Una partita a due per Mediobanca

Il Sole 24 Ore

La posta in palio è il governo di Mediobanca, ma le grandi manovre in corso hanno come obiettivo la definizione di nuovi equilibri nell'azionariato delle due principali partecipate: le Generali e Rcs Mediagroup, a cui fa capo il Corriere della Sera.

La posta in palio è il governo di Mediobanca, ma le grandi manovre in corso hanno come obiettivo la definizione di nuovi equilibri nell'azionariato delle due principali partecipate: le Generali e Rcs Mediagroup, a cui fa capo il Corriere della Sera. Sul fronte romano il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, lavora per essere l'ago della bilancia esclusivo in Mediobanca e punta su un fronte ampio tra gli azionisti che veda in lui il nuovo «passaggio a livello», come Enrico Cuccia definiva i crocevia chiave nel mondo dell’alta finanza e degli affari. Ma UniCredit non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro e lasciare campo libero. Almeno nel prossimo futuro. Altrettanto certo è che il titolo di piazzetta Cuccia sta attraversando, ormai da qualche mese, momenti di gloria, autorizzando ricostruzioni più o meno fantasiose e più di un sospetto. Dall'inizio di settembre la quotazione è passata da circa 10 euro ai quasi 12,4 euro segnati ieri. E anche le quantità scambiate rappresentano una conferma dell’interesse di mani forti: la media giornaliera dei volumi dell’ultimo mese ha superato la soglia dei 3 milioni, contro una media giornaliera a anno di circa 2 milioni. Il titolo Mediobanca è davvero in fibrillazione perché c'è chi intende modificare i rapporti di forza nell'azionariato? Oppure, più semplicemente, la quotazione ha ripreso slancio per altri motivi, come l'andamento eccellente del bilancio chiuso a fine ottobre e la ripresa dei corsi di Borsa delle Generali.
Fonti vicine all'istituto gettano acqua sul fuoco. Non ci sono segnali di rastrellamenti in corso, dicono, e aggiungono che il patto di sindacato è stato rinnovato con scadenza triennale nel giugno 2004. Poi fanno notare che l'impennata dei volumi scambiati negli ultimi mesi è  relativa. Tanto che la media giornaliera dei titoli comprati e venduti nel 2003 supera di poco i 2.3 milioni, contro una media 2004 di circa 2 milioni dì titoli nonostante la crescita registrata nell’ultima parte dell’anno. Nonostante ciò l’analisi dei rapporti di forza nell'azionariato risulta di notevole interesse alla luce delle alleanze  che sono nate o si sono consolidate negli ultimi tempi. Il dato più eclatante è il peso sempre maggiore di Geronzi. I numeri parlano chiaro. Capitalia, insieme agli alleati di antica data e a quelli acquisiti più recentemente, arriva a sfiorare un terzo del capitale. Inoltre, un altro 16% circa risulta sterilizzato in quanto fa capo alla Consortium (a sua volta partecipata dalla stessa Capitalia, da UniCredit e altri grandi azionisti di Mediobanca), alla Finpriv (che è controllata da azionisti privati, sempre soci di Mediobanca) e alle Generali. Più esattamente Geronzi può contare sull'8,54% di Capitalia, sul 3.25% della Fondiaria-Sai di Salvatore Ligresti (che ha posizioni di forza perché controlla partecipazioni di rilievo in diverse società cassaforte come quella del gruppo Pesenti e di Marco Tronchetti Provera), sul 3.62% di Pirelli-Telecom Italia (l'alleanza con Tronchetti Provera ha come assi portanti la presenza dell'imprenditore nel sindacato Capitalia e il ruolo determinante avuto da Geronzi nella fusione Telecom-Tim) e sul 12% circa del gruppo d'investitori guidato da Vincent Bolloré (tramite dell'intesa è Tarak Ben Ammar, ben conosciuto per i legami con il presidente del consiglio, SiIvio Berlusconi). Il restante 2% è meno scontato, ma ugualmente a portata di mano considerando le relazioni eccellenti di Geronzi con Luca Montezemolo (Fiat ha in portafoglio l'1.81% di Mediobanca) e con Diego Della Valle (0,50%).
Sul fronte opposto UniCredit schiera pacchetti di titoli più leggeri: il 7.79% controllato direttamente, pronto a essere riferimento per altri azionisti tra i quali spiccano il gruppo Pesenti (che vale il 2,35% di Mediobanca), Commerzbank (1.64%), le famiglie Cerutti (0.64%) e Pecci (0,50%). L'ultimo testa a testa tra Capitalia e UniCredit è stato in occasione dell'operazione Telecom, alla vigilia di Natale. Il vertice del gruppo bancario romano ha assunto la regia dell'Opa lanciata da Tronchetti Provera, mentre UniCredit ha sottolineato un certo distacco. Tutto è avvenuto senza scontri aperti né dichiarazioni di guerra. Ma la partita è aperta e prepara le prime verifiche, quelle attese per la tornata delle nomine alle prossime assemblee.