Geronzi: non ci sono novità, gli azionisti ascolteranno sempre ciò che dicono i vertici

Corriere della Sera

«Non ci sono novità. È sempre stato così. Gli azionisti poi fanno quello che dicono i manager. Decidono sentendo i manager»: Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, è secco ma non si sofferma troppo sull'argomento delle opa ostili

ROMA - «Non ci sono novità. È sempre stato così. Gli azionisti poi fanno quello che dicono i manager. Decidono sentendo i manager»: Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, è secco ma non si sofferma troppo sull'argomento delle opa ostili. Anche perché non ha ancora avuto modo di verificare le affermazioni fatte a Milano dall'amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera e sono i giornalisti a riferirgli, con ovvia rapidità, ciò che ha detto. Non vuole fare un «botta e risposta» Roma-Milano, fa sapere subito dopo. Soprattutto su una questione - il fatto che gli azionisti si fidano di quello che dicono i manager in carica - sulla quale secondo lui è difficile aver dubbi. Pure in tempo di risiko. In ogni caso, in questa fase a Geronzi interessa intervenire su altro. Nel «dibattito di politica economica» in particolare, in cui, dice, «è singolare il silenzio delle grandi banche». Il presidente di Capitalia partecipa alla presentazione del rapporto semestrale sulle banche elaborato dall'associazione nazionale per l'Enciclopedia della Banca e della Borsa. E coglie l'occasione per avanzare una proposta sulla riduzione del cuneo fiscale. Quella che il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa vorrebbe realizzare selettivamente. Un intervento non generalizzato, sostiene Geronzi, «creerebbe distorsioni nell'allocazione delle risorse e ingiustificate disparità perché i lavoratori dei settori discriminati pagherebbero parte della previdenza dei lavoratori dei settori favoriti». Un beneficio fiscale esteso a tutti i settori, aggiunge, «potrebbe invece avere positivi effetti indiretti». Da qui un messaggio al governo e un impegno: le banche, annuncia Geronzi, «potrebbero impegnarsi a trasferire i risparmi ottenuti dal taglio del cuneo fiscale sui prezzi dei servizi offerti alle famiglie e alle imprese, con un ulteriore beneficio per l'intera economia». Il presidente di Capitalia fornisce anche le cifre: una riduzione di cinque punti percentuali dei contributi sociali genererebbe un risparmio di circa 1,2 miliardi di euro per il sistema bancario italiano e potrebbe tradursi in una riduzione di oltre l'8% del costo dei servizi bancari. Insomma in cambio del beneficio contributivo Capitalia, e probabilmente con essa altre grandi banche, sarebbe pronta a far calare le spese per la tenuta del conto corrente o per i bonifici. Alla vigilia della designazione del nuovo presidente dell'Abi, Geronzi rilancia quindi il ruolo «politico» dei grandi istituti di credito, traino dell'intera categoria. Che oggi appunto sceglierà il sostituto di Maurizio Sella al vertice dell'associazione. Il candidato favorito, Corrado Faissola non rappresenta una grande banca ma è amministratore della Banca Lombarda di cui comunque Banca Intesa è azionista. Tra le grandi lo appoggerà probabilmente anche Capitalia, se non altro perché non vede con favore il concorrente, presidente della Popolare di Milano, Roberto Mazzotta. Le Banche Popolari «sono un'anomalia quando raggiungono dimensioni tali da non poter giustificare certi vantaggi normativi» dice Geronzi. Il quale, in generale, ripete: «Il consolidamento deve essere un'opportunità per una banca e non una costrizione».