Mediocredito, Geronzi in pole position
La Stampa
Benassi (Ina): «Contro il Leone, dobbiamo trattare con offerenti più grandi»
MILANO - Banca di Roma in pole position nella corsa per Mediocredito centrale. Le offerte definitive per la privatizzazione dell'investment bank guidata da Imperatori sono state esaminate ieri dal comitato Draghi. Ora la parola passa al comitato dei ministri, attesa la prossima settimana la decisione finale.
E l'istituto di Geronzi avrebbe già ipotecato la vittoria. Secondo fonti vicine all'operazione avrebbe infatti innalzato notevolmente la proposta iniziale, portandola da 3.500 a circa 3.900 miliardi in contanti. L'Unicredito sarebbe rimasto invece fermo a 3.700 miliardi tra cash e assets, limitandosi a rimuovere alcuni vincoli previsti in prima battuta come la verifica in una successiva due diligence della congruità del prezzo. Mentre a rilanciare è stata anche la cordata delle popolari, come conferma il presidente della Popolare di Vicenza Zonin: «Abbiamo mantenuto il nocciolo al 30% ma abbiamo migliorato il prezzo». La volontà del Tesoro di privilegiare la cessione in blocco del Mediocredito rappresenta però un limite oggettivo all'offerta della cordata.
Il gruppo di Geronzi punterebbe invece alla creazione di una holding sotto la quale verrebbero collocate le partecipazioni bancarie: Banca di Roma, con l'incorporazione di Banca Mediterranea di cui potrebbe essere salvaguardato il marchio, Banco di Sicilia e Mediocredito centrale, all'interno del quale averebbe fuso il Mediocredito di Roma. L'operazione sarebbe finanziata con un prestito subordinato, senza la necessità di un aumento di capitale. Altro fronte caldo, quello dell'Ina. «È mio dovere trattare con offerenti più grandi, devo cercare qualcuno che abbia la forza di opporsi all'Opa delle Generali», dice l'amministratore delegato della compagnia Benassi. Oggi arriva il verdetto del Consiglio di Stato - «Con il ricorso al Tar, sono tutti sostegni psicologici che ci aiutano e ci confermano che possiamo fare tutto» - nel frattempo l'Ina è pronta a varare il nuovo piano industriale. E se l'offerta delle Generali non avesse successo, è possibile una ripresa delle trattative con il San Paolo? «Tutto è possibile». Consiglio d'amministrazione lampo infine per la Comit, che ha deciso di rendere efficace l'abolizione del limite del 5% del possesso azionario al pronunciamento dell'Antitrust sull'aggregazione tra Comit e Intesa. A seguito dell'Opa, si apprende da fonti finanziarie, si è dimesso dal vertice di piazza della Scala il rappresentante di Paribas Poncet. Non è noto però se la banca francese abbia convertito in azioni Intesa il 3% detenuto in Comit o se abbia venduto.
E l'istituto di Geronzi avrebbe già ipotecato la vittoria. Secondo fonti vicine all'operazione avrebbe infatti innalzato notevolmente la proposta iniziale, portandola da 3.500 a circa 3.900 miliardi in contanti. L'Unicredito sarebbe rimasto invece fermo a 3.700 miliardi tra cash e assets, limitandosi a rimuovere alcuni vincoli previsti in prima battuta come la verifica in una successiva due diligence della congruità del prezzo. Mentre a rilanciare è stata anche la cordata delle popolari, come conferma il presidente della Popolare di Vicenza Zonin: «Abbiamo mantenuto il nocciolo al 30% ma abbiamo migliorato il prezzo». La volontà del Tesoro di privilegiare la cessione in blocco del Mediocredito rappresenta però un limite oggettivo all'offerta della cordata.
Il gruppo di Geronzi punterebbe invece alla creazione di una holding sotto la quale verrebbero collocate le partecipazioni bancarie: Banca di Roma, con l'incorporazione di Banca Mediterranea di cui potrebbe essere salvaguardato il marchio, Banco di Sicilia e Mediocredito centrale, all'interno del quale averebbe fuso il Mediocredito di Roma. L'operazione sarebbe finanziata con un prestito subordinato, senza la necessità di un aumento di capitale. Altro fronte caldo, quello dell'Ina. «È mio dovere trattare con offerenti più grandi, devo cercare qualcuno che abbia la forza di opporsi all'Opa delle Generali», dice l'amministratore delegato della compagnia Benassi. Oggi arriva il verdetto del Consiglio di Stato - «Con il ricorso al Tar, sono tutti sostegni psicologici che ci aiutano e ci confermano che possiamo fare tutto» - nel frattempo l'Ina è pronta a varare il nuovo piano industriale. E se l'offerta delle Generali non avesse successo, è possibile una ripresa delle trattative con il San Paolo? «Tutto è possibile». Consiglio d'amministrazione lampo infine per la Comit, che ha deciso di rendere efficace l'abolizione del limite del 5% del possesso azionario al pronunciamento dell'Antitrust sull'aggregazione tra Comit e Intesa. A seguito dell'Opa, si apprende da fonti finanziarie, si è dimesso dal vertice di piazza della Scala il rappresentante di Paribas Poncet. Non è noto però se la banca francese abbia convertito in azioni Intesa il 3% detenuto in Comit o se abbia venduto.