Geronzi respinge ogni accusa
Il Sole 24 Ore
Calvi: "Siamo tranquilli" - La Guardia: "Abbiamo i riscontri di ciò che ha detto Tanzi sul banchiere"
PARMA - Con un interrogatorio lampo di una mezz'ora, al netto delle formalità burocratiche, il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, ha respinto gli addebiti che il giudice per le indagini preliminari Pietro Rogato gli aveva rivolto martedì con l'ordinanza temporanea d'interdizione da ogni carica societaria, ma senza mai entrare nel merito delle singole contestazioni. Accompagnato dai legali - Francesco Vassalli e il senatore Guido Calvi -, il banchiere è arrivato in Tribunale alle 10.30, dove oltre a Rogato era ad attenderlo il sostituto procuratore Vincenzo Picciotti. E già un'ora dopo era sulla via del ritorno a Roma. Geronzi è dunque rimasto fedele alla linea di difesa adottata durante il suo precedente interrogatorio a Parma, avvenuto in settembre nell'ambito dell'inchiesta Eurolat. Come in quella circostanza anche in questa ha rimarcato l'infondatezza dell'accusa, secondo cui da presidente avrebbe potuto servirsi liberamente della banca al di là di ogni regola di governo societario. Durante l'interrogatorio Geronzi ha chiesto scusa per quella frase - "sono stupito ed indignato" - indirizzata ai magistrati all'indomani della consegna del provvedimento. All'uscita del Tribunale, l'unico commento è venuto fuori dall'avvocato Calvi. Il quale ha dichiarato di non avere dubbi sulla fondatezza delle ragioni addotte dalla difesa. "Siamo tranquilli - ha sostenuto - che quando si discuterà del merito potremo avere tutte le soddisfazioni". Dopo l'interrogatorio, Picciotti ha avuto un breve colloquio con il procuratore capo, Gerardo La Guardia, che guida l'ufficio di Parma da appena nove mesi. La Guardia non si sottrae alle domande dei cronisti e spiega, con fare cortese e serafico, cosa lo ha indotto a firmare la richiesta di interdizione: "L'aver raggiunto le prove - dice - che Capitalia, con la sua condotta, ha evitato che il fallimento di Parmatour fosse dichiarato il 15 ottobre del 2002, quando la tesoreria dell'azienda non aveva più i soldi per pagare la biglietteria aerea. Fatto, questo, che ha ritardato il fallimento della Parmalat e lo ha aggravato di 3 miliardi di euro". La Guardia ha inoltre escluso che la Procura abbia ricevuto pressioni di sorta in questi mesi e ha ricordato come egli abbia ritenuto "doveroso uscire dal riserbo" dell'inchiesta "di fronte all'insinuazione che la misura interdittiva costituisse un'interferenza della magistratura sul riassetto del sistema bancario". La richiesta al gip "è stata da me firmata e vistata, incondizionatamente, il 21 gennaio - aggiunge -, ma era stata decisa a metà del dicembre 2005 e anche prima, quando ancora non c'era nessun discorso di risiko bancario". Quanto a Calisto Tanzi, che riveste il doppio ruolo di accusato e accusatore (l'ex imprenditore ha infatti chiamato in causa, pesantemente, Geronzi in un primo interrogatorio svoltosi a Parma proprio nel febbraio 2005), La Guardia sostiene che il cavaliere di Collecchio "ha detto tutta la verità; quello che ha riferito sul caso Geronzi ha trovato riscontri". Tra le motivazioni della richiesta d'interdizione, accanto al pericolo di reiterazione del reato, figurava anche la possibilità di inquinamento delle prove. Ma su questo il giudice ha evidentemente sorvolato. L'ipotesi di inquinamento potrebbe essere riconducibile alla vicenda delle cliniche di Ciarrapico (Quisisana, Villa Stuart, Sant'Elisabetta) parcheggiate nella società Europa Service nel 1999 per "rendere un favore a Banca di Roma", come aveva dichiarato a Picciotti nel febbraio 2005 Nicola Catelli, considerato uomo di collegamento tra Tanzi e Banca di Roma. Quest'ultima, tramite la Sanità Spa, era diventata proprietaria delle cliniche del discusso imprenditore romano. E, per evitare la svalutazione dei suoi crediti, aveva organizzato un portage con Europa Service, che aveva temporaneamente rilevato le società in liquidazione detentrici degli immobili delle cliniche e dei debiti. Nel frattempo la Procura di Parma prosegue le indagini sui vari tronconi che compongono l'inchiesta Parmalat (la pm Antonella Ioffredi ha ottenuto per questo una proroga di altri due mesi, fino a maggio, prima di essere trasferita al civile). L'udienza preliminare del troncone principale, relativo alla bancarotta, comincerà il 5 giugno nell'aula della Corte d'Assise di Parma e al suo interno potrebbe anche confluire l'inchiesta su Geronzi e Capitalia.