Capitalia, Botin pronto a salire nell'asse con Geronzi

Il sole 24 ore

Le grandi manovre sull'asse Capitalia Mediobanca Generali, anche e forse soprattutto in chiave di argine alla crescente influenza di Intesa Sanpaolo e del suo presidente Giovanni Bazoli, entrano nel vivo con una serie di mosse destinate a condizionare l'immediato riassetto del sistema finanziario. Il punto di partenza è l'equilibrio azionario di Capitalia, con il presidente Cesare Geronzi molto attivo nel dialogo (in chiave anti Abn Amro)

Le grandi manovre sull'asse Capitalia Mediobanca Generali, anche e forse soprattutto in chiave di argine alla crescente influenza di Intesa Sanpaolo e del suo presidente Giovanni Bazoli, entrano nel vivo con una serie di mosse destinate a condizionare l'immediato riassetto del sistema finanziario. Il punto di partenza è l'equilibrio azionario di Capitalia, con il presidente Cesare Geronzi molto attivo nel dialogo (in chiave anti Abn Amro) con gli spagnoli del Santander Central Hispano. La «difesa» di Capitalia sarebbe solo il primo passo di una strategia più ampia, destinata a blindare — o comunque a non rivoluzionare — l'assetto azionario di Mediobanca, dove in sede di rinnovo del patto di sindacato potrebbero aumentare le quote di Ennio Doris e della famiglia veneta Amenduni. Corollario dell'arrocco antiIntesa sull'asse CapitaliaMediobanca, gradito in questa fase anche all'UniCredit di Alessandro Profumo,sarebbe poi il mantenimento temporaneo dello status quo al vertice delle Generali almeno per un anno.
Da almeno un mese in ambienti finanziari circolavano indiscrezioni su un rastrellamento di azioni Capitalia da parte del Santander di Emilio Botin (da poco «sfrattato» da IntesaSanpaolo). Pochi giorni fa, Botin è uscito allo scoperto ammettendo —senza che avesse alcun obbligo di farlo e dunque con una dichiarazione «segnaletica» — di possedere una partecipazione inferiore al 2% in Capitalia, oltre a quelle già note in Mediobanca, Generali e IntesaSanpaolo. Un segnale che il presidente di Capitalia Cesare Geronzi ha mostrato di gradire commentando in modo benevolo («siamo persone educate, parliamo con tutti»), a differenza di quanto fece a settembre nei confronti delle avances del socio olandese Abn Amro. Si sta creando davvero un asse tattico Geronzi Botin? Se così fosse, le conseguenze sarebbero su due fronti. Quello degli assetti di Mediobanca e Generali, di cui sia Capitalia che Santander sono azionisti di rilievo a fianco dei francesi capitanati da Vincent Bolloré e all'UniCredit. Ma per Geronzi l'asse con Botin — che ha risorse per incrementare in modo sensibile la sua quota e che secondo alcune indiscrezioni avrebbe già posizioni in derivati per arrivare al 5% — è anche un modo per contrastare le ambizioni di Abn Amro schierando, in uno scenario da «guerra fredda finanziaria»,un alleato pronto a contrastare le mire olandesi. E forse è anche un modo per rivendicare il ruolo di indiscusso numero uno del gruppo, inviando un messaggio neanche troppo indiretto all'amministratore delegato Matteo Arpe con cui i rapporti non sono più di grande collaborazione.
Manovre che non trovano alcuna conferma presso le fonti ufficiali, ma che testimoniano il clima di tensione che aleggia negli ambienti finanziari sull'asse CapitaliaMediobanca Generali. Asse che, tatticamente, gode dell'appoggio esterno di UniCredit, anch'esso interessato ad arginare «l'allargamento» di Intesa Sanpaolo a due santuari della finanza laica come Mediobanca e Generali. Una marcatura stretta, quella di UniCredit nei confronti di IntesaSanpaolo, già avviata con la competizione per Alitalia e con l'ingresso nel fondo per le infrastrutture. E quasi esibita ieri da Profumo con la critica alla «governance duale all'italiana» che caratterizza proprio la nuova IntesaSanpaolo. Critiche già avanzate sabato scorso al Forex dal Governatore della Banca d'Italia, probabilmente destinate anche a quelle società che stanno meditandone l'introduzione. È il caso della stessa Mediobanca, in cui il duale sembra aver subito una netta battuta d'arresto.
Probabilmente non se ne parlerà prima del rinnovo del patto di sindacato, atteso per fine marzo, dopo aver verificato le eventuali defezioni dall'accordo. La Fiat, che ha poco meno del 2%, potrebbe uscire. E il management di Mediobanca gradirebbe una riduzione del peso del sindacato. Ma se così non fosse, l'asse Bolloré Geronzi (cui si aggiunge sempre più spesso Botin) sembra aver già pronta una soluzione che non prevede scossoni, con l'incremento delle quote da parte della famiglia Amenduni e forse di Ennio Doris, vicino alla Fininvest di Silvio Berlusconi. Fininvest che, secondo voci di mercato, starebbe guardando con interesse a Mediobanca anche per conto proprio. Per ora, avrebbe solo un piccolo pacchetto inferiore ai 20milioni di euro. Ma c'è chi dice che la holding del Biscione punti ad arrotondare la quota, solo con un'ottica d'investimento finanziario, fino all'uno per cento.