Capitalia, "no" di Geronzi a fusioni bancarie straniere
Il Messaggero
Il presidente: «Con l'amministratore delegato dialettica intelligente e costruttiva»
ROMA - Capitalia rimarrà italiana. Perché di un matrimonio con una banca straniera non se ne parla proprio. A mettere le cose in chiaro è il presidente della banca, Cesare Geronzi, lo stesso che ha appena raccolto il potere di guidare le strategie del gruppo con la benedizione del consiglio di amministrazione. Al suo fianco, ieri davanti all'assemblea dei soci che ha approvato il bilancio 2006 c'è anche l'amministratore delegato, Matteo Arpe. E quando la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma chiede spiegazioni sul recente scontro al vertice, Geronzi rispedisce al mittente ogni definizione di «dissidio»: si è trattato solo di una «dialettica fisiologica e intelligente - risponde il banchiere - sempre contenuta nel rispetto delle regole e volta allo sviluppo dell'azienda». Una definizione che trova d'accordo anche Arpe, pronto a concludere: «Entrambi abbiamo a cuore l'interesse della banca». Quando, poi, dalla platea dei soci lo stesso Geronzi è sollecitato sull'esigenza di tutelare l'italianità della banca la risposta non si fa attendere: «Gli olandesi di Abn li ho portati dentro io, e non mi sono preoccupato molto dell'italianità», fa notare il banchiere. Ma «è importante avere partner all'altezza, qualificati e degni di Capitalia». Come dire, una cosa è avere un socio straniero, altra cosa è traghettare la banca verso una fusione all'estero.
Eppure, i risvolti del risiko bancario europeo in corso potrebbero finire per coinvolgere anche Capitalia. Abn (con in portafoglio l'8,5% della banca romana) è sotto la doppia offerta di Barclays, con cui oggi si chiude la trattativa in esclusiva, e della cordata Rbs-Santander-Fortis, con cui è fissato un incontro lunedì. Ma a questo proposito Geronzi dice di non essere a conoscenza di alcuna trattativa per la cessione della quota di Abn e, soprattutto, giura di non avere ancora incontrato il presidente del Santander. Più in generale, sul ruolo della banca nelle manovre europee, «non vogliamo essere disturbati - spiega il banchiere - perché non è ben chiaro il quadro con cui si svolgono queste operazioni: sembra che tutti vogliano tutto e altri che vogliono il contrario di tutto». Esclusa la pista europea, i riflettori sono puntati sull'Italia: potrebbe essere con Unicredit, dunque, il futuro di Capitalia? «Nessuna trattativa è in corso», per il presidente, con Unicredit, con Mediobanca («non abbiamo mai pensato a una fusione») o con qualsiasi altra banca.
«Quando ci dovesse essere qualcosa, ve lo diremmo», ha concluso in presidente. Ma quel momento potrebbe non essere così lontano. Era l'inizio di febbraio, infatti, quando lo stesso Geronzi aveva annunciato che dopo tre mesi di stabilità sarebbero scattati i progetti di aggregazione anche per Capitalia. Intanto, si allentano ancora i legami tra Capitalia e Fiat con un nuovo alleggerimento della quota della banca (pari allo 0,55 %) scesa allo 0,29%.