Fusione UniCredit Capitalia, Bankitalia attende il progetto
Il Sole 24 ore
UniCredit e Capitalia non hanno ancora depositato ufficialmente in Banca d'Italia la richiesta di autorizzazione per la fusione. All'istituto di via Nazionale una richiesta formale ancora non sarebbe pervenuta, seppure questo non esclude che l'approfondimento degli uffici di Bankitalia sia già partito a seguito di una prima comunicazione informale.
UniCredit e Capitalia non hanno ancora depositato ufficialmente in Banca d'Italia la richiesta di autorizzazione per la fusione.
All'istituto di via Nazionale una richiesta formale ancora non sarebbe pervenuta, seppure questo non esclude che l'approfondimento degli uffici di Bankitalia sia già partito a seguito di una prima comunicazione informale. La fretta con cui è stato chiuso e annunciato l'accordo, d'altro canto, non avrebbe permesso la preparazione di tutta la documentazione necessaria in tempi tanto stretti. Ma considerando il fatto che l'istituto di vigilanza ha 60 giorni per rispondere (seppure sia stato assunto l'impegno di accelerare al massimo l'iter) e che la sua autorizzazione è conditio sine qua non per poter svolgere le assemblee di fusione, la macchina autorizzativa deve essersi messa in moto altrimenti non sarebbe possibile rispettare la data di fine luglio (dunque tra meno di un mese e mezzo) nella quale le due banche intendono riunire i loro soci.
Sul percorso che condurrà le due banche alle nozze incombe sempre l'incognita del riassetto della governance di Mediobanca e Generali. UniCredit e Capitalia hanno annunciato di voler cedere la metà del pacchetto del 18% che possiedono in Piazzetta Cuccia oltre che la partecipazione detenuta direttamente nel gruppo assicurativo. Ma questa soluzione non è sufficiente per banchieri come Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo che intravede il pericolo di un conflitto di interessi. All'orizzonte si profila l'ipotesi di un riassetto che passi per la trasformazione del conglomerato Mediobanca-Generali in un terzo polo bancario-assicurativo reso autonomo dalle altre banche. Ieri intanto l'a.d. di Fiat, Sergio Marchionne, ha ancora una volta ribadito l'imminente uscita del gruppo dal capitale di Mediobanca. Nel frattempo gli azionisti di UniCredit e Capitalia stanno via via manifestando il loro punto di vista sul merger da 100 miliardi di euro. Ieri è stata la volta di Ras, socio storico di UniCredit, il quale, attraverso l'a.d. Paolo Vagnone, ha fatto sapere di essere favorevole alla fusione con Capitalia e che l'operazione non cambierà i rapporti di bancassurance con il gruppo Allianz, destinato a scendere dal 3 al 2,4% dopo il merger.
«Crediamo sia una bella operazione condotta bene e rapidamente», ha detto Vagnone spiegando che nel rapporto di bancassicurazione con Ras «non cambierà nulla». Vagnone ha parlato di «un rapporto di soddisfazione» con UniCredit nell'ambito della bancassurance dove «insieme abbiamo dimostrato di essere bravini» e, nella prospettiva della fusione con Capitalia, ha ricordato che nel ramo vita l'istituto presieduto da Cesare Geronzi ha ceduto la maggioranza di Fineco Vita alla francese Cnp.
La Fondazione Cassa di risparmio di Roma, socia con un pacchetto del 5% che è fuori dal patto di sindacato, invece ancora non ha preso una decisione sul da farsi. L'istituto guidato da Emmanuele Emanuele ha diffuso ieri una nota in cui si afferma che «i competenti organi della Fondazione CrRoma hanno oggi effettuato, sulla base dei dati disponibili, un esame preliminare sull'operazione di integrazione UniCredit-Capitalia, e si sono riservati il giudizio al termine degli approfondimenti che verranno condotti una volta noto nel dettaglio il progetto di fusione».
