Geronzi frena la corsa alle fusioni

Il Sole 24Ore 21/06/2006

Il presidente di Capitalia: «Le aggregazioni bancarie devono essere un'opportunità, non una costrizione» Corrado Passera: «I manager non siano un ostacolo» - Masera all'attacco del modello super-popolari

«Le concentrazioni bancarie, cross-border o esclusivamente interne ai nostri confini sono questioni impegnative e di grande, in alcuni casi direi anche di scottante attualità». È la sua prima uscita pubblica dopo l'interdizione per la vicenda Parmalat che lo ha tenuto lontano dalla banca per tre mesi. Ma Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, rientra in campo partendo dalla partita più complessa, quella del risiko bancario. È provato, ma non ha perso la grinta. «Le aggregazioni devono essere un'opportunità, non una costrizione», tiene a bada i giornalisti che lo incalzano - a margine della presentazione a Roma del primo rapporto sulle banche dell'associazione per l’enciclopedia e banca e borsa (Assoneb) da lui presieduta - sulle ipotesi di matrimonio, anche con Banca Intesa.
Poco prima, a seicento chilometri di distanza, anche l'a.d. del gruppo milanese, Corrado Passera, presente a un convegno organizzato da Editori per la finanza, sta tornando sull'argomento, seppure in modo del tutto "teorico" e senz'allusione alcuna a episodi concreti, della resistenza alle offerte di acquisto. «L’ostilità del management non deve essere preclusiva per la volontà degli azionisti, certo i manager oggetto di un'Opa devono essere sentiti dai soci - dice -. C'è sempre stata la possibilità di Opa ostili, ma alla fine devono essere sempre gli azionisti ad accettare le proposte. Non mi entusiasma che manager e amministratori possano definire operazioni e bloccarle». Il "Passera pensiero" viene girato quasi in contemporanea dai giornalisti al sino allora ignaro Geronzi. «Nessuna novità - replica lui disinvolto - è sempre stato così». Ma poi chiosa: «Come è sempre avvenuto che gli azionisti ascolteranno quello che dice il management».
I segnali non sembrano preludere a matrimoni nazionali, per quanto questi possano essere di "scottante attualità". Anzi. L'ex numero uno del SanPaolo-Imi,  Rainer Masera, nel corso del dibattito sul rapporto Assoneb, dimostra di credere in percorsi ancora alternativi. «Ci sono anche i rischi da modello» sta dicendo Masera a proposito delle "variabili" che il sistema di controllo del rapporto credito/patrimonio creato da Basilea2 non in grado di controllare. Non è detto che il modello «aggregazione cross-border si riveli di successo alla prova del tempo. Così come non è detto che la «crescita di valore dei titoli arrivi solo dalle aggregazioni» spiega. «Bisogna accettare modelli diversi - dice Masera - non forzare soluzioni non omogenee». L'alternativa? «Ci sono esempi di crescita rilevante del business avvenuto in gruppi finanziari di media grandezza ottenute attraverso la ricerca di combinazioni diverse di business d'interno del medesimo conglomerato finanziario – è la conclusione del banchiere - e il caso della banca che ci ospita oggi (dunque Capitalia, ndr) è un caso di crescita stand-alone usando metodi alternativi per aumentare il valore». Anche il "Masera-pensiero" viene girato a Geronzi. Che replica senza esitazioni: «sono del tutto d'accordo con lui». Non è l'unico punto condiviso dai due banchieri. «Non è ammissibile che possa esistere una banca che si chiama "Popolare italiana"» chiosa l'ex numero uno del SanPaolo riferendosi alla Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani. Al presidente di Capitalia il compito di allargare l'analisi al sistema. Le banche popolari «sono un'anomalia quando raggiungono dimensioni tali da non poter giustificare certi vantaggi normativi» è la sua critica.
Il presidente di Capitalia ieri ha invitato le banche italiane a essere più presenti nel processo europeo di regolamentazione sul modello di vigilanza, sul quale ci sono spaccature tra le autorità sovranazionali. Altrimenti, è il monito, «il quadro che si va costruendo tenderà non a riequilibrare ma accentuare le fragilità del nostro sistema».
Oggi intanto si riunisce il cda della banca romana. Un incontro di routine, in cui il piatto forte è la relazione sui controlli interni, mentre non c’è evidenza sulla chiusura della cessione di Fineco assicurazioni. Tra gli assenti, perché da ieri agli arresti domiciliari Giampaolo Angelucci, numero uno della Tosinvest nonché consigliere del board e membro del patto di Capitalia. Della sua posizione il consiglio non si occuperà oggi, ma probabilmente nella prossima riunione di luglio. Dovrà essere recepita la sospensione dagli incarichi conseguente alle misure restrittive, ma questa non dovrebbe comportarne le dimissioni.