Così si difende Cesare Geronzi

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I rapporti con Calisto Tanzi e Sergio Cragnotti, i finanziamenti e le operazioni tra Cirio e Parmalat: ecco le risposte del presidente di Capitalia. "Sono innocente, non ho mai fatto pressioni"

Ieri Cesare Geronzi, oltre a chiedere scusa al gip Pietro Rogato per i toni usati quando ha saputo del provvedimento di interdizione dagli uffici direttivi di Capitalia, ha sostanzialmente ripetuto quanto aveva detto nell'interrogatorio del 21 settembre. Ecco alcuni passaggi.

Cesare Geronzi chiarisce subito i suoi rapporti con Calisto Tanzi e con il gruppo Parmalat. Dice: "Conosco Tanzi da molto tempo, circa dai primi anni '90, quando ancora la Parmalat non era società quotata. Quando il Tanzi costituì il gruppo turistico io e lui già ci conoscevamo. La conoscenza iniziò in ambito professionale in quanto Parmalat era già cliente della Banca. La mia frequentazione con il Tanzi era esclusivamente legata a ragioni d'affari; ho sempre considerato Calisto Tanzi un uomo di grande valore tant'è che, in occasione della privatizzazione della Banca di Roma pensai a lui come possibile membro di amministrazione". I pubblici ministeri Antonella Ioffredi e Silvia Cavallari chiedono se ci furono anche ragioni di carattere politico ad avvicinarlo a Tanzi. Geronzi è categorico: "Lo escludo", risponde. "Ho letto sui giornali che Tanzi vi avrebbe riferito di un'intercessione in favore del professor Pellegrino Capaldo per la nomina a presidente della Cassa di Risparmio di Roma. Nego la circostanza per due motivi: innanzitutto perché, conoscendo il metodo di nomina, all'epoca era assolutamente impossibile che io avessi potuto effettuare una simile richiesta; il Governatore della Banca d'Italia all'epoca era Ciampi, persona alquanto rigida e assolutamente imparziale nella discussione in sede di Cicr (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, ndr) circa le nomine bancarie. Peraltro, il professor Capaldo era persona di tale levatura professionale e morale da non aver bisogno di alcun appoggio per la sua nomina". Geronzi dichiara che Parmalat e Tanzi si finanziavano prevalentemente con mezzi di terzi. Precisa: "Tanzi non aveva problemi per ottenere finanziamenti in quanto godeva di grande credito sia a livello nazionale che internazionale come imprenditore (...) Comunque nessun funzionario della banca mi riferì mai durante i rapporti intrattenuti con la Parmalat, anche soltanto di dubbi in merito alla veridicità dei bilanci di gruppo". Poi aggiunge: "Effettivamente nel 1997 chiesi al Tanzi di entrare nel consiglio di amministrazione di Banca di Roma. Tanzi non accettò in quanto già inserito in consigli di amministrazione di altre banche. Entrò nel cda di Capitalia su mia proposta nel 2000; l'iniziativa partì proprio da me e Tanzi è rimasto nel consiglio per circa due anni e mezzo.

RAPPORTI CON CRAGNOTTI
Geronzi spiega che anche con Cragnotti il rapporto professionale iniziò nei primi anni Novanta. "Il Cragnotti si presentò in banca. Nessuno me lo presentò come nessuno mi presentò Tanzi. Anche di Cragnotti io e tutta la banca avevamo grande stima. Non l'ho mai frequentato all'esterno della banca, salvo che si consideri una frequentazione il fatto che io abbia partecipato a qualche partita di calcio". Geronzi conferma che Banca di Roma era socia della Cragnotti & Partners insieme con altre banche italiane ed estere e precisa di non sapere nulla sulle modalità di acquisto della Cirio Bertolli da parte della Cragnotti & Partners né dell'ingresso in quest'ultima nella società ITC&P di Tanzi. "Non rientrava nelle mie competenze occuparmene", sostiene.

