Geronzi, ora Mediobanca è stabile

Milano Finanza

Due riunioni per ridisegnare i vertici dell'istituto. Ben Ammar si candida a entrare nel cda. Il titolo di piazzetta Cuccia perde l'1,3%. Due i motivi, il minor appeal speculativo e il timore di nuova carta

"Noi gradualmente ridurremo la nostra quota come previsto dall'accordo nel rispetto della scelta fatta di portare all'interno di Mediobanca un insieme di banche che possano concorrere ad allargare la platea della clientela di  Mediobanca". Parola di Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, che ieri ha tracciato così il futuro della nuova Mediobanca, dopo l'accordo dei soci sul patto di sindacato e l'uscita dell' a.d. Vincenzo Maranghi. Da Geronzi è arrivata così la conferma che la quota in piazzetta Cuccia resta strategica. «Mediobanca ha svolto un ruolo straordinario», ha proseguito Geronzi, «oggi il tempo è cambiato e la diversità si pone anche nelle modalità di gestione e questo credo che sia garantito dalla soluzione alla quale hanno partecipato tutti, compreso Maranghi». Nel commentare l'accordo su piazzetta Cuccia, il numero uno del gruppo romano ha detto che l'intesa «ricostruisce un sistema di relazioni amichevoli volte a preservare la stabilità del sistema finanziario e bancario italiano. L'accordo in pratica consente a Mediobanca di restare «un elemento centrale nel nostro paese per l'attività di banca d'affari». In questo senso i nuovi manager scelti per guidare piazzetta Cuccia, il nuovo presidente con deleghe Gabriele Galateri di Genola in testa, saranno «in grado di conservare tradizione, efficienza e capacità che sono poi la caratteristica che ha contraddistinto Mediobanca nel tempo». Geronzi ha anche aggiunto che non vi sono conflitti di interesse dell'azionista Capitalia in Mediobanca e ha rivelato il progetto per la creazione di un superadvisory board per Mediobanca. «Non ci sono conflitti di interesse», ha detto Geronzi, «tanto più che nelle intenzioni c'è anche uno sviluppo ulteriore». Quella del nuovo organismo di controllo è una soluzione «che consente di eliminare anche le supposizioni di conflitto di interessi che esistono, più che per le banche, per gli imprenditori che sono al tempo stesso azionisti di Mediobanca ma anche partecipati nel capitale e clienti di Mediobanca».
Soddisfazione anche da Marco Tronchetti Provera, numero uno del gruppo Telecom: «L'accordo, in cui Maranghi ha avuto un ruolo determinante, garantisce il rilancio dell'istituto e la sua autonomia ». Geronzi ha infine escluso ulteriori aggregazioni per Capitalia, dopo le indiscrezioni che indicavano la possibilità di un mega polo bancario con Bnl e Mps.
Prende corpo la nuova Mediobanca. Il primo appuntamento e fissato per lunedì pomeriggio, quando il cda di Mediobanca prenderà atto delle dimissioni dell'a.d. Vincenzo Maranghi e del presidente Francesco Cingano e coopterà, oltre a Gabriele Galateri di Genola, che sarà nominato presidente con deleghe operative, anche Vincent Bolloré. Dopo di che ci sarà una nuova riunione, che servirà a far posto a due rappresentanti dei soci d'Oltralpe, per la cui candidatura si è già messo a disposizione il consulente di Bolloré, Tarale Ben Ammar. Solo allora la nuova Mediobanca di Galateri sarà pronta per partire.
Sono infatti due i cda di Mediobanca in programma entro fine mese con  l'obiettivo di ridisegnare la stanza dei bottoni di piazzetta Cuccia. «Bernheim è già in consiglio, Bolloré entrerà lunedì, poi in una successiva riunione del cda, nel giro di 15 giorni, si dimetteranno due consiglieri attuali e al loro posto entreranno due rappresentanti dei soci francesi», ha spiegato ieri Ben Ammar. Lo stesso ha poi aggiunto di esser pronto a entrare nel cda di piazzetta Cuccia «per gli interessi della parte francese». Accanto a lui, con ogni probabilità entrerà un  rappresentante di Groupama, che farà ingresso nel patto con il 3%.
La risposta di piazza Affari. Ma a piazza Affari il dopo Maranghi è già scattato: il titolo di piazzetta Cuccia ha registrato un calo dell'1,3%. I motivi? Il venir meno dell'appeal speculativo. Ma c'è poi un altro motivo che ha contribuito ieri, al -1,3% segnato dalle azioni. Che ne faranno i francesi del 10% del capitale Mediobanca che non apporteranno al patto di sindacato? Alcuni operatori hanno ipotizzato la possibilità che una fetta di quei titoli vengano riversati sul mercato.