«Così ho fermato Bazoli e Abn»
Il Sole 24 Ore 24/09/2006
Capitalia. Le rivelazioni di Cesare Geronzi alla convention annuale dei dirigenti di via Minghetti. I contatti al vertice, il pranzo con Draghi, le avances olandesi
I "no" di Cesare Geronzi raccontati dal protagonista sul palco della convention aziendale di Capitalia. Quando il presidente ha preso la parola davanti ai 3mila dirigenti del gruppo c'era attesa per quello che avrebbe detto sul futuro della banca, mai come quest'anno sotto i riflettori della Borsa e al centro del risiko del credito. Ma pochi si sarebbero aspettati di rivivere in diretta i retroscena delle ultime vicende che puntano al cuore del sistema capitalistico-finanziario nazionale. Fino alla relazione del presidente, la convention era rimasta nel solco della tradizione, con il bilancio dei risultati conseguiti e l’illustrazione delle linee strategiche fatta dall'amministratore delegato Matteo Arpe, che sul tema delle aggregazioni ha ribadito l’approccio dell’opportunità piuttosto che dell'obbligo.
Geronzi ha dunque sorpreso la platea rivelando particolari inediti. L'ultimo episodio risale a poche settimane fa, quando Rijkman Groenitk plenipotenziario di Abn-Amro in missione a Roma, ha proposto al suo interlocutore italiano la fusione tra le due banche. «Ho detto decisamente no - ha raccontato il presidente di Capitalia al suo staff - perché saremmo diventati solo una divisione retail», mentre invece Geronzi pretende che la banca resti «padrona del proprio destino». Evidentemente il banchiere olandese non se ne è avuto troppo a male, perché una settimana dopo l'incontro ha confermato ufficialmente la volontà di restare nel patto che vede Abn primo singolo azionista di Capitalia con il 7,7 per cento.
Ma Geronzi ha voluto alzare il velo anche su una vicenda che per mesi ha tenuto banco nelle cronache finanziarie, raccontando la sua versione, quella di chi si sentiva assediato. «Non c'era settimana in cui sulla stampa non si dicesse che il sabato successivo si sarebbe riunito il consiglio di Intesa per lanciare un'Opa su Capitalia», ha ricordato il presidente dell’istituto romano, spogliato della carica per due mesi cruciali dall'interdizione disposta dalla magistratura nell’ambito dell'inchiesta sul crac Parmalat. Un'interdizione che ha rischiato di indebolire la banca - non ha mancato di rimarcare Geronzi con i suoi - e «far mangiare la preda ferita dai pesci più grandi».
«Con Bazoli avevamo preso un caffé prima dell'interdizione, ma non avevamo parlato né di piani industriali né di fusioni» così Geronzi ricostruisce i contatti con il presidente di Banca Intesa con il quale tiene a sottolineare di avere sempre ottimi rapporti. Poi il provvedimento della magistratura e la minaccia incombente del lancio di un'Opa, bloccata a inizio marzo dal blitz di Arpe che aveva frapposto ai ventilati piani di conquista l'ostacolo delle partecipazioni incrociate, rilevando il 2% di Intesa. A fine aprile, tre giorni dopo il reintegro nella carica di Geronzi prosegue la ricostruzione, il presidente di Capitalia partecipò a una colazione in Banca d'Italia con Bazoli e il Governatore Mario Draghi, che però nel merito dell’ipotizzata aggregazione si risolse in un «nulla di fatto». Ora che l'allarme è cessato, perché alla fine Intesa ha deciso di convolare a nozze con il Sanpaolo-Imi, Geronzi ha voluto dare una sua interpretazione dei fatti. «Probabilmente – è la valutazione che gli è stata attribuita - l'interesse per un'aggregazione tra Intesa e Capitalia è da ricercare nei riflessi sugli assetti di Mediobanca, Generali e Rcs». Ma perché il presidente di Capitalia ha voluto rivangare il passato? Forse perché il capitolo che riguarda le partecipazioni "sensibili" non è chiuso?
Geronzi ha dunque sorpreso la platea rivelando particolari inediti. L'ultimo episodio risale a poche settimane fa, quando Rijkman Groenitk plenipotenziario di Abn-Amro in missione a Roma, ha proposto al suo interlocutore italiano la fusione tra le due banche. «Ho detto decisamente no - ha raccontato il presidente di Capitalia al suo staff - perché saremmo diventati solo una divisione retail», mentre invece Geronzi pretende che la banca resti «padrona del proprio destino». Evidentemente il banchiere olandese non se ne è avuto troppo a male, perché una settimana dopo l'incontro ha confermato ufficialmente la volontà di restare nel patto che vede Abn primo singolo azionista di Capitalia con il 7,7 per cento.
Ma Geronzi ha voluto alzare il velo anche su una vicenda che per mesi ha tenuto banco nelle cronache finanziarie, raccontando la sua versione, quella di chi si sentiva assediato. «Non c'era settimana in cui sulla stampa non si dicesse che il sabato successivo si sarebbe riunito il consiglio di Intesa per lanciare un'Opa su Capitalia», ha ricordato il presidente dell’istituto romano, spogliato della carica per due mesi cruciali dall'interdizione disposta dalla magistratura nell’ambito dell'inchiesta sul crac Parmalat. Un'interdizione che ha rischiato di indebolire la banca - non ha mancato di rimarcare Geronzi con i suoi - e «far mangiare la preda ferita dai pesci più grandi».
«Con Bazoli avevamo preso un caffé prima dell'interdizione, ma non avevamo parlato né di piani industriali né di fusioni» così Geronzi ricostruisce i contatti con il presidente di Banca Intesa con il quale tiene a sottolineare di avere sempre ottimi rapporti. Poi il provvedimento della magistratura e la minaccia incombente del lancio di un'Opa, bloccata a inizio marzo dal blitz di Arpe che aveva frapposto ai ventilati piani di conquista l'ostacolo delle partecipazioni incrociate, rilevando il 2% di Intesa. A fine aprile, tre giorni dopo il reintegro nella carica di Geronzi prosegue la ricostruzione, il presidente di Capitalia partecipò a una colazione in Banca d'Italia con Bazoli e il Governatore Mario Draghi, che però nel merito dell’ipotizzata aggregazione si risolse in un «nulla di fatto». Ora che l'allarme è cessato, perché alla fine Intesa ha deciso di convolare a nozze con il Sanpaolo-Imi, Geronzi ha voluto dare una sua interpretazione dei fatti. «Probabilmente – è la valutazione che gli è stata attribuita - l'interesse per un'aggregazione tra Intesa e Capitalia è da ricercare nei riflessi sugli assetti di Mediobanca, Generali e Rcs». Ma perché il presidente di Capitalia ha voluto rivangare il passato? Forse perché il capitolo che riguarda le partecipazioni "sensibili" non è chiuso?