Mediobanca, il "duale" per sciogliere i nodi
Il Messaggero
Tempi più lunghi, invece, per ricollocare la quota dell'8,6% di Unicredit. Bolloré contrario all'arrivo delle fondazioni
ROMA - Nel "duale" di Mediobanca le partecipazioni strategiche in Generali (14,1 %) e in Rcs (10,2%) dovrebbero essere gestite dal consiglio di gestione con la supervisione del consiglio di sorveglianza. Il varo della nuova governance precederà il riassetto provocato dalla cessione dell'8,6% in mano a Unicredit a seguito delle nozze con Capitalia. Questa quota prioritariamente si vorrebbe ricollocare all'interno dei soci del patto adeguando però le regole riguardo alle quote, equilibri e maggioranze.
Ma per la risistemazione c'è tempo fino a fine anno anche se il management di piazzetta Cuccia avrebbe già avviato i sondaggi. Per ora si vuol accelerare l'adozione del nuovo modello societario. Oggi dovrebbero essere consegnate ai grandi azionisti le bozze del nuovo statuto della governance di piazzetta Cuccia da varare domani all'interno del patto di sindacato e del consiglio che dovrà convocare l'assemblea straordinaria per il 29 giugno. Se tutto andrà per il verso giusto, quel giorno Cesare Geronzi potrebbe essere nominato numero uno dell'organo di sorveglianza e come lui stesso ha fatto intendere («non ho mai avuto più di un incarico») lascerebbe a Berardino Libonati la vicepresidenza di Unicredit Group. La bozza di statuto del governo duale dovrebbe separare proprietà e manager. L'organo di gestione dovrebbe essere snello, formato da 5-7 membri: presidente quasi certamente Gabriele Galateri di Genola, consigliere delegato Alberto Nagel affiancato da Renato Pagliaro e dagli altri uomini della squadra operativa. Non dovrebbero esserci innesti esterni. Il consiglio di sorveglianza invece sarà rappresentativo degli azionisti con un plenum di una ventina di membri. Più o meno come l'attuale cda. Tra i poteri più delicati c'è la gestione delle due partecipazioni "gioiello", nel Leone di Trieste e nel Corriere.
Come attualmente le decisioni rilevanti devono essere assunte dal consiglio, col duale la gestione ordinaria resterà affidata al piano inferiore, sotto l'occhio vigile del piano superiore. Gli azionisti quindi avranno voce in capitolo su cessioni e acquisti. L'attività corrente della banca d'affari spetterà invece in via esclusiva al management con la previsione di un limite agli investimenti. Lo statuto non dovrebbe prevedere incompatibilità particolari per chi rivesta la carica al piano superiore, salvo i tetti al cumulo degli incarichi fissati dal regolamento Consob. Il duale prenderà il via prima dell'estate, in anticipo rispetto al rimpasto causato dalla posizione dominante di Unicredit Group. La ripartizione della quota non sarà semplice e potrebbe far riscrivere molti punti dell'accordo. Geronzi ha auspicato l'ingresso di Benetton che potrebbe quanto meno raddoppiare l'l% posseduto.
FonSai avrebbe già fatto sapere di volersi rafforzare rispetto al 3,8%: potrebbe salire oltre il 5%. E soprattutto potrebbe trasferirsi dal gruppo B (industriali) al gruppo A (banche) essendo un'impresa finanziaria.
Ma se trasloca FonSai la seguirebbe Generali. Il gruppo Ligresti in questo caso potrebbe uscire da Trieste. Dai primi sondaggi sarebbe emerso anche che Marcellino Gavio potrebbe rilevare circa l'1% da aggiungere allo 0,8% posseduto. Pronte sono le fondazioni: Crt e Cari Verona ma il loro arrivo non sarebbe gradito affatto a Vincent Bolloré che sta attento affinché gli equilibri interni non mutino. E le fondazioni essendo legate a Unicredit di cui sono socie, farebbero accrescere l'influenza di piazza Cordusio che si vorrebbe limitare. I francesi comunque puntano a salire almeno all'1%. Ma gli equilibri in Mediobanca vengono seguiti con attenzione da Intesa Sanpaolo che al governatore avrebbe esternato la preoccupazione che la concentrazione su Mediobanca-Generali possa avere ripercussioni negative per loro. Il vertice di Intesa, cui è precluso comunque l'ingresso di Mediobanca per i conflitti di interesse che insorgerebbero, avrebbe manifestato a Mario Draghi l'auspicio che gli equilibri complessivi si assestino.
