L'ipotesi Intesa-Capitalia ritorna sul tavolo di Geronzi

Il sole 24 ore

Lunedì il rientro del presidente. Le lusinghe di Bazoli e il nodo giudiziario

MILANO - Il riassetto del sistema bancario resta condizionato dalle evoluzioni dell'ipotesi Intesa-Capitalia. La distanza emersa tra i management dei due gruppi nelle rispettive assemblee di due giorni fa sembra lasciare pochi spazi a una (ri) apertura delle trattative. Prima di considerare del tutto accantonato il progetto, però, il mercato sembra aspettare il rientro di Cesare Geronzi, che da lunedì torna alla presidenza di Capitalia dopo due mesi di interdizione dalla carica disposta dalla Procura di Parma che indaga sull'affare Parmalat-Ciappazzi.
La fine dell'interdizione non interrompe però le inchieste, che vanno avanti, e di cui ovviamente nessuno può conoscere gli sviluppi futuri.
Intanto però da lunedì Geronzi torna al suo posto e nessuno, dato che per due mesi non ha potuto avere contatti con la banca, ne conosce le intenzioni riguardo all'ipotesi di fusione Capitalia-Intesa. Da Roma si dà per certo che l'orientamento del gruppo non cambierà. Perché Geronzi già a febbraio aveva condiviso i primi rifiuti all'operazione avanzati dall'amministratore delegato Matteo Arpe. E perché in questi due mesi il patto di sindacato si è sempre mostrato coeso a supporto del management. Come dire: se Arpe non giudica vantaggiosa l'operazione con Intesa, i soci del patto lo seguono. Anche perché in questi ultimi anni, il lavoro del management ha portato a moltiplicare di dieci volte il valore di Capitalia. Se il fronte è davvero compatto, è il ragionamento che si sente fare a Roma, il rientro di Geronzi non sposta in ogni caso gli equilibri. È tuttavia, il rebus sulle reali intenzioni del presidente resta aperto sia in ambienti politici che finanziari.
Si vedrà se nel nuovo contesto politico, che tra poche settimane vedrà Romano Prodi insediarsi a Palazzo Chigi, Geronzi lascerà cadere del tutto o raccoglierà i segnali di ripresa del dialogo lanciatigli due giorni fa dal presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli. "Con Geronzi i rapporti sono sempre stati buoni", ha detto il numero uno di Intesa. Lasciando intendere che con lui si può trattare.
Se il file del dialogo sarà davvero ripreso (ma  ieri sera la strada sembrava tutta in salita), il confronto dovrà presto arrivare sul piano industriale dato che, come tutti sostengono, l'operazione può andare in porto solo se corredata da un valido progetto industriale. Gli analisti da tempo si sono esercitati in simulazioni sull'integrazione. E più di una banca d'affari ha prospettato schemi aggregativi, con tanto di stime sulle sinergie potenziali (850 milioni e un miliardo) e le razionalizzazioni possibili (dall'integrazione Mcc-Caboto al polo siciliano che nascerebbe attorno al Banco di Sicilia).
Non è escluso che anche qualche società di consulenza industriale sia al lavoro per il complesso piano di integrazione di quella che potrebbe diventare la superbanca italiana, almeno dal punto di vista dimensionale.