La Toro entra nella Banca di Roma

Il Mattino

L'Iri esce di scena, si ricapitalizza con soci privati

ROMA - E' nata nel 1992 e da tre anni non distribuisce dividendi. La Banca di Roma, frutto dell'aggregazione tra tre istituti pubblici (Cassa di Risparmio di Roma, Banco di Santo Spirito e Banco di Roma), cerca ora il rilancio con un'operazione di alleanza finanziaria che coinvolgerà 2-3 partner tra i quali la Toro assicurazioni.
Il piano ipotizza per la Banca di Roma un aumento di capitale di 3-4.000 miliardi di lire realizzato attraverso un'offerta pubblica di vendita. Il piano dovrebbe rendere possibile la fuoriuscita del capitale dell'Iri sia dalla Holding dove detiene una quota pari al 35% sia dalla Spa bancaria, dove detiene il 13,89%. Ma l'operazione non potrebbe essere configurata a pieno titolo come privatizzazione visto che, alla fine di tutti i suoi passaggi, la Fondazione, secondo le indiscrezioni - resterebbe comunque con una quota di maggioranza relativa del 30-33% del capitale complessivo della banca.
Il piano di parziale dismissione della Banca di Roma ha iniziato a muoversi dopo che il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, lo scorso 5 marzo, annunciò l'intenzione di far dismettere la quota in mano all'Iri seppur "in un contesto di alleanze che deve riguardare l'intera banca". Un intervento, quello effettuato da Ciampi in Senato, di segno totalmente opposto a quanto affermato pochi giorni prima dal presidente Cesare Geronzi che il precedente 7 febbraio aveva escluso l'alleanza.
La direzione di marcia è insomma cambiata, e i primi miglioramenti registrati dai conti dell'istituto, che nell'esercizio 1996 ha registrato un utile netto di 103,3 miliardi di lire (+17% sull'anno precedente) con un risultato in nero anche per l'ultima acquisizione, la Banca Nazionale dell'Agricoltura, dovrebbero favorire il quadro delle alleanze. I nuovi ingressi nel capitale della Banca di Roma, se la partecipazione della Toro verrà confermata, convaliderebbero l'interesse della Fiat e della famiglia Agnelli per le privatizzazioni, con un bis ravvicinato dopo l'ingreso di Ifi-Ifil nel capitale del San Paolo di Torino e dopo la manifestazione di interesse per la partecipazione al nucleo stabile degli azionisti di Telecom Italia.
I problemi della bancam che nell'ultimo bilancio ha presentato un livello delle sofferenze pari al 9,4% dei crediti di cassa, prendono spunto da quella che molti analisti definiscono "crisi di crescita". Oggi si tratta di un colosso da 1200 sportelli con numerosi problemi di sovrapposizione degli sportelli. E con un livello di esuberi di personale, quantificato in circa 3.000 unità, che solo recentemente è stato affrontato con i sindacati.
La Banca di Roma tenta in questo modo di recuperare terreno sul versante delle alleanze dopo che i principali concorrenti, ad eccezione della Comit, hanno già individuato, le proprie strategie: da Cariplo-Ambroveneto, a Bnl-Banconapoli-Ina, alla San Paolo di Torino con l'ingresso di soci strategici, al nucleo Credit-Rolo, sino ad arrivare al nascente polo bancario siciliano.