Geronzi conquista il Mediocredito

Il Corriere della Sera

Il perfezionamento dell'operazione resta «subordinato alle valutazioni di vigilanza della Banca d'Italia». Il Tesoro: la Banca di Roma ha presentato l'offerta più elevata dal punto di vista economico

ROMA - Il Tesoro conferma: il Mediocredito centrale, l'istituto che controlla il Banco di Sicilia, andrà alla Banca di Roma che ha presentato l'offerta più alta. La vittoria però non è ancora ufficiale: la proposta della banca capitolina deve passare l'esame di rispondenza alle condizioni poste dal bando di gara, deve quindi ottenere il via libera del comitato dei ministri per le privatizzazioni e deve ricevere il nulla osta della Banca d'Italia. Una verifica che riguarderà soprattutto il piano industriale e il futuro della banca siciliana. A meno di improbabili colpi di scena, sarà dunque la Banca di Roma a sbarcare in Sicilia. «Ha offerto di più», rileva il Tesoro in una nota, e quindi ha prevalso sull'Unicredito che è stato meno largo di manica. Le offerte presentate dai tre concorrenti in gara, Banca di Roma, Unicredito e cordata di banche popolari (Vicentina, Bergamo, Emilia), dice il ministero, sono state considerate tutte valide dal comitato tecnico presieduto dal direttore generale del tesoro Mario Draghi. Ma in via preferenziale sono state prese in considerazione le prime due che proponevano l'acquisto in blocco del 100% del capitale del Mediocredito posseduto dal Tesoro, contrariamente a quella delle Popolari che si è presentata per l'acquisto del 30% puntando ad una contemporanea Opv (Offerta pubblica di vendita) per il restante 70%. Nel testa a testa fra Banca di Roma e Unicredito, è stato utilizzato il criterio dell'offerta più elevata. Seppure con l'ovvia riserva della verifica delle altre condizioni previste dalle procedure di vendita. La banca presieduta da Cesare Geronzi avrebbe infatti offerto circa 3.900 miliardi, mentre l'Unicredito si sarebbe fermato a 3.700 miliardi, confermando l'offerta fatta nella prima fase della gara. In ogni caso il Tesoro ha espresso «soddisfazione per l'interesse dimostrato da larga parte del mondo bancario per l'acquisizione del Mediocredito Centrale a cui ha certamente contribuito l'azione svolta dagli organi di governo della banca e l'impegno dagli stessi profuso nel corso degli ultimi anni». L'attenzione del Tesoro si sposta ora sui piani industriali della Banca di Roma e sui progetti di integrazione con il Mediocredito e soprattutto con il Banco di Sicilia di cui il Mediocredito possiede il 66% avendo come principale azionista di minoranza la Regione Sicilia. Il progetto messo a punto da Geronzi prevede il mantenimento dell'autonomia del marchio della banca siciliana, nell'ambito di una riorganizzazione del gruppo che prevede il coordinamento delle partecipazioni da parte di una holding. Quanto al pagamento dei 3.900 miliardi offerti la Banca di Roma farà ricorso a un prestito subordinato, rinviando ad un momento successivo l'aumento di capitale da parte dei suoi soci forti, Abn Amro e Toro. La soluzione della vendita del Mediocredito riporta ora i riflettori del risiko bancario sui destini della Bnl e sulle mosse dell'Unicredito.