ACQUISIZIONE DI EUROLAT
I pm elencano a Geronzi le dichiarazioni di Fausto Tonna, ex numero due di Parmalat (coinvolto come Tanzi nello scandalo) e quelli di Gianfranco Zini, ex consulente legale di Parmalat, anche lui finito in carcere. Cominciano dall'interrogatorio del 6 gennaio del 2004, in cui l'ex direttore finanziario sostiene che Geronzi e Brambilla insistettero "affinché noi acquisissimo la divisione latte della Cirio". L'inventore della finanza creativa spiegò ai pm le ragioni di questa "pressione" in tre punti: "Primo: avevano necessità che Cirio vendesse e, con i proventi, riducesse le esposizioni della Banca di Roma verso la sua stessa società. Secondo, speravano con questo di salvare Cragnotti perché la banca aveva fornito molti finanziamenti alla Cirio senza le dovute garanzie. Terzo, fecero chiaramente capire che se noi non avessimo acquisito detta divisione della Cirio, i rapporti con Parmalat sarebbero diventati a rischio di rientro. All'epoca eravamo scoperti come gruppo Parmalat nei confronti del gruppo Banca di Roma, ora Capitalia, per non meno di 300-400 milioni di euro. Geronzi ci disse che la banca ci avrebbe anticipato il denaro necessario per l'operazione (...)". Gianfranco Zini nell'interrogatorio del 13 luglio 2005 aveva detto: "Ho incontrato Geronzi il giorno del closing del 7 luglio del 1999 presso la sede della Banca di Roma. In quell'occasione Geronzi parlò con Tonna e Tanzi e subito dopo si ritirò nel suo studio con questi ultimi, con Cragnotti e con Bianchini Riccardi".  
Prima di contestare le affermazioni di Tonna e di Zini, Geronzi precisa di non sapere di un primo incontro tra Banca di Roma, Cragnotti e Tanzi per discutere dell'eventuale fusione in Brasile di Parmalat e Cirio settore conserviero. "All'epoca in cui vennero iniziate le trattative relative al trasferimento della divisione latte Cirio a Parmalat, nel 1998-1999, nessuno dei due imprenditori, Cragnotti e Tanzi, poteva essere considerato non affidabile sotto il profilo del credito". Poi Geronzi contesta tutte le affermazioni di Fausto Tonna e spiega: "Con riferimento a Cirio, i finanziamenti sono stati adeguatamente garantiti fino a quando li abbiamo erogati. Contesto inoltre che la Banca di Roma avesse dei problemi con la Banca d'Italia in merito alla posizione Cirio-Cragnotti". Il presidente di Capitalia mette a verbale che le dichiarazioni di Tonna sono smentite dal fatto che, dopo la vendita  di Eurolat, è stata effettuata una visita ispettiva da parte della Banca d'Italia all'allora Banca di Roma, una visita che - dice - "non ha evidenziato alcuna problematica in ordine ai rapporti con il gruppo Cirio".
Geronzi ripete che in quel periodo la Cirio non era considerato un cliente a rischio e precisa che "al contrario di quanto dichiarato da Tonna era interesse della Parmalat acquisire la divisione latte di Cirio in quando avrebbe conseguito un obiettivo commerciale e industriale di grande rilievo, cioè si sarebbe garantita il controllo di una quota molto importante del latte fresco".
Geronzi cita una clausola della lettera d'intenti del 1998 in cui il Tanzi richiedeva l'esclusiva nella trattativa con Cragnotti. "Ciò dimostra che non c'è alcuna costrizione da parte nostra nei confronti di Tanzi. Aggiungo che all'epoca Tanzi godeva di un elevato merito creditizio pertanto non sta in piedi l'affermazione di Tonna secondo cui la Banca di Roma lo avrebbe minacciato di rientri". Il presidente di Capitalia dice di non ricordare di un finanziamento concesso dalla Banca di Roma al gruppo Cirio per il pagamento della prima rata del prezzo di acquisto della Centrale del latte di Roma.

IL PREZZO DI EUROLAT
Sulla determinazione del prezzo di vendita di Eurolat, Geronzi è categorico. Dice "non se ne è occupata la banca né tantomeno io, in quanto attiene alla libera determinazione delle parti contraenti. Personalmente, durante la trattativa non sono mai stato informato sul negoziato in corso". A questo punto i pm contestano le affermazioni di Zini che aveva parlato di una forte resistenza da parte di Banca di Roma "sulle condizioni indicate nel secondo e terzo atto integrativo con riferimento al pagamento da parte di Cirio di tutta una serie di poste commerciali come quella dei conferenti latte: in tal modo parte del prezzo veniva destinato a creditori diversi dalla banca stessa."
Geronzi spiega di non conoscere né l'avvocato Zini né il ruolo che ha svolto nell'operazione Eurolat, di non sapere nulla degli atti integrativi di cui l'ex legale Parmalat parla. "Non avendo partecipato ad alcuna negoziazione, non sono in grado di valutarli". Il presidente di Capitalia conferma quindi che l'opera svolta dalla Banca di Roma è "stata solo quella di fiduciaria delle parti e di collaborazione con le stesse parti per rendere più facile e spedito il negoziato".
Geronzi mette a verbale di non essere a conoscenza di un finanziamento a Cirio di 170 miliardi di lire "che mi dite essere poi stato utilizzato per finanziare Bombril che a sua volta ha estinto un debito verso Banca di Roma". Alla fine dell'interrogatorio Geronzi dice:" Non mi risulta che Capitalia sia interessata per convincere Tanzi ad acquistare il gruppo Cirio in prossimità del default".