Bazoli-Geronzi, prove d'intesa

Il sole 24 ore

L'incontro a Milano tra i due banchieri. Sul tappeto anche il nuovo vertice Abi: le candidature di Mazzotta e Faissola

Il timore che il recente sbarco delle banche estere in Italia diventi una vera e propria invasione. La sensazione, che la nuova Banca d'Italia di Mario Draghi non farà niente per fermarla. E la conseguente necessità di aggregazioni tra banche italiane e di un nuovo vertice dell'Abi che sia forte e difenda l'industria italiana del risparmio. Avranno parlato solo di questo ieri mattina a Milano, in un incontro riservato, Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli? O come si ipotizzava ieri in serata, si è invece trattato di una prima presa di contatto al massimo livello per verificare la fattibilità di un'aggregazione tra Banca Intesa e Capitalia?
Se dell'incontro non si è avuto alcuna conferma ufficiale, sulle ipotesi di un'aggregazione tra le due banche, rivelate ieri dall'agenzia Radiocor-Il Sole 24 Ore, ieri sera circolava grande freddezza (soprattutto in ambienti romani). Segno che l'incontro non ha avuto esito positivo. Si vedrà nelle prossime settimane se le discussioni riprenderanno o se si sono arenate per sempre sullo scoglio delle diverse valutazioni industriali, di governance e sulle conseguenze per gli assetti di Mediobanca.
Dopo le ipotesi Intesa-Mps e Intesa-Sanpaolo, vagliate in un recente passato anche se ieri sono state smentite dallo stesso Bazoli, anche il dossier Capitalia non sembra fare passi avanti. È evidente che tra le grandi banche, Intesa è quella più attiva nel tentare di individuare un'aggregazione che le consenta un salto dimensionale. Anche perché ha l'azionista estero più ingombrante tra quelli presenti da anni in Italia. Con quasi il 20% del capitale, i francesi del Credit Agricole scalpitano per crescere. E hanno qualche problema d'immagine in Francia dove ha molto colpito il successo del blitz italiano dei rivali di Bnp Paribas.
La pressione delle banche estere rappresenta un timore crescente per molti banchieri italiani. Se ufficialmente tutti danno il benvenuto all'arrivo degli stranieri, nel mondo finanziario italiano è invece diffusa una forte preoccupazione che ad Abn Amro (AntonVeneta), e Bnp Paribas (Bnl) possano aggiungersi presto nuovi colossi europei. Anche perché i quattro mesi che mancano all'insediamento del nuovo Governo, dopo la scadenza elettorale di aprile, rappresentano una fase di «vacatio» di poteri che facilita nuove incursioni di gruppi bancari esteri. In altri momenti, alla difesa del sistema bancario avrebbe provveduto il Governatore della Banca d'Italia. Ma con l'uscita di scena del «sistemista» Antonio Fazio e l'arrivo del «mercatista» Mario Draghi, Bankitalia non farà più discriminazioni tra banche italiane e straniere. E sarà interessante vedere che atteggiamento terrà Via Nazionale davanti alla prima Opa «ostile».
È anche alla luce di queste considerazioni che, all'interno del mondo bancario, sta maturando l'esigenza di dare maggiore spessore al vertice dell'Abi che finora ha fatto da «sponda» alla Banca d'Italia. Con un nuovo inquilino in Via Nazionale, il «sistema» — definizione che alcuni banchieri ora rifiutano — deve imparare a difendersi da solo. E per farlo serve un vertice autorevole, che difenda l'industria bancaria italiana.
Non è un caso che Bazoli in prima persona abbia deciso di far parte dei cinque saggi che sceglieranno il nuovo presidente e che di fatto governeranno l'associazione da qui a giugno. Il progetto di candidare Corrado Faissola (Banca Lombarda) alla presidenza dell'Abi nasce da Bazoli ed è condiviso da Enrico Salza (Sanpaolo). Altri, a partire da Alessandro Profumo (UniCredit), vedrebbero bene su quella poltrona Roberto Mazzotta (Bpm).
I giochi sono ancora tutti da fare e una voce in capitolo l'avranno anche quelle banche popolari che l'Unione Europea vorrebbe riformare.