Il banchiere: "Non ero il regista"
Il sole 24 Ore
La difesa del presidente romano: "Tanzi ha tradito la fiducia della banca"
MILANO. "Se poi il Presidente è colpevole di tutto è un dramma, perché il Presidente che cos'è? È un signore che è chiuso in una stanza e che si alza soltanto per andare a presiedere i vari organi previsti dallo statuto". È di questo tenore un passaggio conclusivo delle dichiarazioni, messe a disposizione dal consiglio di amministrazione di Capitalia all'assemblea degli azionisti, che Cesare Geronzi ha reso il 25 febbraio davanti al Gip di Parma Pietro Rogato nell'ambito dell'inchiesta Parmalat. In realtà più che di un interrogatorio di garanzia, con domande e risposte su fatti specifici, la difesa del presidente di Capitalia, sottoposto a misura di interdizione temporanea per un periodo di 60 giorni (il provvedimento scadrà il 21 aprile ed è stato nel frattempo confermato dal tribunale di Bologna), ha scelto di non entrare nel dettaglio delle contestazioni. Troppo ampio il materiale da esaminare, troppo estesa la documentazione da chiedere, troppo numerose le consulenze e le perizie da effettuare. Ci sarà tempo più avanti, in altre sedi, per analizzare punto per punto le accuse della Procura.
Geronzi ha invece svolto una lunga dichiarazione, nella quale, in sostanza, ha voluto ricostruire il suo ruolo all'interno di un gruppo creditizio delle dimensioni di Capitalia. Quanto ai rapporti con Calisto Tanzi è prima netto e poi quasi nostalgico: "Io Tanzi l'ho stimato, non so se Tanzi ha tradito, oltre che la fiducia dei risparmiatori, la fiducia degli imprenditori, la fiducia dei fornitori, la fiducia della banca. Un uomo che io ho apprezzato enormemente". Tanto è vero che quando "l'ho chiamato e l'ho pregato di entrare nel consiglio di amministrazione del nostro gruppo lui era nel consiglio d'amministrazione della Banca Commerciale Italiana". Una credenziale importante per un Geronzi che ricorda come quando faceva "i compiti di contabilità generale all'Università due entità venivano riferite sempre nelle esercitazioni: le Assicurazioni Generali e la Comit".
E quanto ai possibili rapporti negoziali con il patron di Parmalat, Geronzi minimizza e sottolinea che come presidente, il suo compito è anche quello di incontrare imprenditori per ascoltarne le strategie, per riceverne richieste di consigli, a volte per discutere sull'andamento dei mercati. E poi l'autorappresentazione di Geronzi prosegue negando di avere all'interno del gruppo compiti operativi: il presidente di Capitalia ricorda al Gip che il suo compito è quello di occuparsi di strategie, ma la strategia poi "ha un secondo piano che è la sua realizzazione. Realizzazione che molto spesso non avviene". Insomma, "non riesco a vedermi in questa figura di grande regista di tutto ciò che succede all'interno di un gruppo di tante banche". Tanto più se si tiene presente la molteplicità di controlli che, in un'organizzazione complessa, scattano anche in maniera automatica e coinvolgono "centinaia di persone", che sarebbe impensabile possano essere tutte assoggettate da sudditanza psicologica e operativa anche da una persona "mefistofelicamente dotata di poteri superiori".
Sui bond Parmalat Geronzi puntualizza che Capitalia ha partecipato molto marginalmente al collocamento, nell'ordine di 8 milioni a fronte degli 8 miliardi. E poi l'istituto ha rimborsato tutti i risparmiatori sia per i titoli Parmalat, sia per quelli Cirio sia per quelli Giacomelli "non importava se li avessero acquistati presso i nostri sportelli: interessava soltanto sapere se avessero depositato questi titoli presso di noi".