Geronzi, Authority «forti e dialoganti»
Il Sole 24 ore
Al Congresso di Agrigento il presidente di Capitalia rilancia il dibattito sul tema dei controlli
È la prima volta che al congresso annuale degli operatori (Aiaf, Assiom, Atic-Forex) l'ospite - in questo caso il gruppo Capitalia che nella Regione è presente in forze con il Banco di Sicilia — si produce in un'articolata relazione introduttiva. A calcare la scena, il presidente Cesare Geronzi, che nel suo intervento si è soffermato a lungo sul tema delle regole e il ruolo delle Autorità di vigilanza. «Non credo esistano soluzioni semplici e univoche a un problema complesso come quello del controllo dei mercati e degli intermediari finanziari — ha sottolineato il presidente di Capitalia — Osservo che il nuovo contesto richiede autorità "forti", indipendenti, in grado di dialogare e operare in maniera coordinata».
Un intervento che si inserisce direttamente nel dibattito in corso sulla riforma delle Authority e che spezza una lancia a favore di un coordinamento tra autorità diverse, «aspetto ben più rilevante — secondo Geronzi — per la funzionalità dei controlli e della vigilanza, di qualsiasi soluzione, più o meno semplicistica, relativa agli assetti». Per concludere con una presa di posizione netta, che sembra rafforzare l'asse con il Governatore della Banca d'Italia: «Se si è ampliato il terreno di gioco e si sono attenuate le regole, dobbiamo essere consapevoli che la funzione degli "arbitri" è divenuta ancora più essenziale».
Secondo Geronzi se le economie si sono rivelate in grado di meglio assorbire gli shock imprevisti e se questa capacità, come sostengono alcune tesi, è da ricollegare in larga misura alla finanza e all'innovazione finanziaria, non di meno occorre riconoscere che il processo di riequilibrio dei rischi — tra banche, fondi pensione, compagnie di assicurazione e altri intermediari — evidenziatosi come trend sui mercati, «è stato favorito dall'evoluzione delle regole, ha richiesto il ruolo vigile delle Autorità ed è stato reso possibile dalla capacità degli intermediari di padroneggiare le forze dell'innovazione finanziaria e di gestire il rischio in un contesto di crescente competizione».
Il presidente di Capitalia ha però ricordato che non sempre e in tutti i Paesi l'evoluzione delle regole è stata coerente con la crescente complessità delle attività imprenditoriali e con l'articolazione dei mercati finanziari. «La presenza di imprese più integrate e diversificate, insieme alla disponibilità di strumenti e tecniche finanziarie innovative e sofisticate, ha prodotto zone d'ombra e aree
di opacità sui risultati e i profili di rischio delle gestioni aziendali — osserva infatti Geronzi - In casi di rilievo è emersa l'incongruenza - di alcune regole di bilancio, l'insufficienza delle strutture di corporate governance, la sottovalutazione dei conflitti d'interesse nella delicata funzione della revisione contabile».
Se generalmente si ritiene che questo sia un problema degli Stati Uniti e che Paesi come l'Italia siano invece più tutelati a questo riguardo, l'opinione di Geronzi è che questo è dovuto in buona parte al fatto che i nostri sistemi finanziari sono meno avanzati sulla strada della sofisticazione e che quindi sia opportuno seguire l'evoluzione della situazione negli Usa, perchè da lì potrebbero derivare «indicazioni preziose, in grado di prevenire futuri problemi».
Un intervento che si inserisce direttamente nel dibattito in corso sulla riforma delle Authority e che spezza una lancia a favore di un coordinamento tra autorità diverse, «aspetto ben più rilevante — secondo Geronzi — per la funzionalità dei controlli e della vigilanza, di qualsiasi soluzione, più o meno semplicistica, relativa agli assetti». Per concludere con una presa di posizione netta, che sembra rafforzare l'asse con il Governatore della Banca d'Italia: «Se si è ampliato il terreno di gioco e si sono attenuate le regole, dobbiamo essere consapevoli che la funzione degli "arbitri" è divenuta ancora più essenziale».
Secondo Geronzi se le economie si sono rivelate in grado di meglio assorbire gli shock imprevisti e se questa capacità, come sostengono alcune tesi, è da ricollegare in larga misura alla finanza e all'innovazione finanziaria, non di meno occorre riconoscere che il processo di riequilibrio dei rischi — tra banche, fondi pensione, compagnie di assicurazione e altri intermediari — evidenziatosi come trend sui mercati, «è stato favorito dall'evoluzione delle regole, ha richiesto il ruolo vigile delle Autorità ed è stato reso possibile dalla capacità degli intermediari di padroneggiare le forze dell'innovazione finanziaria e di gestire il rischio in un contesto di crescente competizione».
Il presidente di Capitalia ha però ricordato che non sempre e in tutti i Paesi l'evoluzione delle regole è stata coerente con la crescente complessità delle attività imprenditoriali e con l'articolazione dei mercati finanziari. «La presenza di imprese più integrate e diversificate, insieme alla disponibilità di strumenti e tecniche finanziarie innovative e sofisticate, ha prodotto zone d'ombra e aree
di opacità sui risultati e i profili di rischio delle gestioni aziendali — osserva infatti Geronzi - In casi di rilievo è emersa l'incongruenza - di alcune regole di bilancio, l'insufficienza delle strutture di corporate governance, la sottovalutazione dei conflitti d'interesse nella delicata funzione della revisione contabile».
Se generalmente si ritiene che questo sia un problema degli Stati Uniti e che Paesi come l'Italia siano invece più tutelati a questo riguardo, l'opinione di Geronzi è che questo è dovuto in buona parte al fatto che i nostri sistemi finanziari sono meno avanzati sulla strada della sofisticazione e che quindi sia opportuno seguire l'evoluzione della situazione negli Usa, perchè da lì potrebbero derivare «indicazioni preziose, in grado di prevenire futuri problemi».