Geronzi: "Mi sento tranquillo Parmalat ha truffato le banche"
Il Giornale
Siamo parte lesa in un colossale raggiro. Ma dalla Procura di Brescia arrivano nuovi guai giudiziari
Si difende, propone la sua ricetta, si dichiara "sono tranquillo, energicamente e assolutamente tranquillo", ma le nubi giudiziarie continuano ad addensarsi su di lui. Cesare Geronzi, presidente di Capitalia era con il Gotha della finanza a Napoli. Amico intimo di Fazio, un passato prestigioso in Bankitalia, Geronzi ha risposto all'invito del Governatore e non si è sottratto ai cronisti. "Siamo in presenza di una situazione truffaldina, è la più grande truffa del sistema produttivo italiano: noi - ha affermato Geronzi - come tutte le banche siamo parte lesa e pronti a rivalerci nei luoghi e nelle sedi opportune". Capitalia è una delle banche più esposte verso Cirio e Parmalat e il presidente Geronzi è indagato a Roma per bancarotta fraudolenta preferenziale nell'ambito dell'inchiesta sul crac Cirio.
Banche e bond. Sul ruolo degli istituti di credito dopo il default, Geronzi si dichiara soddisfatto e dopo aver sottolineato che "dovrebbe essere compito dell'Abi" coordinare una risposta complessiva ha ribadito: "Le banche hanno dato una risposta utile al crac Parmalat. Io posso rispondere per Capitalia. La banca - continua Geronzi - quello che riteneva opportuno fare lo ha fatto, poi non posso rispondere per le altre. Nel complesso posso appunto dire che c'è stata una risposta utile". Riguardo alla solidarietà manifestatagli dal management di Capitalia, Geronzi ha detto: "Mi conforta". E, alla domanda se la solidarietà era un riconoscimento all'impegno di Geronzi per il gruppo, il numero uno dell'istituto capitolino, ha risposto: "Ci mancherebbe che non lo fosse". Sui controlli e la riforma del sistema di vigilanza Geronzi ha puntato i fari sulla Consob e sulle regole di emissione dei corporate bond: "Sarebbe auspicabile un rafforzamento dei poteri della Consob ed è possibile ipotizzare anche nuove regole per l'emissione delle obbligazioni". Geronzi ha confermato che il prossimo cda, previsto per lunedì prossimo, approverà il piano di ristoro economico per gli obbligazionisti, "ovviamente, nei termini" già illustrati. Quanto al rapporto tra banche ed imprese ed alla possibilità che sia rivisto, Geronzi ha affermato che "se ci sarà un intervento sarà di ordine legislativo e noi ci atterremo".
Crac Italcase. L'altra tegola giudiziaria su Geronzi è piovuta da Brescia: una richiesta di rinvio a giudizio per il crac del gruppo Italcase. Tra gli imputati, alcuni nomi di spicco della finanza italiana: Roberto Colaninno, Steno Marcegaglia e, appunto, Geronzi. A chiedere il processo è stato il pm Silvia Bonardi, ora tocca al giudice Lorenzo Benini decidere se mandare a processo Geronzi e altre 74 persone per il crac Italcase-Bertelli. L'inchiesta riguarda un fallimento da più di mille miliardi di vecchie lire del gruppo immobiliare creato da Mario Bertelli che aveva realizzato, tra l'altro, alcuni villaggi turistici nella zona di Porto Cervo in Sardegna. L'udienza riprenderà il 22 gennaio quando sono previsti gli interrogatori di tre persone che hanno chiesto di essere ascoltate. Per le banche, in particolare, l'accusa è di aver concesso finanziamenti al gruppo Bertelli quando la situazione era ormai compromessa. E questo, sempre secondo l'accusa, sarebbe avvenuto al fine di trasformare i crediti delle banche da chirografari in privilegiati. Colaninno e Marcegaglia sono coinvolti nell'inchiesta in qualità di consiglieri di amministrazione della Banca Agricola Mantovana (ora confluita nel gruppo Mps). Oltre all'istituto bancario mantovano, sono coinvolti gli interi cda dell'allora Banca di Roma e Banca Nazionale dell'Agricoltura. Di qui il coinvolgimento di Geronzi.
Banche e bond. Sul ruolo degli istituti di credito dopo il default, Geronzi si dichiara soddisfatto e dopo aver sottolineato che "dovrebbe essere compito dell'Abi" coordinare una risposta complessiva ha ribadito: "Le banche hanno dato una risposta utile al crac Parmalat. Io posso rispondere per Capitalia. La banca - continua Geronzi - quello che riteneva opportuno fare lo ha fatto, poi non posso rispondere per le altre. Nel complesso posso appunto dire che c'è stata una risposta utile". Riguardo alla solidarietà manifestatagli dal management di Capitalia, Geronzi ha detto: "Mi conforta". E, alla domanda se la solidarietà era un riconoscimento all'impegno di Geronzi per il gruppo, il numero uno dell'istituto capitolino, ha risposto: "Ci mancherebbe che non lo fosse". Sui controlli e la riforma del sistema di vigilanza Geronzi ha puntato i fari sulla Consob e sulle regole di emissione dei corporate bond: "Sarebbe auspicabile un rafforzamento dei poteri della Consob ed è possibile ipotizzare anche nuove regole per l'emissione delle obbligazioni". Geronzi ha confermato che il prossimo cda, previsto per lunedì prossimo, approverà il piano di ristoro economico per gli obbligazionisti, "ovviamente, nei termini" già illustrati. Quanto al rapporto tra banche ed imprese ed alla possibilità che sia rivisto, Geronzi ha affermato che "se ci sarà un intervento sarà di ordine legislativo e noi ci atterremo".
Crac Italcase. L'altra tegola giudiziaria su Geronzi è piovuta da Brescia: una richiesta di rinvio a giudizio per il crac del gruppo Italcase. Tra gli imputati, alcuni nomi di spicco della finanza italiana: Roberto Colaninno, Steno Marcegaglia e, appunto, Geronzi. A chiedere il processo è stato il pm Silvia Bonardi, ora tocca al giudice Lorenzo Benini decidere se mandare a processo Geronzi e altre 74 persone per il crac Italcase-Bertelli. L'inchiesta riguarda un fallimento da più di mille miliardi di vecchie lire del gruppo immobiliare creato da Mario Bertelli che aveva realizzato, tra l'altro, alcuni villaggi turistici nella zona di Porto Cervo in Sardegna. L'udienza riprenderà il 22 gennaio quando sono previsti gli interrogatori di tre persone che hanno chiesto di essere ascoltate. Per le banche, in particolare, l'accusa è di aver concesso finanziamenti al gruppo Bertelli quando la situazione era ormai compromessa. E questo, sempre secondo l'accusa, sarebbe avvenuto al fine di trasformare i crediti delle banche da chirografari in privilegiati. Colaninno e Marcegaglia sono coinvolti nell'inchiesta in qualità di consiglieri di amministrazione della Banca Agricola Mantovana (ora confluita nel gruppo Mps). Oltre all'istituto bancario mantovano, sono coinvolti gli interi cda dell'allora Banca di Roma e Banca Nazionale dell'Agricoltura. Di qui il coinvolgimento di Geronzi.