La difesa di Geronzi "In banca non decido io. Accuse inverosimili"

La Stampa

Un'ora dai giudici di Parma. Il legale: "Siamo tranquilli"

"Un conto è una società privata come ad esempio la Parmalat, e un conto è una banca. Nella sua azienda Tanzi faceva quello che voleva, in un istituto di credito invece le cose vanno diversamente: si tratta di strutture complesse, dove un singolo non può decidere in maniera definitiva per tutti". Per questo, secondo l'avvocato Guido Calvi, uno dei difensori del presidente di Capitalia Cesare Geronzi, la ricostruzione fatta dal Tribunale di Parma a proposito delle vicende Ciappazzi e Parmatour non è "verosimile". O più precisamente è "inverosimile la figura costruita" dal pm Vincenzo Picciotti nel provvedimento che mercoledì scorso ha portato alla sospensione del banchiere romano da ogni funzione direttiva.
Ieri mattina Geronzi, scortato da Calvi e dal professor Francesco Vassalli, si è presentato poco prima delle dieci e mezza in Procura. Mattina fredda e grigia, uffici praticamente deserti e solita ressa di cronisti e telecamere. Interrogatorio "di garanzia" di fronte al Gip Pietro Rogato, che nei giorni scorsi ha firmato le 195 pagine di  motivazioni che hanno "congelato" per due mesi il numero uno di Capitalia. Un atto dovuto. Incontro rapido, all'incirca un'ora, svolto all'insegna della serenità dopo il piccato botta e risposta di giovedì tra lo stesso Calvi e il procuratore Gerardo Laguardia sulla tempistica del provvedimento cautelare. All'indignazione espressa da Geronzi e dal suo legale il magistrato aveva risposto che la Procura avrebbe anche potuto chiedere l'arresto "se solo certi documenti fossero stati acquisiti prima". Ancora ieri Calvi ha definito quelle frasi pronunciate in tv "un errore" mentre Laguardia ai giornali locali ha ribadito che non c'è alcun nesso tra la richiesta del pm ed i rumors sul riassetto del Gruppo Capitalia, perché la richiesta risale a dicembre quando ancora queste voci "non erano all'ordine del giorno".
Una volta arrivati in Tribunale, però, è andato tutto liscio: lo ha confermato Calvi e lo ha ribadito Rogato nelle poche parole che si è lasciato sfuggire a fine mattinata. Geronzi dal canto suo ha parlato per circa mezz'ora, insistendo soprattutto su un fatto: lui all'interno della banca non ha poteri decisionali. Il che, a suo parere, farebbe cadere tutta l'impalcatura dell'accusa. La vicenda risale al 2002 e rappresenta un troncone della più vasta inchiesta sul crack Parmalat. Geronzi è accusato di concorso in bancarotta ed usura. Secondo i magistrati, il banchiere capitolino avrebbe obbligato Tanzi ad acquistare le acque Minerali Ciappazzi dal Gruppo Ciarrapico per 35 miliardi di lire ("quando ormai la società era decotta") in cambio di un finanziamento di 50 milioni di euro destinato al salvataggio della holding turistica di famiglia Parmatour. Con queste operazioni, fatte quando ormai era palese lo stato prefallimentare del gigante di Collecchio, da un lato Capitalia avrebbe di fatto procrastinato la dichiarazione di insolvenza del gruppo Parmalat e dall'altro avrebbe ulteriormente appesantito il suo fardello di debiti. Ovviamente Geronzi nega ogni addebito. I magistrati non la pensano allo stesso modo e citano altre richieste che lo vedono coinvolto, da quella di Brescia sul fallimento del gruppo Bagaglino all'indagine romana sul crack del Gruppo Cragnotti, sono arrivati ad ipotizzare il rischio di reiterazione del reato.
"Non abbiamo dubbi sulla fondatezza delle nostre ragioni" ha commentato ieri Calvi all'uscita del Tribunale mentre il suo assistito si infilava muto su un'auto. "Abbiamo fatto una precisazione complessiva in cui si è risposto in termini generali su tutto il provvedimento - ha spiegato il legale - Quando si discuterà nel merito siamo tranquilli di poter esporre le nostre ragioni e di avere tutte le soddisfazioni e le ragioni che meritiamo". Nessuna richiesta di revoca del provvedimento di sospensione però, ma solo un appello al magistrato: "Sia lui eventualmente a decidere".
I guai per il banchiere romano però non finiscono qui. Laguardia ha infatti annunciato che "la prossima settimana dovrebbe essere chiusa l'inchiesta Eurolat", che vede tra gli indagati lo stesso Geronzi e l'ex patron della Cirio Sergio Cragnotti. Contestualmente dovrebbe venire depositato anche l'avviso di conclusione indagini per il filone relativo a Morgan Stanley, Deutsche Bank e Citigroup.