Presentazione del volume “Il Mosaico di Tel Aviv”

Gentili Signore, Signori,
sono particolarmente lieto di porgere a tutti i convenuti il saluto e il benvenuto della Banca di Roma che oggi ospita la presentazione di un prestigioso volume dedicato all’opera “Il mosaico di Tel Aviv” realizzata dal maestro Enzo Cucchi.

Un primo caloroso ringraziamento va, naturalmente, all’Autore di quest’opera splendida e “luminosa” che oggi arricchisce non solo il Museum of Art e la città di Tel Aviv, ma in qualche misura, come ogni vera opera d’arte, arricchisce noi tutti.

Insieme a Cucchi – che oggi ci onora con la Sua presenza – voglio ringraziare i promotori di questa presentazione; la signora Pazner, rappresentante del Museum of Art di Tel Aviv in Europa; il Prof. Omer Mordechai, Direttore dello stesso Museo; l’illustre critico d’arte Ludovico Pratesi.

Quest’opera deve sicuramente molto al fattivo entusiasmo della Signora Pazner e alla competente passione del Direttore del Museo di Tel Aviv. Il risultato finale credo che offra ad entrambi più di un motivo di legittimo orgoglio.

Motivi di soddisfazione ne ricava anche la Banca di Roma che ah ritenuto di favorire al realizzazione dell’opera e di promuovere la pubblicazione del volume che oggi presentiamo. Un volume che descrive e illustra gli intendimenti del grande Mosaico realizzato e ne ricerca, con grande dovizia di immagini e riflessioni, i segni e le “radici” profonde nel complesso itinerario artistico di Cucchi.

Che dire di più e di meglio di quanto non facciano le forme e i colori illustrati nel volume? Lasciatemi cogliere qualche spunto – dei più immediati fra i tanti che quest’opera sollecita – per proporre alcune “vicinanze” che crediamo di trovare, fra questo Mosaico e i valori, la cultura a cui cerchiamo di ispirare la nostra attività.

A mio avviso è un’opera colma di “Mediterraneo”. Lo è nel materiale usato, nelle forme, nei colori, nella natura, nei simboli. Direi quasi negli odori (mare, pioggia) e nei sapori (arancia) che evoca. Del “Mediterraneo” si coglie soprattutto una positiva, forte, tensione all’integrazione; integrazione di idee, di culture, di civiltà. Un’integrazione che può e deve essere “armonica” – come scrive nelle note lo stesso Cucchi – per generare fertilità e progresso.

Lo storico Braudel, nella introduzione al suo breve saggio sul Mediterraneo scriveva: “Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non è un paesaggio ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma un susseguirsi di civiltà accatastate le une alle altre.”

Gli stessi elementi più tipici del paesaggio annota Braudel – fra l’altro proprio il cipresso e l’arancia citati nel Mosaico – non sono autoctoni, ma arrivano dall’esterno in questo “crocevia antichissimo” di civiltà e di scambi.

Però realizzano una perfetta “armonica integrazione”, possono ancor meglio significare il valore simbolico di questa integrazione.

È suggestivo pensare allo stesso “paesaggio mediterraneo” come a un mosaico, un insieme di tessere accostate e armonicamente integrate.

Ebbene questa integrazione è un “valore” concordemente associato al Mediterraneo che particolarmente amiamo.

È un valore che apprezziamo, in primo luogo, perché al nostra Banca affonda le sue radici in questa Roma che per tanti secoli è stata al centro dell’integrazione del Mediterraneo, traendone linfa vitale e favorendo il processo di scambi e arricchimenti reciproci.

È un valore che apprezziamo, inoltre, perché al ricerca di forme di integrazione economica con le altre sponde del Mediterraneo direi che è parte del nostro codice genetico e ha da sempre orientato al nostra attività.

Nella storia del nostro Gruppo bancario i primi insediamenti sulle “altre” sponde del Mediterraneo risalgono all’inizio del secolo. Una delle principali componenti del Gruppo – il Banco di Roma – quella da cui abbiamo maggiormente ereditato al vocazione all’apertura verso l’estero, aveva nel 1911 già quattro filiali nell’area nord africana e mediorientale del Mediterraneo.

Non si coglie pienamente la rilevanza storica di questa opzione strategica se non si ricorda che mentre il Banco era presente in medio oriente non aveva ancora una filiale in una città come Milano. Questa venne costruita solo nel 1917. il mediterraneo, allora, era una priorità.

Negli anni fra le due guerre al rete mediorientale del Banco si estese notevolmente con insediamenti, tra l’altro, a Gerusalemme, Jaffa, Haifa, Beirut, Aleppo e Damasco. Un processo che è stato bruscamente interrotto, purtroppo, dalla seconda guerra mondiale e poi ripreso negli anni sessanta, anche sulla base di compartecipazioni e accordi con banche locali.

Questa vocazione originaria spiega anche al recente acquisizione del Banco di Sicilia con cui oggi il nsotro Gruppio estende e consolida la sua presenza nel Mediterraneo. È chiaro che lo sviluppo di quest’area riveste, come e forse più che in passato, un ruolo strategico per al nostra attività.

Abbiamo sempre guardato con sospetto alle forze centripete che possono sospingere verso il “centro” dell’Europa le componenti più dinamiche dello sviluppo economico. Sono forze che svuotano e impoveriscono le “periferie” ed ampliano al distanza economia e culturale fra l’Europa e le altre sponde del Mediterraneo. È questo un rischio tipico,c eh molti vedono esaltato dalla nascita della moneta unica europea. Si tratta di contrastare tale rischio e nel contempo di trarre vantaggio dalle opportunità offerte dall’euro, che pur sono numerose.

Si tratta, allora, di considerare con favore tutto ciò che attenua gli squilibri, tutto ciò che puù favorire l’integrazione “armonica” fra nord e sud dell’Italia, fra nord e sud del Mediterraneo.

Questo orienta le nostre azioni, nei limiti delle nostre risorse e capacità.

Non voglio procedere oltre, per non confondere più di tanto il “sacro” – nello specifico l’arte – con il “profano” anche se il “profano” molto spesso consente all’arte di realizzarsi, e per non sottrarre altro spazio a questa presentazione.