Mediobanca cambia il patto. Geronzi verso la presidenza

Il Corriere della Sera

Diminuisce il peso degli azionisti bancari dopo la fusione Unicredit-Capitalia, crescono gli industriali

MILANO — Mediobanca cambia il patto: minor peso alle banche dopo la fusione fra Unicredito e Capitalia mentre crescono i soci industriali; la natura dell'accordo parasociale diventa più di «blocco» e meno di indirizzo; il testo accoglie la nuova governance dualistica e viene ripulito di alcune parti ormai obsolete. La diversa geografia dell'azionariato si rifletterà nelle designazioni per il consiglio di sorveglianza. Il tema è ancora oggetto di discussione: non tutto sarebbe stato deciso ieri nel corso del direttivo del patto che si è riunito per due ore. Il dossier resterà aperto nel weekend e la lista dei candidati sarà pronta per lunedì mattina, quando si terrà una pre-riunione e poi l'assemblea dei grandi soci.
La geografia del patto resterà invariata ma si va verso un equilibrio differente. Il gruppo A, le banche, ha espresso finora 8 dei 20 consiglieri, 6 dei quali indicati da Unicredit e Capitalia. Con il nuovo patto e post-fusione nel board di sorveglianza, che avrà 21 componenti, Unicredit dovrebbe esprimerne 4 compreso il presidente, Cesare Geronzi, che assumerà la carica dal primo luglio (anche se ieri non se ne sarebbe parlato: lo hanno detto Marco Tronchetti Provera e Tark Ben Ammar dopo il direttivo), mentre altri due saranno indicati da Mediolanum e Commerz. Oltre ad Alessandro Profumo, Dieter Rampl e Geronzi resterebbe qualche indecisione tenendo conto, per Capitalia, del fatto che Berardino Libonati sarà vicepresidente di Unicredit e potrebbe valere l'incompatibilità. In questo caso dovrebbe rimanere Fabrizio Palenzona. Gli altri (Ennio Doris e  Eric Strutz) resterebbero invariati. Non ci dovrebbero essere poi variazioni nel gruppo e nei soci esteri: i loro rappresentanti resteranno 4 (Vincent Bolloré, Tarak Ben Ammar, Jean Azema e Antoine Bernheim).
Crescerebbe invece il peso del gruppo B, i soci industriali, che dovrebbero salire da 7 a 8. Fra loro non ci sarà Gianluigi Gabetti: la Fiat è uscita dal patto; per il gruppo Pesenti verrebbe confermato Carlo; è possibile poi che restino Roberto Colaninno (pur non socio) e Gilberto Benetton, prima Telecom (ora fuori dal patto) ma il cui gruppo potrebbe entrare nell'accordo parasociale con il ricollocamento della quota Unicredito (8,6%). A questo elenco (che comprenderà Tronchetti Provera) si dovrebbero aggiungere i tre sindaci attuali, designati dai singoli gruppi. Infine nella definizione della «squadra» finale è possibile che, all'interno della ripartizione in gruppi, due componenti vengano nominati dalle minoranze, che per presentare una lista dovranno disporre dell'1% del capitale (con questa quota c'è esempio Fininvest).