Mediobanca, Romiti lancia Geronzi

Milano Finanza

Amministratore delegato dovrebbe rimanere però Maranghi. Lo avrebbe voluto anche Cuccia, dice l'ex-uomo Fiat. La Rizzoli e la futura privatizzazione dell Rai? L'interesse è per una rete radio

I titoli campeggiavano già all'indomani della scomparsa di Enrico Cuccia: <<Due Cesari per Via Filodrammatici>>. Cesare Romiti, il manager cui probabilmente anche Cuccia avrebbe voluto passare il testimone. E Cesare Geronzi, il presidente della Banca di Roma, il candidato che piaceva sempre di più a molti grandi azionisti di quello che rimane il salotto buono della finanza italiana. Legato solidamente alla old economy italiana, ma con un piede nella new, rafforzato dopo la recente intesa con il gruppo Mediolanum di Ennio Doris. Due Cesari, ai nastri di partenza per il riassetto dei vertici di Mediobanca legato agli appuntamenti assembleari di autunno. Fino a ieri. Quando uno dei due, il presidente della Rcs, ha fatto un chiaro passo indietro, forse puntando alla regia dell'operazione, per lanciare senza mezzi termini la candidatura di Geronzi. L'occasione è venuta da un'intervista di Romiti al settimanale Panorama oggi in edicola. Chi sarà il prossimo numero uno di Mediobanca, Geronzi o Paolo Savona? Domanda senza troppe vie di fuga. Cui Romiti non si è sottratto: <<Spetta agli azionisti decidere. Quando e se l'attuale presidente dovesse lasciare, il sostituto ideale sarebbe Cesare Geronzi. Paolo Savona ? E' la prima volta che ne sento parlare>>. Inequivocabile il lancio della candidatura, senza mezzi termini la bocciatura delle candidature alternative. Cui si aggiunge da un gran conoscitore di tattiche, segreti ed equilibrismi di via Filodrammatici, anche una accorata difesa dal ruolo avuto da Vincenzo Maranghi come amministratore delegato. Forse non apprezzato a pieno dai grandi azionisti della più prestigiosa banca d'affari italiana. L'amministratore delegato di Mediobanca, secondo Romiti, dovrà rimanere al suo posto. Anche per rispettare una sorta di esecuzione testamentaria del nume tutelare della banca appena scomparso. <<So>>, ha spiegato al suo intervistatore il presidente della Rizzoli-Corriere della Sera, <<che negli ultimi anni Cuccia ha dimostrato di volere in tutte le maniere che Maranghi restasse al suo posto di amministratore delegato, anche dopo la sua scomparsa>>.
Nell'intervista a Panorama Romiti tocca anche un altro dei temi caldi del momento: quello della privatizzazione della Rai. Argomento che era già stato al centro della prima uscita pubblica dell'ex presidente della Fiat nelle vesti dell'editore, anche allora in un colloquio con Panorama. <<Non so quando ma la Rai sarà privata, è nella forza delle cose (...) la situazione televisiva italiana è anomala. Solo se la Rai vendesse due suoi canali a privati ci sarebbe vera concorrenza>>. Romiti rivela che Rcs sarebbe interessata a entrare inizialmente in una delle stazioni radio nazionali: <<Se potessimo acquistare il 49% di una delle radio Rai, prendendo la gestione noi e lasciando il 51% al servizio pubblico, potrebbe essere il primo passo verso la privatizzazione>>.
A proposito della possibile cessione sul mercato di Raiuno e Raidue, che potrebbe interessare proprio la Rizzoli, secondo Romiti potrebbero essere due le strade da seguire da parte di governo e maggioranza parlamentare <<Nel primo caso si decide per legge che un canale può essere distribuito ad azionisti che non abbiano più di una certa percentuale, al massimo lo 0,50 o l'1% >>. Il modello public company che proprio ieri delineava in un'intervista a MF il responsabile comunicazione dei Ds, Giuseppe Giulietti. Ma è una soluzione giuridica e societaria, <<il cui governo però è sempre difficile>>. La seconda ipotesi, prediletta dal presidente Rcs, è che <<si vada su un gruppo di imprenditori con una già dichiarata vocazione televisiva editoriale e si fissano regole ferree per mantenere italiane le reti televisive>>. Quel che è certo, secondo Romiti, è che <<se la Rai riuscisse a privatizzarsi, anche Mediaset uscirebbe dal guado, la corazzata televisiva di Berlusconi non può conservare il suo attuale assetto. In ogni caso la soluzione non sta in leggi punitive ma nel mercato. E' assolutamente anacronistico che il sistema televisivo sia governato da antipatie o simpatie per Berlusconi>>.