Geronzi mezz'ora dal Gip: sono innocente

Corriere della Sera

Inchiesta Parmalat, il banchiere si è scusato per le parole pronunciate dopo l'interdizione

Il presidente di Capitalia Cesare Geronzi ha respinto ogni accusa nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip di Parma Pietro Rogato che martedì sera l'aveva interdetto dalle cariche direttive. «Non abbiamo dubbi sulla fondatezza delle nostre ragioni», ha commentato uno dei legali del banchiere, Guido Calvi. All'interrogatorio ha assistito anche il pm Vincenzo Picciotti che è l'autore dell'impianto di accusa fatto proprio dal gip nell'ordinanza di interdizione. Geronzi è indagato, nell'ambito di un filone dell'inchiesta sul crac Parmalat, per concorso in bancarotta fraudolenta e usura. Tutto ruota, secondo la Procura, intorno ai finanziamenti erogati dal gruppo Banca di Roma al «sistema Tanzi» (Parmalat-Parmatour-famiglia) che sarebbe stato tenuto in piedi artificiosamente aggravando così di tre miliardi di euro il crac. Geronzi con il gip Rogato non è entrato nel merito degli addebiti (l'operazione Ciappazzi, per esempio, o il lungo capitolo della holding del turismo) ma ha rilasciato una dichiarazione generale per illustrare il suo ruolo all'interno della banca negli ultimi dieci anni. E in tal modo ha voluto sottolineare quanto quel ruolo fosse lontano dalla struttura operativa che istruiva e decideva le singole operazioni. In linea con quanto dichiarato il 21 settembre scorso nell'unico interrogatorio in Procura a Parma: «Nessun funzionario della banca mi riferì mai durante i rapporti intrattenuti con Parmalat anche soltanto di dubbi in merito alla veridicità dei bilanci del gruppo». A un'obiezione del gip sul fatto che nel 2001 avrebbe chiamato Tanzi nel consiglio Bancaroma per proteggerlo, il banchiere ha risposto dicendo che «era uno degli imprenditori più stimati a livello internazionale» e che era anche nei cda della Comit, della Banca Agricola Mantovana e nel vertice di Confindustria. All'esordio il banchiere si era scusato con il Gip rispetto alle parole («stupito e indignato») affidate a una nota ufficiale mercoledì scorso dopo la notifica dell'interdizione. Al termine Geronzi ha dribblato i cronisti mentre l'avvocato Calvi, che è anche un parlamentare dei Ds, ha rimandato a «quando si discuterà del merito, dove potremo esporre le nostre ragioni e avere tutte le soddisfazioni che meritiamo; abbiamo già presentato appello». A questo punto saranno i giudici bolognesi a valutare se vi erano i presupposti per l'interdizione (cioè il pericolo di reiterazione del reato). Intanto a Parma si avvicinano nuove importantissime scadenze: la prossima settimana verrà depositato l'avviso di chiusura delle indagini su Eurolat, ovvero la vendita della Centrale del Latte di Roma da Cragnotti a Parmalat. Anche qui uno dei maggiori indagati (per concorso in bancarotta) è Geronzi. Il capo della Procura di Parma, Gerardo Laguardia, ha detto che anche il filone su Morgan Stanley «si chiuderà a giorni» mentre per quanto riguarda Bank of America, Citibank e Deutsche Bank «siamo a buon punto», questione di qualche settimana. E finalmente c'è una data anche per l'inizio del processo principale per la bancarotta Parmalat, cioè quello a Tanzi, Tonna e altri 62 indagati: il 5 giugno comincerà l'udienza preliminare. Ma le inchieste si sono moltiplicate nel tempo ed è di ieri la notizia che le figlie di Calisto, Francesca e Laura, sono state interrogate dai pm svizzeri nelle vesti di indagate per riciclaggio.