Svolta alla Banca di Roma, arrivano i privati

Il Messaggero

Geronzi ha messo a punto il piano di riassetto per la privatizzazione del gruppo creditizio. L’Iri uscirà di scena. Alla società assicurativa delle Fiat il 7%

ROMA – Un alleato forte, la Toro Assicurazioni (gruppo Fiat), capofila di una cordata di investitori istituzionali, tra i quali secondo indiscrezioni dovrebbe esserci pure la Banca Agricola mantovana; un maxi aumento di capitale da 3-4.000miliardi realizzato con la formula dell’offerta pubblica di vendita; l’uscita definitiva dell’Iri dal settore credito: il piano messo a punto da Cesare Geronzi per privatizzare la Banca di Roma e pilotarla fuori dalle secche di un bilancio ingessato da troppe sofferenze è ormai pronto.
Le anticipazioni riportate ieri da Giornale e Repubblica hanno trovato conferma, anche se le note ufficiali dell’istituto romano e della Toro negano che sia stata presa ancora alcuna decisione, e definiscono il progetto “ipotesi allo studio di approfondimento”. Secondo alcune voci invece i tempi dovrebbero essere molto brevi: la privatizzazione della banca potrebbe finire sul tavolo del Consiglio di amministrazione addirittura entro la metà di settembre, data in cui dovrebbe essere decisa la convocazione dell’assemblea straordinaria per l’approvazione dell’aumento di capitale. E a quel punto per l’istituto di Geronzi, da mesi alle prese con una difficile ristrutturazione che prevede anche 4.000 esuberi nel gruppo, sarà la svolta epocale: non solo perché la banca entrerà nell’orbita di Mediobanca e del “salotto buono” della finanza italiana, ma anche perché il matrimonio con i privati sancirà l’addio dell’Iri al pianeta credito (dopo l’uscita da Comit e Credit). Un doppio salto a cui il presidente della banca di Roma, coadiuvato da Mediobanca e dall’inglese Schroueder (che saranno gli advisor dell’operazione), lavora già da parecchi mesi. Almeno da quando, nel novembre scorso, da Bruxelles il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi annunciò ai mercati di aver dato istruzioni all’Iri di vendere le proprie partecipazioni nella Banca di Roma: si tratta del 13,89% detenuto nell’istituto e del 35% detenuto nella holding di controllo.
Il nodo Iri. La cessione delle quote dovrebbe fruttare secondo i primi calcoli almeno 1.700 miliardi. L’intenzione di uscire è stata confermata dal consigliere Iri ed ex ministro del tesoro, Piero Barucci. Ma il Cda dell’istituto di via Veneto in una infastidita nota ufficiale ha fatto sapere che non ha ancora esaminato alcuna ipotes e ha accolto “con disappunto” la pubblicazione delle notizie i merito. Quanto al modo in cui dovrebbe delinearsi  l’uscita dell’istituto, si parla di una emissione di obbligazioni Iri convertibili in azioni Banca di Roma.
Arrivano i privati. Nel ruolo di partner strategico ci sarà la Toro Assicurazioni (“stiamo esaminando il progetto”) che con la anca romana ha già rapporti di collaborazione attraverso la Roma Vita guidata dall’ex presidente dell’Ania Antonio Longo. Secondo indiscrezioni dovrebbe sottoscrivere una quota pari al 7% e quote non inferiori al 6% dovrebbero essere rilevate da altri partner attorno ai quali c’è ancora riserbo. Giornale e Repubblica ieri hanno dato per attendibile la voce che vorrebbe un coinvolgimento della Banca Agricola mantovana. Il direttore generale Mario Petroni, interpellato, s è limitato a un laconico “no comment”, assicurando che il Cda “al momento non ha preso in considerazione alcuna questione del genere”. Si parla comunque di istituti di credito dell’area del Nord Est. Ai nuovi soci italiani si affiancheranno poi tre stranieri (tra i quali forse una banca araba) dei quali al momento si consoce solo l’identikit: un gruppo americano che opera nel campo dell’informatica, e un istituto bancario spagnolo.
I particolari del piano. Lo sbocco finale dovrebbe essere la perdita del controllo sulla banca da parte della Fondazione, che vedrebbe diluita la propria quota a non più del 32-33 del capitale e l’ingresso del nocciolo duro di nuovi soci privati. Secondo le prime indiscrezioni la Fondazione, che come ha annunciato nei mesi scorsi lo stesso Geronzi scenderà sotto il 51%, potrebbe dare vita insieme ai nuovi partner privati di riferimento a un patto di sindacato che controllerà circa il 50% dic apitale. A questo nuovo assetto si dovrebbe arrivare, come accennato, attraverso un maxi aumento del capitale sociale per almeno 3.000 miliardi di lire affidato a un’offerta pubblica di vendita in Italia e all’estero. L’aumento non verrebbe sottoscritto né dalla Fondazione che girerebbe le proprie azioni ai nuovi soci, né dall’Iri che rinunciando al diritto di prelazione uscirebbe di scena. Come già avvenuto per altre grandi privatizzazioni una parte di co-protagonisti nel riassetto verrebbe giocata dai grandi investitori istituzionali italiani ed esteri che sottoscriverebbero quote comprese tra lo 0,5% e l’1% circa. Uno dei punti di partenza dell’intera operazione dovrebbe essere, inoltre, la cancellazione (in gergo bancario write off) di un migliaio di miliardi di sofferenze: in sostanza la parte non recuperabile dei crediti (la cifra è da stabilire ma si parla di 4.000 miliardi su 10.000) sarà iscritta sotto al voce perdite.
L’occhio della Consob. Dopo le indiscrezioni di stampa riflettori puntati a Piazza Affari sui titoli di Banca Roma che hanno chiuso con un rialzo dell’1,12% a 1.625 e con ben 9,3 milioni di titoli trattati. A valori ufficiali il rialzo del titolo che ha toccato un massimo di 1.660 è stato del 3,02% a 1.640. penalizzate invece le Toro (-3,56%). Si è mossa anche la Consob che ieri ha annunciato di tenere sotto osservazione l’andamento dei titoli coinvolti.