreccia con il lavoro sui nuovi assetti manageriali di Piazzetta Cuccia perché solo se gli equilibri sulla filiera Mediobanca-Generali convinceranno tutti gli esponenti del patto di sindacato, la fusione sull'asse Roma-Milano può diventare realtà. La governance duale fa parte della "soluzione" messa a punto per tranquillizzare i soci italiani e stranieri sull'autonomia del centro di gravità della finanza nazionale. Il progetto è in tre mosse: la distribuzione pro quota agli altri azionisti del pacchetto di Mediobanca in mano a Capitalia, l'adozione della governance duale e infine l'ultimo particolare, al momento il più incerto, l'arrivo di Cesare Geronzi alla presidenza proprio del nascente consiglio di sorveglianza di Mediobanca.
La formula di governance che Mario Draghi si vedrà illustrata sembra davvero in grado di accontentare tutti. Il direttore generale di Mediobanca, Alberto Nagel e il presidente del Patto di sindacato, Piergaetano Marchetti, hanno ottenuto dai soci il via libera per un modello duale "puro" con due consigli distinti per assicurare la netta separazione tra rappresentanti degli azionisti, presenti nel consiglio di sorveglianza, e i manager, componenti del consiglio di gestione. Una scelta che va proprio nella direzione indicata dal governatore che invece aveva criticato (in sintonia con Profumo) le scelte adottate per Intesa Sanpaolo.
Motivo in più per attendersi il pieno via libera dalla Banca d'Italia, interessata anche alla risoluzione tempestiva della vicenda Unicredit-Capitalia. Sul piano della divisione dei poteri al consiglio di sorveglianza spetterebbero le decisioni strategiche sulle partecipazioni sensibili, il vero "nodo" nella gestione di Piazzetta Cuccia, nonché la delega a scegliere i manager di prima linea della banca. Infatti l'ordine del giorno dell'assemblea del patto di sindacato di mercoledì prevede la modifica dello statuto proprio in tema di nomine.
Il board di gestione invece dovrebbe essere composto quasi esclusivamente da manager interni e si occuperebbe delle materie ordinarie. Al vertice del consiglio di sorveglianza così configurato Geronzi è candidato d'obbligo per le capacità di banchiere di lungo corso e soprattutto per le sue doti di diplomatico. I soci del patto vogliono garanzie sul fatto che Unicredit-Capitalia non egemonizzerà Mediobanca e, a cascata, Generali. Geronzi è sicuramente quello che può vantare i migliori rapporti con i francesi capitanati da Vincent Bolloré e lo stesso Banco di Santander. Sul fronte interno ha legami solidissimi con "l'ala destra" del nocciolo duro di Mediobanca: Mediolanum e la famiglia Ligresti. Il vero problema sembra essere proprio l'indisponibilità di Geronzi, ribadita anche in questi giorni, al trasloco milanese. Ma se i pezzi del puzzle continueranno ad andare al loro posto con tale velocità, anche questo "sacrificio" potrebbe diventare più accettabile, specie se la richiesta arrivasse anche da Banca d'Italia.