Geronzi: su fusioni non accetto lezioni da nessuno

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Capitalia conferma cda

Nel giorno della sua conferma nel consiglio di amministrazione di Capitalia, a Cesare Geronzi è toccato il ruolo di difensore d’ufficio dei vertici dell'istituto. L'accusa, lanciata da un azionista nel corso dell'assemblea, è stata in sintesi quella di aver spinto la banca romana al ruolo di Cenerentola del sistema creditizio italiano, tagliandosi volontariamente fuori dal risiko di questi mesi. Unicredit, secondo il socio, è l'esempio da seguire.
Capitalia sulle aggregazioni «non prende lezioni da nessuno», ha risposto Geronzi. Il presidente dell’istituto di via Minghetti ha poi rivendicato il ruolo svolto dal gruppo nel processo di consolidamento del sistema, fin dal lontano 1988, quando la Cassa di Risparmio di Roma faceva la sua prima fusione. «il processo di aggregazione del sistema bancario porta un nome solo, quello della Cassa di Rispamio di Roma, che per prima nel 1988 si pose la domanda di come affrontare i problemi di un mercato che si stava aprendo verso una dimensione internazionale. Poi ci fu la fusione con il banco di Roma. Unicredito allora neanche sapeva cosa fossero le fusioni, impegnato com’era in altre priorità» ha detto Geronzi.
Ieri l'assemblea degli azionisti ha votato il nuovo consiglio di amministrazione per il prossimo triennio, il cui numero è stato elevato a 20 membri. La lista dei nuovi consiglieri, presentata da Vittorio Ripa di  Meane (presidente del Patto di sindacato) prevede due nuovi ingessi, Paolo Cuccia e Paolo Savona, mentre risultano confermati oltre a Geronzi,  Matteo Arpe, Gabriel Marino, Alberto Rossetti, Walter Vezzosi, Massimo Pini, Salvatore Mancuso, Emesto Monti, Pierluigi Toti, Carlo Saggio, Pasquale Cannatelli, Carlo Colaiacovo, Roberto Colaninno, Alfio Marchini, Paolo Fresco, Paolo Mariotti, Silvio Bianchi Martini e Ahmed Menesi. Il nuovo cda, che sarà chiamato ad affrontare uno dei momenti più vitali del sistema creditizio del paese, si riunirà lunedì prossimo per la distribuzione delle cariche. Geronzi, a margine dell'assemblea, ha anche risposto ai cronisti che gli chiedevano la sua posizione circa la conferma del presidente di Generali «Bernheim sta bene dove sta».
Anche Carlo Fratta Pasini, presidente della Bpvn, ha dovuto difendere le scelte della sua Banca per il mancato matrimonio con Cattolica. Gli industriali veronesi guidati da Gianluca Rana e dalla Confcommercio locale, hanno chiesto di riaprire il dossier sulla fusione tra la banca e Cattolica ma in un'intervista al quotidiano locale L'Arena, Fratta Pasini è stato molto esplicito circa l’opportunità di una riapertura della trattativa: «Nessuna difficoltà tecnico-finanziaria è mai stata insormontabile e se le parti condividono gli obiettivi dell'operazione e le strategie di lungo periodo; viceversa se gli obiettivi non sono condivisi, sono diversi, o in taluni casi opposti qualsivoglia ostacolo può diventare insormontabile».