Mediobanca, soci alla svolta sul consiglio di gestione

Il Corriere della Sera

Il passaggio del sistema dualistico in Mediobanca riserva ancora un paio di incognite. La prima riguarda la presenza dell' attuale presidente dell'istituto, Gabriele Galateri, nel consiglio di gestione che verrà nominato dal board di sorveglianza nei primi giorni di luglio, il secondo è invece relativo alla «corsa» delle due liste di minoranza che in assemblea domani potrebbero piazzare un candidato a testa

MILANO — Il passaggio del sistema dualistico in Mediobanca riserva ancora un paio di incognite. La prima riguarda la presenza dell' attuale presidente dell'istituto, Gabriele Galateri, nel consiglio di gestione che verrà nominato dal board di sorveglianza nei primi giorni di luglio, il secondo è invece relativo alla «corsa» delle due liste di minoranza che in assemblea domani potrebbero piazzare un candidato a testa. A meno che una delle due non faccia il pieno raccogliendo più del doppio dei voti dell'altra. Sul primo punto sarebbero in corso riflessioni fra i soci del patto di Piazzetta Cuccia. Alcuni, fra i quali sembra i francesi guidati da Vincent Bollore, auspicherebbero per Galateri una candidatura come quella relativa alla presidenza di Telecom. Le due partite non sembrano oggi coincidere, visto che il closing dell'operazione Telco, che ha ricevuto l'ok di fatto da Bruxelles ed è ora all'attenzione dell'authority brasiliana, non è probabile abbia luogo a giorni. Ma un diverso calendario potrebbe non precludere alcuna soluzione. Altri soci, forse identificabili maggiormente nel gruppo B (gli azionisti industriali) sembrano invece più favorevoli al fatto che Galateri assuma la presidenza del comitato dei manager: dalla svolta del 2003 con l'uscita di Vincenzo Maranghi, Galateri e i massimi dirigenti dell'istituto hanno lavorato insieme con risultati considerati positivi. Le riflessioni fra i partecipanti al patto sarebbero in ogni caso ancora in corso: del resto lo stesso consiglio di sorveglianza verrà nominato domani e solo nei giorni successivi il tema verrà formalmente affrontato. Ieri Alessandro Profumo, numero uno di Unicredit, interpellato sul tema si è limitato appunto a far presente che la domanda andrà rivolta al board di sorveglianza «quando verrà nominato» aggiungendo però che lui non ne farà parte , visto che ha deciso di non candidarsi. La presenza o meno di Galateri influirà sulla composizione del consiglio di gestione: l'attuale presidente di Mediobanca è indipendente e il board, per statuto compreso fra tre e nove dirigenti, oltre la soglia dei quattro partecipanti deve includere uno esterno. Nel caso dunque il nome di Galateri non risultasse in lista, è possibile si vada verso una «squadra corta». Il direttore generale Alberto Nagel potrebbe essere nominato consigliere delegato, ruolo non più ricoperto in banca dopo l'uscita di Maranghi e al quale lo statuto affida responsabilità e gestione dell'istituto. Per la presidenza del board dei manager si è invece parlato anche dell'attuale condirettore generale Renato Pagliaro. Il primo passo verso il dualistico di Piazzetta Cuccia verrà comunque compiuto domani, con l'assemblea che cambierà statuto , governance ed eleggerà il consiglio di sorveglianza e il suo presidente, che sarà Cesare Geronzi. Due posti sono riservati alle minoranze. La partita verrà giocata fra Luigi Zunino, che ha il 3,8% del capitale di Mazzetta Cuccia, e il fondo americano Amber, con il 2% circa. Il gruppo immobiliare ha schierato lo stesso Zunino e il docente di diritto bancario Paolo Ferro Luzzi; Amber ha invece scelto Francesco Denozza, ordinario di diritto commerciale e Lino Benassi, ex Comit, Ina e Toro, il meccanismo elettorale rende possibile l'elezione dei due capilista, mentre appare improbabile che una delle due liste faccia il pieno aggiudicandosi più del doppio dei voti dell'altra. Questa dovrebbe comunque essere la sola incognita per un'assemblea che segnerà la svolta nella governance di Mediobanca. Poi, tra fine luglio e ottobre, si passerà al ricollocamento della quota eccedente di Unicredit (l'8,6%), che potrebbe comportare qualche assestamento nel patto di sindacato, probabilmente destinato a restare comunque sotto il 50%.