Credito, le manovre riprendono

Corriere della Sera

Tre appuntamenti in pochi giorni. Bna: Auletta risponde alle proposte del Credito Italiano. Il nodo dei consiglieri Imi nell'orbita CARIPLO: in vista il rinnovo del mandato di Luigi Arcuti dopo l'invio della perizia sul valore IMI al ministro del Tesoro Carli. Nasce la BANCA DI ROMA: cosi' il suo azionariato

ROMA - Un matrimonio sicuro. Un fidanzamento annunciato. Un flirt contrastato. Si annuncia una settimana davvero rovente per il nostro mondo creditizio: lunedi' si svolgerà l' assemblea della Bna e sarà l' occasione per verificare se le nuove avances del socio di minoranza Credito Italiano saranno accolte o una volta di piu' respinte dal conte Giovanni Auletta Armenise. Il barometro segna clima negativo piu' che incerto.
I dubbi psi
Due giorni dopo, mercoledi', e' la volta dell'Imi. Assemblea che la Cariplo vorrebbe far coincidere con l'annuncio della firma del contratto definitivo di acquisto del 21% del gruppo guidato da Luigi Arcuti. Il mandato di quest'ultimo, come di tutto il consiglio di amministrazione, dovra' peraltro essere rinnovato. Per l'ufficializzazione dell'intesa con Cariplo si attende l'invio della perizia sul valore dell'Imi al ministro del Tesoro Guido Carli. Perizia che la banca d'affari inglese Warburg ha preparato e che arrivera' in via XX Settembre, sede del ministero, quando i problemi tecnico politici saranno stati risolti. Tra questi c'e' la formazione del consiglio dell'istituto di Via dell'Arte, sede dell'Imi, che il Psi contrario al solo ingresso della Cariplo vorrebbe congelato in attesa di novita'. Il presidente della Cariplo Roberto Mazzotta e il direttore generale della Cassa Depositi e Prestiti Giuseppe Falcone (che mantiene parte del capitale del colosso del credito speciale) pensano invece di rinnovare il consiglio, riducendo i componenti da 19 a 16 e immettendo uomini delle Casse di Verona, Venezia, Firenze e Puglia, quelle cioe' che con Cariplo dovrebbero rappresentare il nucleo forte della proprieta' Imi. Delle 7 poltrone del Tesoro, insomma, 4 finirebbero alle Casse minori. La Cariplo avrebbe ben 6 consiglieri. Peraltro, tra le posizioni del Psi e di Mazzotta, sta emergendo l' ipotesi di un consiglio ridotto a 11 membri, da ampliare quando l'accordo con Cariplo e le altre Casse sara' operativo. E veniamo alla nascita della Banca di Roma, la cui assemblea e' in programma il 30 aprile, frutto della fusione per incorporazione tra Banco di Roma e Santo Spirito. Dopo l'arrivo del Crediop nell'orbita del San Paolo di Torino, si tratta della seconda, ma piu' grande, opera di riordino e concentrazione del frammentato sistema creditizio. Che avviene ancora una volta, nonostante le promesse di privatizzazione all'interno di un sistema che e' pubblico per quasi l'80%, in ambito piu' o meno statale.
Data storica

La nascita di questo colosso e' comunque un fatto rilevante e destinato a incidere su equilibri cristallizzati da decenni. Un dato storico, innanzitutto: scompare il Banco di Roma, nato nel 1880 per iniziativa di un gruppo di possidenti romani, nobili e finanzieri vicini al Vaticano. La matrice cattolica non si e' mai scolorita piu' di tanto, cosi' come l'istituto si e' sempre trovato al fianco di quella finanza capitolina fatta in buona parte di costruttori, quelli piu' seri ma anche i cosiddetti "palazzinari". E le brutte storie non sono mancate. Scheletri dimenticati. Ora si pensa al futuro, a un gruppo che sulla carta e' formidabile ma che dovra' dimostrare di esserlo sul campo. Vediamo le cifre, comunque. La Banca di Roma (in seguito alla fusione l'azionariato dell'istituto risultera' cosi' composto: 67,5% Societa' italiana di partecipazioni bancarie, 13,3 Iri, 10% Ente cassa di risparmio di Roma e 6,6% altri) potra' contare su una rete di 1.100 sportelli, con 24 mila dipendenti e una quota di mercato del 6%. All'estero avra' sue sedi (tra rappresentanze e filiali) in 18 Paesi.
Grandi numeri
In base ai dati dell' esercizio '91, l'attivita' totale di Banco di Roma e gruppo Santo Spirito sfiora i 140 mila miliardi, con 86 mila di impieghi e un patrimonio di diecimila. Sommando gli utili lordi si arriva a circa 750 miliardi di lire. A tavolino, insomma, nascera' la piu' grande banca italiana. Che sara' il punto di riferimento dell'establishment romano e comunque del Centro Sud, ma dovra' conquistarsi il ruolo di gruppo nazionale, con presenze omogenee sul territorio e quei legami con il mondo produttivo che sono oggi appannaggio di altre storiche istituzioni. Il legame con Mediobanca, il direttore generale del gruppo romano Cesare Geronzi e' appena entrato nel consiglio di amministrazione in virtu' del 7% di capitale che porta in dote il Banco di Roma, sara' un buon trampolino, ma sfondare le porte del tradizionale "salotto buono" sara' cosa lunga e difficile. Soprattutto, l'istituto dovra' scrollarsi di dosso quell'immagine di banca del mondo politico cattolico e democristiano.
La digestione
La sua indipendenza dovrà marciare di pari passo con la capacità di digerire una fusione che non è priva di bocconi indigesti. Il Banco di Roma è grande ma non forte. Ingoiare la sua gigantesca direzione generale, unificare i sistemi elettronici, non sarà davvero una passeggiata. Una sfida complessa che, se vinta, sarà servita a creare uno di quei 3-4 grandi gruppi finanziari di cui tutti riconosono la necessità.