Calvi: «Incomprensibile accanimento dell'accusa»

Il Messaggero

Il legale: «Misura illogica. Impugneremo subito il provvedimento»

MILANO - «L'interdizione nei confronti di Geronzi è una misura poco ragionevole che inquina la serenità del processo e mette in discussione alcuni principi di garanzia e difesa». Il senatore Guido Calvi, avvocato del banchiere romano sottolinea a Il Messaggero, l'accanimento accusatorio che, dice, «mi sembra eccessivo e allo stesso tempo incomprensibile». Il legale del Foro di Roma ha subito ricevuto da Geronzi il mandato di impugnare il provvedimento: «studieremo la situazione, non è un atto complesso. Impugneremo l'ordinanza e siamo certi che il Giudice d'Appello confermerà la totale infondatezza della richiesta degli inquirenti di Parma. In occasione della ormai prossima udienza preliminare, poi, non sarà difficile dimostrare che sono del tutto senza fondamento i fatti che sono oggetto di imputazione». Le contestazioni si riferiscono al lontano 2002, ma l'interdizione temporanea dalle funzioni direttive delle persone giuridiche e delle imprese è stata decisa dal Tribunale di Parma nei confronti del banchiere per il rischio di reiterazione del reato. Rischio che, secondo Calvi, non sussiste affatto: «È assurdo pensarlo, sono fatti che risalgono ormai a quattro anni fa, escludo che in questo caso possa sussistere il pericolo di inquinamento degli atti o reiterazione del reato. Circostanze che solitamente portano il giudice ad emettere ordinanze di questo tipo. Quelle mosse nei confronti di Geronzi sono contestazioni su fatti per i quali il banchiere è stato interrogato e l'istruttoria è ormai conclusa. Davvero non riesco a capire la logica di un provvedimento così severo. Se non, appunto, la rigidità assoluta dell'accusa peraltro anche in considerazione dell'assoluta modestia economica di quanto viene contestato: la vendita delle acque minerali Ciappazzi. Un filone minore rispetto alla voragine del dissesto della Parmalat e delle ben più gravi responsabilità di tutti gli altri indagati di questa vicenda». L'avvocato Calvi aveva chiesto al giudice di avere accordata una proroga di venti giorni «per rileggere le centinaia di migliaia di carte del processo e redigere una memoria». Ma il giudice, alla cui discrezionalità è rimessa la scelta di concedere o meno quel tempo, ha respinto la richiesta. «Non ci ha dato la possibilità di argomentare i motivi per i quali chiediamo l'archiviazione del processo», conclude Calvi.