Presentazione libro "Enrico Cuccia, Relazioni di Bilancio Mediobanca 1947-1982"

La lettura delle trentacinque Relazioni introduttive al bilancio di Mediobanca scritte da Enrico Cuccia tra il 1947 e il 1981, generalmente nel mese di agosto, stante la chiusura contabile dell'esercizio al 30 giugno che ne richiedeva e richiede tuttora l'approvazione nel mese di settembre, è ancora oggi di grande attualità.
Innanzitutto il linguaggio, lo stile: asciutto, conciso, diretto, senza ''timori reverenziali'' nei confronti dello Stato o della concorrenza, facilmente accessibile anche ai ''non addetti''. Quindi il contenuto, sempre strettamente aderente al lavoro della banca, privo di introduzioni e riferimenti generali che non trovino un diretto riscontro con l'operatività dell'Istituto.
L'indiscussa protagonista delle Relazioni è l'impresa. Il paradigma è costante: dall'analisi delle risultanze contabili e delle manifestazioni finanziarie, la ricerca delle origini gestionali, delle connessioni con l'economia reale per trarre indicazioni operative e prescrittive. E così la lettura delle Relazioni riflette soprattutto la storia imprenditoriale del Paese. Sin dalla prima, quella del 1947, si affronta quello che sarà un leit-motiv: la preoccupazione per l'elevato indebitamento delle imprese e la necessità di una stringente disciplina finanziaria. L'analisi del ciclo scorte-crediti v/clienti è svolta nel 1948 mentre nel 1951, attraverso la costituzione della controllata Progredi, si sottolinea la necessità di procedere ad appropriati studi tecnici, economici, organizzativi per l'esame dei nuovi investimenti industriali. Il ruolo trainante dei finanziamenti all'esportazione è affrontato nel 1952 insieme, di nuovo, alle cautele da adottare in materia di nuovi investimenti e credito a medio/lungo termine. A partire dagli anni '60 l'analisi degli andamenti aziendali si basa sui dati cumulativi di un campione di imprese che tuttora Mediobanca alimenta ed analizza in una delle sue pubblicazioni di maggior interesse. Attraverso questi dati si assiste allo sviluppo del sistema imprenditoriale italiano negli anni '60 (con un pressocchè costante focus su investimenti, flussi di esportazione/autofinanziamento) e, con preoccupazione crescente, alla parabola degli anni '70. Sin dal 1969 si segnala un ''quadro pieno di tensioni e di interrogativi'': seguirono l'aumento dei tassi di interesse, la riduzione della redditività delle imprese (anni 1971/72 e seguenti), i primi riferimenti alle ore perse per agitazioni sindacali e al costo del personale, la rarefazione del capitale di rischio (1972), l'inflazione accompagnata da ''fatti recessivi e dall'aumento del tasso di disoccupazione'' analizzata con la consueta lucidità a partire dal 1973. Tutti i nodi di quegli anni vengono messi in evidenza con chiarezza individuando, senza titubanze, responsabilità e conseguenze: tempestivamente, nella seconda metà degli anni '70, vengono segnalate le necessità di ricapitalizzazione delle imprese industriali con conseguente intervento del sistema bancario e si svolgono ulteriori considerazioni, particolarmente attuali, in materia di rapporto banca/impresa che vedremo tra poco.
Insieme alla ''storia'' dell'impresa italiana troviamo numerosi spunti anticipatori in materia di mercato finanziario e trasparenza. Sin dal 1949 si auspica una maggiore diffusione dei titoli azionari e nel 1950 Mediobanca ritiene, alla luce della ''funzione di vaglio insita nei consorzi di assunzione e di collocamento, di portare a conoscenza dei sottoscrittori gli elementi fondamentali della situazione patrimoniale delle imprese emittenti, e ciò nonostante che si sia trattato dei maggiori e più noti complessi industriali italiani''. Segue, nel 1957, il richiamo ad un avanzamento in materia di prospetto di emissione, adeguandosi - pur in assenza di obblighi normativi - agli schemi dei Paesi più progrediti. Ancora di straordinaria attualità il richiamo del 1960 alla ''necessità della difesa del risparmio, di un'adeguata conoscenza e di una meditata scelta degli investimenti, al quale le banche possono dare un'attiva e assidua cooperazione''.
