Fazio al fianco di Geronzi: «Ha un ottimo management»
NAZIONE - Carlino - GIORNO
Ma le dimissioni di Salvatori fanno paura a Piazza Affari: il titolo perde il 2,6% e torna ai minimi
MILANO — «Banca di Roma ha un eccellente direttore generale, un presidente che ha fatto il banchiere per moltissimi anni e soprattutto ha una struttura direzionale molto forte». Con questo commento scandito ieri da Basilea, il Governatore Antonio Fazio è accorso personalmente in veste di pompiere per circoscrivere l'incendio che divampa su Banca di Roma dopo il traumatico abbandono dell'amministratore delegato Carlo Salvatori. La pubblica testimonianza di fiducia del Governatore nel presidente Cesare Geronzi e nei suoi uomini non è riuscita però ad arrestare lo sgretolamento del titolo in Borsa, ancora colpito da vendite insistenti e dai timori degli investitori sul futuro dell'istituto. Dopo un avvio pesante in calo di oltre il 3%, Banca Roma a fine seduta ha archiviato una perdita del 2,6% , appena un soffio sopra i 4 euro che rappresenta il minimo dell'anno. Un intervento, dunque, giustificato squello del Governatore di fronte ad una possibile crisi dei mercati (una banca d'affari come Ubs Warburg ha declassato il rating di Banca Roma fissando un target price a 3,5 euro). Quindi Fazio preferisce ricondurre le dimissioni di Salvatori alla motivazione ufficiale, quella dei «motivi personali». Nell'abbandono del top manager, Fazio vede «una componente personale molto forte, almeno così ha dichiarato. Se così non fosse sarebbe qualcosa di scorretto. Siccome lo ritengo una persona corretta credo che sia la verità». Una verità che però non persuade analisti e investitori. Convinti che Carlo Salvatori sia saltato proprio nel tentativo di mettere ordine nella gestione e nei conti della Banca. Tre mesi fa il presidente dell'olandese Abn Amro aveva giudicato «insoddisfacente un Roe del 5%» mentre anche dall'ultimo bilancio dell'istituto capitolino emergono 13 mila miliardi di crediti inesigibili, fra sofferenze e partite incagliate. E questo dopo che la Banca aveva già realizzato tre operazioni di cartolarizzazione di crediti per oltre 6 mila miliardi. Una situazione che evidentemente esige una cura drastica per la quale appunto era stato individuato un manager come Carlo Salvatori, banchiere di lungo corso e abilissimo costruttore di sinergie (ha firmato l'aggregazione di Banca Intesa). Ma Salvatori si è trovato ben presto in contrasto con il presidente CesareGeronzi sulle scelte più importanti. Un paio di riunioni burrascose e un sostanziale isolamento lo hanno convinto a gettare la spugna.