Geronzi fa pulizie
Milano Finanza
Il gruppo vede l'utile nel 2003. Il 6,6% della banca rimane per ora a Toro. Il 3,47% di Generali acquistato con mezzi propri
Archiviato un bilancio 2002 con massicce e straordinarie pulizie nei conti, Capitalia si appresta a tornare in utile. Solo un dato; nel 2002 rettifiche e accantonamenti sono stati di 2,33 miliardi di euro (+51% rispetto al 2001), un valore quasi pari alla capitalizzazione di borsa dell'istituto (2,4 miliardi). Il riflesso nei conti è stato inevitabile. L'istituto presieduto da Cesare Geronzi ha rispettato gli obiettivi del piano industriale 2003-2005, ma il bilancio 2002 del gruppo guidato dall'a.d, Giorgio Brambilla si è chiuso in rosso per 287 milioni contro il passivo di 353 milioni del 2001. Mentre il margine di intermediazione è cresciuto del 4,3% a 5,106 miliardi (nel solo quarto trimestre è salito del 32,8%).
Ma l'inversione di tendenza dovrebbe arrivare presto. Matteo Arpe, direttore generale, ha promesso, presentando i dati 2002 alla comunità finanziaria,«il ritorno all'utile per Capitalia già da quest'anno». Archiviata la questione conti, gli occhi del mercato sono ora puntati sul destino della quota del 6,6% di Capitalia detenuta da Toro (compagnia che Fiat ha venduto recentemente al gruppo De Agostini) e sul 3,47% di Generali acquistato dall'istituto capitolino nella battaglia su Mediobanca capitanata da Unicredito.
Sul primo fronte, non sembra che Capitalia sia intenzionata a esercitare l'opzione di scegliere l'acquirente del 6,6%, come prevedono gli accordi siglati con Toro. A questo proposito Arpe ha sottolineato che «non c'è nessuna intenzione ad oggi di far vendere il 6,6% in mano a Toro, abbiamo comunque un paio di mesi per decidere. I rapporti con De Agostini sono molto buoni. Oltre a questa questione, discuteremo con loro anche l'accordo industriale sulla bancassicurazione». Capitalia e Toro hanno infatti siglato una lettera d'intenti, valida fino al 25 luglio, per integrare le attività assicurative vita. Sull'altro fronte caldo, quello del Leone alato, Arpe ha rivelato che il valore di carico unitario è di circa 21,7 euro e l'acquisto non è stato effettuato col debito, come qualcuno ha ipotizzato, ma «con i nostri mezzi e l'operazione non distoglie risorse dalla nostra attività caratteristica». Non solo. Capitalia potrebbe in futuro ridurre la sua quota in Generali come ha già ipotizzato l'amministratore delegato di Unicredito, Alessandro Profumo, per il suo 3,5% circa. Ma non esistono opzioni put. «La partecipazione in Generali è un investimento patrimoniale e ha funzione di presidio
di un altro investimento a forte contenuto patrimoniale (Mediobanca, ndr)», ha concluso Arpe.
Ma l'inversione di tendenza dovrebbe arrivare presto. Matteo Arpe, direttore generale, ha promesso, presentando i dati 2002 alla comunità finanziaria,«il ritorno all'utile per Capitalia già da quest'anno». Archiviata la questione conti, gli occhi del mercato sono ora puntati sul destino della quota del 6,6% di Capitalia detenuta da Toro (compagnia che Fiat ha venduto recentemente al gruppo De Agostini) e sul 3,47% di Generali acquistato dall'istituto capitolino nella battaglia su Mediobanca capitanata da Unicredito.
Sul primo fronte, non sembra che Capitalia sia intenzionata a esercitare l'opzione di scegliere l'acquirente del 6,6%, come prevedono gli accordi siglati con Toro. A questo proposito Arpe ha sottolineato che «non c'è nessuna intenzione ad oggi di far vendere il 6,6% in mano a Toro, abbiamo comunque un paio di mesi per decidere. I rapporti con De Agostini sono molto buoni. Oltre a questa questione, discuteremo con loro anche l'accordo industriale sulla bancassicurazione». Capitalia e Toro hanno infatti siglato una lettera d'intenti, valida fino al 25 luglio, per integrare le attività assicurative vita. Sull'altro fronte caldo, quello del Leone alato, Arpe ha rivelato che il valore di carico unitario è di circa 21,7 euro e l'acquisto non è stato effettuato col debito, come qualcuno ha ipotizzato, ma «con i nostri mezzi e l'operazione non distoglie risorse dalla nostra attività caratteristica». Non solo. Capitalia potrebbe in futuro ridurre la sua quota in Generali come ha già ipotizzato l'amministratore delegato di Unicredito, Alessandro Profumo, per il suo 3,5% circa. Ma non esistono opzioni put. «La partecipazione in Generali è un investimento patrimoniale e ha funzione di presidio
di un altro investimento a forte contenuto patrimoniale (Mediobanca, ndr)», ha concluso Arpe.