Geronzi vittima della maledizione del Corriere

Libero

Stop al riassetto di Mediobanca e alla fusione di Capitalia con Mediolanum

Ed ora sul mondo bancario è piombato il fulmine del tribunale di Parma. Quasi per fare dimenticare le porcherie commesse dall'Unipol di Giovanni Consorte e compagni. La decisione giudiziaria di sospendere per due mesi il presidente di Capitalia Cesare Geronzi dal suo incarico costituisce, di fatto, una interferenza enorme nella lotta fra banche italiane ed estere che si è scatenata dopo la caduta del governatore Antonio Fazio. Lo hanno spiegato il direttore Feltri e altre grandi firme di Libero. (...)
(...) Ora però la Corte d'Appello di Bologna deve stabilire se era fondata la decisione di sospensione di Geronzi.
A me non sembra che lo sia affatto. Geronzi attualmente non è amministratore delegato (a.d.), ma solo presidente di Capitalia. La possibilità che reiteri il reato di bancarotta fraudolenta, di cui è accusato, per questioni relative all'affaire Parmalat è quindi esclusa: non ne avrebbe i poteri. Questi, per le concessioni dei crediti e i rientri, sono dell'a.d.. E per la stessa ragione Geronzi non può inquinare le prove del processo in questione o di quelli da esso derivabili, nell'intrico dei gruppi Tanzi-Parmalat e Cirio-Cragnotti (e connesse figure politiche negli anni '90, di cui si è letto nelle cronache di allora). La gestione bancaria non è competenza del presidente, ma dell'a.d. E il magistrato non poteva sospendere l'a.d. attuale di Capitalia, il giovane Matteo Arpe, perché all'epoca dei fatti non aveva tale carica. Ma togliere di mezzo contemporaneamente Geronzi, con un atto giudiziario così debole nei fondamenti, ha conseguenze pesanti nel gioco bancario in corso.
Ed esse, oggettivamente, vanno a vantaggio dei poteri finanziari ed editoriali che stanno a Milano, fra Piazza Cuccia e Via Solferino: Mediobanca e Rizzoli Corriere della Sera. Poteri che vengono definiti forti, ma che sono in fase difensiva, in quanto al blasone non corrisponde il denaro. Attualmente è sul tappeto la proposta di fusione fra Banca Intesa e Capitalia, ossia una grande banca con epicentro a Milano ed un'altra con epicentro a Roma e in Sicilia. La prima ha 30 miliardi di euro di valore capitale, la seconda 14.
Il nuovo gruppo avrebbe una logica data la diversa densità geografica degli sportelli nella varie regioni italiane e la diversità dei clienti d'affari delle due banche.
Ci sono tre "ma". Il primo è l'esitazione di Crédit Agricole, socio al 17,8% di Intesa. Non vorrebbe ridurre la sua quota nel nuovo complesso, che automaticamente, con la fusione, scenderebbe attorno al 12 per cento.
Per evitarlo dovrebbe spendere 4 miliardi di euro, per ritornare al 17,8 nel capitale nella compagnia risultante dalla fusione. Ma le condizioni di Capitalia sono già sopravalutate di almeno il 10% rispetto ai valori di rendimento. Di qui il freno francese all'operazione.  L'altra difficoltà è che, come premio per il matrimonio Geronzi riceverebbe il posto di presidente di Mediobanca. Ciò in quanto al potere della quota di Capitalia in Mediobanca pari al 8,38 per cento si sommerebbe l'influenza di Intesa tramite il suo intreccio con Assicurazione Generali, in cui Mediobanca è grande azionista.
Ai vertici attuali di Mediobanca questo non piace, anche perché Geronzi è l'unico grande banchiere italiano non schierato con la sinistra. Inoltre, come ha scritto Libero negli ambienti Capitalia si ventilava anche una fusione con Mediobanca, in alternativa all'operazione con Intesa. E in Mediolanum c'è l'odiata Fininvest al 35 per cento. E sommando alla quota di Capitalia in Mediobanca quella che detiene Mediolanum (1,77) si arriva al 9,15 per cento. E Geronzi, di diritto, così diventerebbe presidente di Mediobanca.
Con Geronzi sospeso dalla carica ci sono tre conseguenze. Il titolo di Capitalia sale meno del previsto. Per i francesi perciò diventa più conveniente sborsare soldi per l'aumento di capitale nel caso di acquisto di Capitalia da parte di Intesa. Il loro freno all'operazione si allenta. Geronzi, impataccato da questa macchia, non potrà fare il presidente di Mediobanca. Cade un secondo ostacolo all'operazione di Intesa su Capitalia. E, infine, con Geronzi fuori gioco diventa improbabile l'operazione Mediolanum-Capitalia e si allentano le resistenze di questa a farsi prendere da Intesa. Se la Corte di Appello di Bologna confermerà  la decisione del giudice di Parma questo connubio diventerà molto probabile. Se l'annullerà, il risiko bancario farà un altro giro.