Mediobanca, Geronzi resiste designazione plebiscitaria ai vertici

Il Secolo XIX

Il presidente di Capitalia sarà in testa al consiglio di sorveglianza del nuovo colosso. Profumo lascerà Piazzetta Cuccia

MILANO - Designazione plebiscitaria per Cesare Geronzi al vertice di Mediobanca. L'assemblea del patto di sindacato di Piazzetta Cuccia ha indicato all'unanimità l'attuale presidente di Capitalia quale presidente del futuro consiglio di sorveglianza dell'istituto. Un incarico di prestigio e di potere, che il banchiere romano ha conquistato di slancio, lasciandosi alle spalle un paio di fastidiose vicende giudiziarie (per i crack Cirio e Italcase), un duro braccio di ferro con l'ex "numero due" di Capitalia, Matteo Arpe, e le incertezze sul destino della banca romana, isolata e sotto la spada di Damocle della battaglia per Abn Amro, che nell'istituto ha una partecipazione rilevante. Nell'arco di poche settimane Geronzi ha risolto brillantemente, grazie al matrimonio lampo di Capitalia con l'Unicredit di Alessandro Profumo, una situazione che lo vedeva in difficoltà. Ha contribuito a dar vita a un colosso europeo, si è liberato di Arpe e ha ottenuto quello che non sono riusciti a fare né Cesare Romiti né Giovanni Bazoli diventare il "numero uno" di Mediobanca, idealmente successore di Enrico Cuccia nel ruolo di "gran sacerdote" della finanza italiana. Certo, la Mediobanca di oggi non ha più l'influenza né il potere dei tempi del suo fondatore. Anche il capitalismo italiano è cambiato e la finanza, come dimostra la presenza nell'azionariato dell'istituto di un gruppo di agguerriti soci esteri, si muove ormai su una scacchiera europea. Ma il ruolo del presidente del consiglio di sorveglianza, i cui membri sono espressi dagli azionisti, è destinato ad avere grande rilievo. Gabriele Galateri di Genola, che continuerà a presiedere un consiglio di arnministrazione, costituito in gran parte dal management, avrà un compito di collegamento fra i due consigli previsti dalla nuova governace duale. Ma la funzione "politica" e strategica sarà appannaggio soprattutto del banchiere romano, che in Piazzetta Cuccia avrà modo di esercitare la consumata abilità e le arti diplomatiche che gli hanno consentito finora di sciogliere i nodi più intricati. Non per nulla Geronzi, già nel momento dell'accordo con Unicredit per dar vita alla superbanca aveva preventivamente accettato di lasciare la vicepresidenza del futuro Unicredit qualora fosse salito di grado in Mediobanca (dove finora era vice presidente). «Geronzi come presidente del consiglio di sorveglianza era particolarmente adatto in virtù della sua esperienza nel settore bancario e della sua conoscenza di Mediobanca da tanto tempo - ha commentato, uscendo dalla riunione, Vincent Bolloré, capofila dei soci francesi di Piazzetta Cuccia - credo che per questo abbia raccolto il voto unanime sul suo nome». Dai piani alti di Piazzetta Cuccia sarà invece Profumo ad andarsene, per sgombrare il campo dal sospetto di possibili "conflitti d'interesse" con la superbanca «Profumo - ha riferito Bolloré - per dimostrare che non aveva intenzione di disturbare gli equilibri attuali, dopo aver accettato che il nuovo gruppo bancario Unicredit-Capitalia scenda sotto il 10%, il che è un passo molto importante, ha proposto lui stesso, cosa che gli fa onore, di non partecipare al consiglio di sorveglianza. Questo - ha aggiunto il finanziere francese - mostra la qualità dell'uomo e la sua volontà di mantenere gli equilibri». Soddisfatto anche uno dei soci privati storici, Giancarlo Cerarti. «Oggi si è aperta una fase nuova nella lunga vita di Mediobanca, che, sono certo, sarà altrettanto positiva per l'istituto e per il suo ruolo nell'economia italiana», ha commentato aggiungendo: «Come azionista ho molto apprezzato la decisione autonoma di Unicredit e Capitalia di cedere metà delle loro quote per dimostrare quanto il ruolo indipendente di Mediobanca sia una risorsa per l'intero sistema finanziario del nostro Paese». Il gruppo dei soci esteri di Mediobanca, ha precisato Bolloré, manterrà quattro rappresentanti nel nascente consiglio di sorveglianza così come avviene nell'attuale consiglio di amministrazione. Attualmente nel cda dell'istituto siedono per i soci esteri, oltre a Bolloré, anche Jean Azema, Antoine Bernheim (che è presidente della Generali) e Tarak Ben Ammar. Bolloré ha poi ribadito che la quota del gruppo dei soci esteri, che apporta circa il 10% al patto di sindacato, non cambierà.
Formalmente il patto ha designato la lista dei consiglieri che verrà sottoposta all'assemblea di tutti gli azionisti, convocata il 27 giugno prossimo. Ma l'esito è scontato dal momento che il patto di sindacato ha il controllo della società.