Geronzi: "Le banche italiane hanno poco da imparare" di Mario Salvatorelli

Risparmio Oggi -Rivista Bimestrale della Banca di Roma - Maggio Giugno 1989

Per il direttore della Cassa di Roma l'obiettivo della fusione con il Banco di S. Spirito è una struttura per affrontare meglio i problemi della concorrenza

L'operazione che porterà alla fusione tra Cassa di Risparmio di Roma e Banco di Santo Spirito ha dominato il panorama finanziario italiano in questa primavera. La concentrazione del capitale, mediante cessione da parte dell'Iri alla Cassa del 51 per cento delle azioni del Banco, è stata firmata in aprile. Un mese dopo la concentrazione operativa, con la nomina del Direttore Generale della Cassa, dottor Cesare Geronzi, nell'incarico anche di amministratore delegato del Banco. Abbiamo chiesto, pertanto, al dottor Geronzi, che cortesemente ha acconsentito, un'intervista sul significato e gli sviluppo prevedibili di questo "matrimonio" tra la Cassa di Risparmio di Roma e il Banco di Santo Spirito. Eccola.
D. La prima è d'obbligo: perchè questa fusione? Il Governatore Carlo A. Ciampi, nelle sue "Considerazioni finali" all'assemblea della Banca d'Italia del 31 maggio scorso, ha detto, tra l'altro: "La ricerca di strutture aziendali che permettano agli enti creditizi italiani di meglio confrontarsi con quelli degli altri paesi, ha serrato i tempi del proprio corso. La sollecitazione espressa è stata accolta: stanno prendendo corpo iniziative importanti..." Si riconosce, dottor Geronzi, in queste parole?
R. Risponderei senz'altro che sì, ci riconosciamo nelle parole del Governatore. Al fondo dell'operazione che stiamo conducendo c'è proprio la ricerca d'individuare una struttura capace di meglio affrontare i problemi della concorrenza, i quali, già difficili oggi, più difficili diverranno nel corso dei prossimi anni. Sollecitazioni in questo senso al sistema bancario sono, peraltro una costante del dottor Ciampi, al quale sta molto a cuore la ristrutturazione patrimoniale e territoriale del settore bancario. Penso che egli sarebbe molto lieto se, al momento dell'apertura delle frontiere, il sistema bancario italiano fosse riuscito a riposizionarsi, come suol dirsi, sull'intero territorio nazionale.
D. Nel 1988 la raccolta della Cassa di Risparmio di Roma e quella del Banco di S. Spirito hanno superato complessivamente i 28 mila miliardi di lire, un totale che porrebbe il "nuovo" Istituto di credito al 6° posto in Italia. Si può dire così, oppure bisognerà continuare a considerarli "corpi separati"?
R. Resteranno "corpi separati" ancora per 18 mesi circa, il periodo cioè che intercorre tra la data della firma del contratto di acquisto da parte della Cassa di Risparmio del 51 per cento del capitale del Banco e il momento in cui la fusione sarà giuridicamente definita. E' chiaro che noi c'impegneremo a fondo perchè la scadenza sia rispettata, anzi, si  avvicini nel tempo. A partire da quel momento si potrà parlare di un Istituto unico, di un corpo unico, certamente non separato.
D. Nei mesi scorsi ho letto sui muri di Roma manifesti preoccupati dei dipendenti del Banco. Le preoccupazioni erano e sono fondate?
R. Non credo che ci debbano essere preoccupazioni da parte del personale. Noi abbiamo già assunto impegni, se vuole di tipo contrattuale, nel momento in cui abbiamo acquisito nel Banco la partecipazione di cui sopra, perchè sia  rispettato non il livello dell'occupazione, ma l'occupazione degli attuali dipendenti. Così sarà. D'altra parte noi stiamo lavorando intorno a una ristrutturazione aziendale in un contesto di sviluppo, quindi la banca non si ferma mentre si ristruttura, ma ha l'ambizione di crescere.
D. Insieme, le due aziende avrebbero il 30-35 per cento della raccolta di risparmio dei romani. Questo significa un'assoluta posizione dominante nella Capitale. E, nel resto del Paese è in vista una ripartizione geografica dei compiti: il Banco verso Sud, la Cassa verso Nord, o viceversa?
R. E' vero che la nuova banca che nascerà dalla concentrazione dei due istituti controllerà il 35 per cento della raccolta del Lazio e il 20-25 per cento circa degli impieghi economici nella Regione. Questo assicura certamente, come lei osserva, una posizione dominante, senza nulla togliere alle capacità concorrenziali del mercato. Quanto alla seconda parte della domanda, non credo sia facile definire il futuro della nuova banca. Ci sarà un unico istituto, come dicevo prima, quindi non ci sarà separazione di compiti. Ci sarà una distribuzione geografico-territoriale degli sportelli, che terrà conto delle esigenze di sviluppo del Mezzogiorno, ma senza dimenticare che occorre completare l'azione penetrativa nel Nord del Paese.