La costante tendenza verso una equilibrata disciplina finanziaria non si limita però all'impresa e al mercato finanziario, anche l'attività bancaria (1973) richiede un'armonica composizione di raccolta/impieghi, mezzi propri e fondi rischi mentre, nel 1975, si sottolinea che ''Mediobanca continuerà nel suo indirizzo di valutare, senza pregiudizi e senza estranee influenze, l'esistenza e i requisiti indispensabili per la concessione dei crediti a medio-lungo termine''. E naturalmente il rapporto banca/impresa, di attualità a fine anni '70, come del resto oggi, in funzione dei programmi di ricapitalizzazione delle imprese in crisi sostenuti prevalentemente dal sistema bancario. Esemplare la lettura della Relazione 1977: ''Gli interventi debbono essere volontari, condizionati e temporanei''. ''Le imprese industriali non debbono controllare le banche, nè queste ultime le prime''. Un'ulteriore visione anticipatoria sul rapporto banca/impresa la cogliamo nel 1979: ''L'immagine dell'imprenditore-capitalista è diventata sempre più sbiadita, mentre sono andate vieppiù estendendosi le funzioni di quadri manageriali''. ''A uno spirito imprenditoriale in eclissi si è mano a mano sostituito un professionalismo non sempre all'altezza dei propri compiti''. Oggi come allora: ''Il sistema bancario è posto di fronte a compiti di cui esso non può farsi carico, se non con estrema riflessione e cautela''. Straordinariamente anticipatori appaiono ancora due spunti degli anni '50: nel 1953 si auspica l'apertura del mercato mobiliare a iniziative che non facciano capo alle grandi imprese mentre, a partire dal 1957, con una qualche regolarità, viene dedicata attenzione al settore delle medie aziende.
La riservatezza sulle operazioni con la clientela che caratterizzava l'attività di Mediobanca non consentiva quasi mai il richiamo in bilancio di vicende specifiche; pochi cenni, sin dai primi anni '50, testimoniano tuttavia lo straordinario tasso di innovazione che ha caratterizzato l'attività di Mediobanca.
Trascurando le costanti novità introdotte nel campo degli strumenti finanziari, ecco una breve rassegna.  1951: costituzione della già citata Progredi per consulenza nel campo economico e organizzativo.  1952: costituzione, insieme a tre primari gruppi italiani, della Compass, ancora oggi leader nel credito al consumo.  1954, venture capital ante litteram: costituzione della Ossicat per lo sviluppo in Italia, in seguito ad accordi con un gruppo estero, di un nuovo ritrovato ossicatalitico. 1955: costituzione di Intersomer e ''avvio di un vasto programma inteso a agevolare lo sviluppo delle attività mercantili italiane, con organizzazioni in Italia e all'estero''.
1959: partecipazione ad una banca di sviluppo in Iran con partner statunitensi. 1962: accordo con la Vnestorghbank di Mosca per lo sviluppo delle nostre esportazioni senza che tale accordo ''pesasse in alcun modo sulle finanze dello Stato italiano''.  1963: nascono Reconta nel campo della revisione contabile e Sirme, attiva nelle ricerche di mercato attraverso un'ampia rete di intervistatori operanti in tutta Italia.  1964, private equity ante litteram: tra le partecipazioni non quotate quote di minoranza di Costruzioni Meccaniche F.B.M. e Loro & Parisini che si aggiungono alle precedenti Mondadori e Autostrada Torino-Milano destinate alla quotazione.  1966, primi salvataggi: gruppo di intervento promosso da Mediobanca per la Olivetti; assunzione del 20% degli Esercizi Tessili Italiani, ''promossa da Mediobanca, per assicurare una rapida ripresa del Cotonificio Valle di Susa caduto in dissesto''.  1969: acquisto di importanti pacchetti azionari La Rinascente per assicurare alla stessa ''il mantenimento di una stabile base azionaria''.
Un punto a parte merita il rapporto con lo Stato. Si comincia subito dal primo esercizio lamentando il predominante intervento statale nei finanziamenti a medio-lungo termine e lo sfavorevole regime fiscale di Mediobanca rispetto alla concorrenza. Mentre sul piano fiscale gli accenni sono prevalentemente negativi in quanto penalizzanti per Mediobanca (vedi anche la deducibilità dei fondi rischi nel 1973), il giudizio sull'attività di governo non è mai preconcetto bensì esercitato caso per caso. Sin dal 1948 si richiama la positiva funzione che il credito a medio termine può svolgere nel finanziamento delle opere pubbliche; nel 1959 vi è un chiaro riferimento alla necessità di una sempre più stretta collaborazione tra la finanza pubblica e quella privata come strumento di propulsione economica. Il giudizio, a partire dai primi anni '50 sulle agevolazioni ai finanziamenti export è costantemente positivo, quello sulle agevolazioni agli investimenti assai più cauto, spesso negativo. A partire dagli anni '70 poi il giudizio ''politico'' diviene generalmente negativo di fronte all'affiorare e al crescere dei mali che affliggeranno per molto tempo il Paese: inflazione, relazioni sindacali, crescita della spesa pubblica, protezioni pubbliche, Stato assistenziale, burocrazia amministrativa.
Un ultimo cenno ai ricordi, personali e toccanti, in occasione della loro scomparsa, di Raffaele Mattioli nel 1973 e di Adolfo Tino nel 1978 che oggi possiamo rileggere insieme alle parole con cui Vincenzo Maranghi ha ricordato la figura di Enrico Cuccia, a tre mesi dalla sua scomparsa, nella riunione del Patto di Sindacato tenuto in Mediobanca nel settembre 2000.