Geronzi a sorpresa: mettiamo le azioni del Corriere della Sera in una fondazione
L'Unità
Il giorno dopo il matrimonio tra i due istituti, il banchiere propone il superamento dell'attuale patto di sindacato che vincola oltre il 60% del capitale. Nel «patto» attuale sono presenti quattro grandi istituti finanziari e dodici tra le maggiori aziende del Paese
L'intreccio tra banche e giornali e più in generale tra economia e testate è uno dei tanti problemi che affliggono l'editoria in Italia. È un problema serio, di mezzo c'è l'indipendenza dei quotidiani rispetto al potere economico e a quello politico, nonché la credibilità e il rapporto con i lettori. Anche il Corriere della Sera, il primo giornale in Italia per vendite, non è immune dal virus. Anzi, date le dimensioni e l'importanza della testata, è un concentrato. Tra i quindici azionisti che compongono il parto di sindacato di Rcs (63% delle azioni) si annoverano quattro istituti finanziari (Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali e Capitalia) e 11 tra le maggiori aziende del Paese (Fiat, Pirelli, Italmobiliare, Della Valle, Ligresti, ecc.). Per questo la proposta lanciata ieri da Cesare Geronzi ha lasciato un po' interdetti tutti. Il presidente di Capitalia sarebbe, infatti, «felicissimo se tutto si trasformasse in una fondazione e tutti gli azionisti di Rcs apportassero le loro azioni alla fondazione». L'intento è nobile. Per il Corriere vorrebbe dire ricreare in Italia il modello dell'agenzia britannica Reuters. La cui indipendenza è garantita da una società, la Reuters Founders Share Company. La quale è composta da personaggi di rilievo internazionale completamente distinti dagli amministratori della società editoriale e alla quale è affidata un'azione speciale che può essere utilizzata per bloccare qualsiasi delibera che leda l'indipendenza della società.
In realtà la proposta di Geronzi non è nuova. Già altri ne avevano parlato. Lo aveva fatto l'economista Francesco Giavazzi qualche anno fa proponendo la quotazione del giornale, una diluizione delle quote da parte dei gruppi industriali e un comitato di fiduciari con il potere di sfiduciare il direttore-gerente.
Più recentemente era stato Massimo Mucchetti, vice direttore ad personam del Corriere, spiato e intercettato, a ripropone il tema. Anche se non fresca l'uscita del presidente di Capitalia e del nuovo, a breve, presidente di Mediobanca rimane, comunque, sorprendente. Perché è fatta da colui che nel lontano luglio 2004, con un colpo di teatro, in una sola notte, decise di impegnare le risorse della banca romana nel patto di Rcs (con il 2%) entrando a far parte di quel club esclusivo che oggi è il patto del Corriere. E poi perché avviene in un momento particolare, cioè il giorno dopo l'annuncio della fusione con Unicredit, che di fatto si mangia Capitalia. E poi resta da capire se si tratta solo di un auspicio o di un impegno. In questo caso per Geronzi sarà dura convincere azionisti come Marco Tronchetti Provera o Diego Della Valle, ma anche i Benetton che con il loro 5% sono in coda per entrare, a lasciare la stanza dei bottoni con un sentito grazie.
Per dare seguito alle sue parole Geronzi potrebbe, però, fare un gesto concreto. Potrebbe vendere la quota Rcs detenuta da Capitalia. «Ma chi lo dice? Non mi pare - ha detto Geronzi - che ci siano problemi oggi in Rcs. Su un patto al 63%, il 2% che cos'è? Zero»
In realtà la proposta di Geronzi non è nuova. Già altri ne avevano parlato. Lo aveva fatto l'economista Francesco Giavazzi qualche anno fa proponendo la quotazione del giornale, una diluizione delle quote da parte dei gruppi industriali e un comitato di fiduciari con il potere di sfiduciare il direttore-gerente.
Più recentemente era stato Massimo Mucchetti, vice direttore ad personam del Corriere, spiato e intercettato, a ripropone il tema. Anche se non fresca l'uscita del presidente di Capitalia e del nuovo, a breve, presidente di Mediobanca rimane, comunque, sorprendente. Perché è fatta da colui che nel lontano luglio 2004, con un colpo di teatro, in una sola notte, decise di impegnare le risorse della banca romana nel patto di Rcs (con il 2%) entrando a far parte di quel club esclusivo che oggi è il patto del Corriere. E poi perché avviene in un momento particolare, cioè il giorno dopo l'annuncio della fusione con Unicredit, che di fatto si mangia Capitalia. E poi resta da capire se si tratta solo di un auspicio o di un impegno. In questo caso per Geronzi sarà dura convincere azionisti come Marco Tronchetti Provera o Diego Della Valle, ma anche i Benetton che con il loro 5% sono in coda per entrare, a lasciare la stanza dei bottoni con un sentito grazie.
Per dare seguito alle sue parole Geronzi potrebbe, però, fare un gesto concreto. Potrebbe vendere la quota Rcs detenuta da Capitalia. «Ma chi lo dice? Non mi pare - ha detto Geronzi - che ci siano problemi oggi in Rcs. Su un patto al 63%, il 2% che cos'è? Zero»