Ma per la risistemazione c'è tempo fino a fine anno anche se il management di piazzetta Cuccia avrebbe già avviato i sondaggi. Per ora si vuol accelerare l'adozione del nuovo modello societario. Oggi dovrebbero essere consegnate ai grandi azionisti le bozze del nuovo statuto della governance di piazzetta Cuccia da varare domani all'interno del patto di sindacato e del consiglio che dovrà convocare l'assemblea straordinaria per il 29 giugno. Se tutto andrà per il verso giusto, quel giorno Cesare Geronzi potrebbe essere nominato numero uno dell'organo di sorveglianza e come lui stesso ha fatto intendere («non ho mai avuto più di un incarico») lascerebbe a Berardino Libonati la vicepresidenza di Unicredit Group. La bozza di statuto del governo duale dovrebbe separare proprietà e manager. L'organo di gestione dovrebbe essere snello, formato da 5-7 membri: presidente quasi certamente Gabriele Galateri di Genola, consigliere delegato Alberto Nagel affiancato da Renato Pagliaro e dagli altri uomini della squadra operativa. Non dovrebbero esserci innesti esterni. Il consiglio di sorveglianza invece sarà rappresentativo degli azionisti con un plenum di una ventina di membri. Più o meno come l'attuale cda. Tra i poteri più delicati c'è la gestione delle due partecipazioni "gioiello", nel Leone di Trieste e nel Corriere.
Come attualmente le decisioni rilevanti devono essere assunte dal consiglio, col duale la gestione ordinaria resterà affidata al piano inferiore, sotto l'occhio vigile del piano superiore. Gli azionisti quindi avranno voce in capitolo su cessioni e acquisti. L'attività corrente della banca d'affari spetterà invece in via esclusiva al management con la previsione di un limite agli investimenti. Lo statuto non dovrebbe prevedere incompatibilità particolari per chi rivesta la carica al piano superiore, salvo i tetti al cumulo degli incarichi fissati dal regolamento Consob. Il duale prenderà il via prima dell'estate, in anticipo rispetto al rimpasto causato dalla posizione dominante di Unicredit Group. La ripartizione della quota non sarà semplice e potrebbe far riscrivere molti punti dell'accordo. Geronzi ha auspicato l'ingresso di Benetton che potrebbe quanto meno raddoppiare l'l% posseduto.
FonSai avrebbe già fatto sapere di volersi rafforzare rispetto al 3,8%: potrebbe salire oltre il 5%. E soprattutto potrebbe trasferirsi dal gruppo B (industriali) al gruppo A (banche) essendo un'impresa finanziaria.
Ma se trasloca FonSai la seguirebbe Generali. Il gruppo Ligresti in questo caso potrebbe uscire da Trieste. Dai primi sondaggi sarebbe emerso anche che Marcellino Gavio potrebbe rilevare circa l'1% da aggiungere allo 0,8% posseduto. Pronte sono le fondazioni: Crt e Cari Verona ma il loro arrivo non sarebbe gradito affatto a Vincent Bolloré che sta attento affinché gli equilibri interni non mutino. E le fondazioni essendo legate a Unicredit di cui sono socie, farebbero accrescere l'influenza di piazza Cordusio che si vorrebbe limitare. I francesi comunque puntano a salire almeno all'1%. Ma gli equilibri in Mediobanca vengono seguiti con attenzione da Intesa Sanpaolo che al governatore avrebbe esternato la preoccupazione che la concentrazione su Mediobanca-Generali possa avere ripercussioni negative per loro. Il vertice di Intesa, cui è precluso comunque l'ingresso di Mediobanca per i conflitti di interesse che insorgerebbero, avrebbe manifestato a Mario Draghi l'auspicio che gli equilibri complessivi si assestino.