Sempre ieri il presidente di UniCredit, Dieter Rampl, ha spiegato alla stampa tedesca che la Germania ha la massima priorità per il gruppo bancario. «Al momento stiamo crescendo soprattutto organicamente, ma guarderemo anche alla Germania per eventuali acquisizioni» ha assicurato.
All'istituto di via Nazionale una richiesta formale ancora non sarebbe pervenuta, seppure questo non esclude che l'approfondimento degli uffici di Bankitalia sia già partito a seguito di una prima comunicazione informale. La fretta con cui è stato chiuso e annunciato l'accordo, d'altro canto, non avrebbe permesso la preparazione di tutta la documentazione necessaria in tempi tanto stretti. Ma considerando il fatto che l'istituto di vigilanza ha 60 giorni per rispondere (seppure sia stato assunto l'impegno di accelerare al massimo l'iter) e che la sua autorizzazione è conditio sine qua non per poter svolgere le assemblee di fusione, la macchina autorizzativa deve essersi messa in moto altrimenti non sarebbe possibile rispettare la data di fine luglio (dunque tra meno di un mese e mezzo) nella quale le due banche intendono riunire i loro soci.
Sul percorso che condurrà le due banche alle nozze incombe sempre l'incognita del riassetto della governance di Mediobanca e Generali. UniCredit e Capitalia hanno annunciato di voler cedere la metà del pacchetto del 18% che possiedono in Piazzetta Cuccia oltre che la partecipazione detenuta direttamente nel gruppo assicurativo. Ma questa soluzione non è sufficiente per banchieri come Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo che intravede il pericolo di un conflitto di interessi. All'orizzonte si profila l'ipotesi di un riassetto che passi per la trasformazione del conglomerato Mediobanca-Generali in un terzo polo bancario-assicurativo reso autonomo dalle altre banche. Ieri intanto l'a.d. di Fiat, Sergio Marchionne, ha ancora una volta ribadito l'imminente uscita del gruppo dal capitale di Mediobanca. Nel frattempo gli azionisti di UniCredit e Capitalia stanno via via manifestando il loro punto di vista sul merger da 100 miliardi di euro. Ieri è stata la volta di Ras, socio storico di UniCredit, il quale, attraverso l'a.d. Paolo Vagnone, ha fatto sapere di essere favorevole alla fusione con Capitalia e che l'operazione non cambierà i rapporti di bancassurance con il gruppo Allianz, destinato a scendere dal 3 al 2,4% dopo il merger.
«Crediamo sia una bella operazione condotta bene e rapidamente», ha detto Vagnone spiegando che nel rapporto di bancassicurazione con Ras «non cambierà nulla». Vagnone ha parlato di «un rapporto di soddisfazione» con UniCredit nell'ambito della bancassurance dove «insieme abbiamo dimostrato di essere bravini» e, nella prospettiva della fusione con Capitalia, ha ricordato che nel ramo vita l'istituto presieduto da Cesare Geronzi ha ceduto la maggioranza di Fineco Vita alla francese Cnp.
La Fondazione Cassa di risparmio di Roma, socia con un pacchetto del 5% che è fuori dal patto di sindacato, invece ancora non ha preso una decisione sul da farsi. L'istituto guidato da Emmanuele Emanuele ha diffuso ieri una nota in cui si afferma che «i competenti organi della Fondazione CrRoma hanno oggi effettuato, sulla base dei dati disponibili, un esame preliminare sull'operazione di integrazione UniCredit-Capitalia, e si sono riservati il giudizio al termine degli approfondimenti che verranno condotti una volta noto nel dettaglio il progetto di fusione».
Sempre ieri il presidente di UniCredit, Dieter Rampl, ha spiegato alla stampa tedesca che la Germania ha la massima priorità per il gruppo bancario. «Al momento stiamo crescendo soprattutto organicamente, ma guarderemo anche alla Germania per eventuali acquisizioni» ha assicurato.