D. Nel suo intervento all'Assemblea di Bankitalia il 31 maggio scorso, il presidente dell'Acri, dottor Roberto Mazzotta, ha detto di considerare una "strategia debole" il disegno di integrazione a livello territoriale regionale. Questo perchè, a suo giudizio, "tale dimensione territoriale non ha, se non casualmente, ottimalità economica, ed è errato ritenere che sommando debolezze possa risultare qualche effetto di forza". Tale non è il caso della fusione Cassa di Risparmio di Roma-Banco di Santo Spirito, che sono due forze, ma, ragionando quasi per assurdo, è possibile scaturire qualche effetto di debolezza?
R. Mi spiace dissentire dal dottor Mazzotta, ma credo che questa sua possa definirsi un'osservazione abbastanza superficiale del fenomeno al quale si sta assistendo. D'altra parte, quando si parla di concentrazione, di solito non si tratta di concentrazioni tra deboli, ma si tratta di concentrazioni tra aziende che debbono sviluppare sinergie ed economie di scala. Si tratta, in definitiva, di ristrutturazioni industriali, e non di mere sommatorie di valori di raccolta e di impieghi. In particolare, nel caso che c'interessa, la fusione tra Cassa di Risparmio e Santo Spirito vuole ottenere, attraverso una modalità giuridica, quando hanno ottenuto nel corso degli anni istituti che si chiamano Cariplo, appunto, San Paolo di Torino, Monte dei Paschi, Banco di Napoli, i quali, partendo da un forte radicamento regionale, che è stata la loro forza, hanno potuto poi espandersi su tutto il territorio nazionale e all'estero.
D. Il Presidente dell'Associazione tra le Casse di Risparmio Italiane ha detto anche che, "quando si vuole incrementare la quota di mercato allargando la diffusione territoriale, anzichè accrescendo i volumi di sportello, più difficilmente si conseguono reali economie di scala". E' d'accordo con questa affermazione, che in un certo senso, appare un pò in contraddizione con la "strategia debole" di cui sopra?
R. A me pare che queste affermazioni siano in contraddizione con altre precedentemente espresse dal dott. Mazzotta. Proprio lui infatti ebbe a dire che la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde è destinata a trasformarsi in Cassa di Risparmio delle Province Italiane, immaginando evidentemente una ulteriore espansione territoriale.
D. Ha detto proprio così?
R. Ripeto, penso che egli pensasse a una diffusione territoriale, non a un crescendo di volumi, ma ha detto così.
D. Quale importanza ha il parabancario attualmente nei due istituti e quale potrà avere domani?
R. Guardi, il parabancario è in notevole sviluppo nella Cassa. Attualmente essa detiene partecipazioni di controllo nei settori del leasing, del factoring, del brokeraggio assicurativo, dell'EDP (electronic data processing), dell'immobiliare. Di recente ha acquisito la partecipazione di controllo della Cominvest, una società che al suo interno ha commissionaria di Borsa, società finanziaria, società fiduciaria, società di brokeraggio nelle commodities. Come vede, un panorama molto vasto nel parabancario che, molto probabilmente, ridurrà alla costituzione di una holding che dovrà assumere il compito della sua complessa gestione.
D. Che cosa pensa dei moniti e degli inviti del Governatore Ciampi e della Guardia di Finanza al sistema del credito per un'attività anti-crimine, nel campo del denaro "sporco"?
R. Sono moniti e inviti bene accettati, se mi consente una risposta molto semplice, e credo che la collaborazione degli istituti di credito sia un atto dovuto. Ma, mi si consenta anche di dire che non è con il controllo dei versamenti da 10 milioni che si possono risolvere i problemi da lui evocati.
D. In un recente convegno di banchieri e bancari, un oratore ha detto che c'era il pericolo di vedere negli anni Novanta, in un'occasione del genere, tedeschi sul palco degli oratori e in platea italiani con in capo le cuffie per la traduzione simultanea. Da parte mia replicai che avrebbe anche potuto accadere il contrario. Lei cosa ne pensa?
R. Non condivido i pessimismi di coloro i quali immaginano chissà quale tracollo del sistema bancario di fronte alle grandi capacità delle banche estere. Con tutto il rispetto per queste ultime, non credo che il sistema bancario italiano abbia molto da imparare da esse. Consenta a una persona che forse conosce qualcosa del mondo bancario estero di essere assolutamente ottimista a questo riguardo.