Assolti in appello Geronzi Colaninno e Marcegaglia

Il Riformista

Tre anni dopo la sentenza di primo grado per il crac del gruppo Italcase-Bagaglino, la Corte d'Appello del tribunale di Brescia ha assolto in secondo grado coloro che sedevano ai vertici delle tre banche coinvolte, della Banca Nazionale dell'Agricoltura, della Banca di Roma e della Banca agricola mantovana

Tre anni dopo la sentenza di primo grado per il crac del gruppo Italcase-Bagaglino, la Corte d'Appello del tribunale di Brescia ha assolto in secondo grado coloro che sedevano ai vertici delle tre banche coinvolte, della Banca Nazionale dell'Agricoltura, della Banca di Roma e della Banca agricola mantovana, la Bam. Tra loro, sono stati assolti l'attuale presidente di Mediobanca Cesare Geronzi, il presidente della nuova Alitalia, e azionista di riferimento di Imssi, Roberto Colaninno, Steno Marcegaglia e Divo Gronchi che nel processo di primo grado erano stati condannati per bancarotta preferenziale: Colaninno e Marcegaglia a scontare quattro anni e un mese, Geronzi e Gronchi un anno e otto mesi.
Il coinvolgimento del presidente di Mediobanca nel crac Italcase "era una cosa assurda. Ma per fortuna questa volta c'è qualcuno che ragiona", così ha commentato la sentenza il difensore di Cesare Geronzi, Francesco Vassalli. Mentre Cesare Zaccone, legale di Colaninno, osserva che "era chiaro fin dall'inizio che amministratori senza delega non dovevano rispondere di quei fatti. La corte lo ha riconosciuto".
Assolti anche Pietro Lonati (ex consiglio di amministrazione della Banca agricola mantovana) e Ivano Sacchetti (ex vicepresidente di Unipol). Delle sessanta condanne emesse in primo grado ne sono state confermate solo tredici, agli amministratori del gruppo immobiliare bresciano e al fondatore - e maggiore azionista - Mario Bertelli (condannato a otto anni e quindici giorni).
Negli anni Novanta il gruppo Italcase-Bagaglino era uno dei più affermati marchi del settore turistico immobiliare italiano, proprietario di alberghi, villaggi vacanze e case in multiproprietà in località turistiche come Madonna di Campiglio, Stintino in Sardegna e Venezia. Fallì nel Duemila, con le sue diciannove società. Fu uno dei grandi crac italiani, con un passivo di oltre un miliardo di vecchie lire (più di 500 milioni di euro). Il processo di primo grado si era concluso nel dicembre 2006 con condanne ai cinquantanove imputati per oltre duecento anni complessivi. L'accusa sosteneva che le bnache nel 1998 imposero una ristrutturazione alla società ormai decotta e con un destino già segnato e, secondo la sentenza di primo grado, non ebbero un comportamento limpido. Il processo di appello è iniziato lo scorso novembre e il pubblico ministero Silvia Bonardi aveva chiesto per tutti la conferma della sentenza di primo grado. Sentenza che invece è stata ribaltata: i consiglieri delle banche sono stati assolti dall'accusa di bancarotta preferenziale "perchè il fatto non sussiste" e da quella di bancarotta semplice "per non aver commesso il fatto".

Silvia Bernasconi