Bancaroma apre ai privati

Il sole 24 ore

La Toro investirà 700 miliardi, tra i soci Eds, Comi e Credit.

Roma – Un “ nucleo stabile” di soci privati che sborserà tra i 3.000 e i 3.500 miliardi per acquisire uan quota della Banca di Roma – dopo la fusione tra l’attuale Cassa di risparmio di Roma holding e l’attuale Banca di Roma Spa – variabile tra il 35 e il 40% del gruppo presieduto da Cesare Geronzi. Un patto di sindacato tra questi soci e l’Ente Cassa di Roma, oggi azionista di controllo col 65% della holding e col 9,3% della Spa. E poi: un piano industriale per sostenere lo sviluppo. Infine: l’uscita dell’Iri dall’azionariato mediante un prestito obbligazionario convertibile dal valore di oltre 1.500 miliardi che dovrebbe permettere all’istituto di Via Veneto di maturare una sia pur lieve plusvalenza dell’attuale valore di carico delle sue quote, complessivamente pari a 1.680 miliardi.
È questa la griglia di massima di un’operazione di privatizzazione dell’istituto di credito romano che – dopo mesi di studio, emersi alla cronaca finanziaria in luglio – dovrebbe essere deliberata l’11 settembre prossimo dall’Iri, dalla stessa Banca di Roma e dai suoi nuovi partner privati. Tra questi spicca la Toro assicurazione, già alleato bancassicurativo di Banca di Roma nella Giano Vita. La compagnia del Gruppo Fiat - che ha confermato ieri l’attualità del progetto, dopo nuove indiscrezioni – investirà circa 700 miliardi per acquisire in tutto il 7% della banca, dopo la ricapitalizzazione, la Banca di Roma, dal canto suo, ha replicato ai rumore affermando di «avere allo studio un riassetto societario».
Con la Toro dovrebbero entrare nella compagine azionaria la Banca Agricola Mantovana, il colosso informatico americano Eds (già partner tecnologico dell’istituto di Geronzi), un gruppo di finanzieri arabi ed alcuni altri investitori istituzionali con quote minori: due banche minori del Nord-Est, due noti industriali, e – con l’1% ciascuna – le due banche “cugine” di sempre, cioè la Comit e il Credit. In questo caso le attese degli ambienti finanziari paiono corrispondere alla logica della comune partecipazione al patto di sindacato di Mediobanca.
L’istituto di via Filodrammatici è non a caso advisor della Banca di Roma per il riassetto, assieme alla Schroders. La merchant banck inglese è anche consulente di Unicredito (Crt-Cariverona), che però ha escluso interventi in Banca di Roma. La Bam, in ogni caso, per bocca del suo direttore generale Mario Petroni (ex manager Banca di Roma) non ha invece voluto commentare.
Intanto, dopo il cda dell’Iri di ieri, alcune indiscrezioni hanno preso a delineare le tecnicalità del disimpegno dell’Iri. La necessità di avviare lo smobilizzo delle quote (35% della holding e il 13,89% della Spa) dopo gli accordi con la commissione Ue è stata del resto la molla dell’ampio riassetto in canitiere. Dopo la fusione tra Holding e Spa, l’Iri diventerà azionista della sola Spa. La quota del 25% prima dell’aumento di capitale sarà diluita dalla privatizzazione della banca. A questo punto l’istituto di Via Veneto, secondo fonti attendibili, emetterà obbligazioni Iri convertibili in azioni Banca di Roma. La strada del prestito (che dovrebbe aggirarsi sui 1.500 miliardi di importo) è ovviamente subordinata a una serie di verifiche tecniche: risultati della semestrale, valutazione del titolo e prezzo del diritto d’opzione.
A quel punto l’Iri metterà a punto la soluzione concreta, che potrebbe non escludere la cessione immediata di picole partecipazioni ai nuovi azionisti. L’aumento di capitale della Spa, secondo fonti finanziarie, bancaria dovrebbe essere più vicino ai 3mila che ai 4mila miliardi. Circa 2mila miliardi della ricapitalizzazione verrebbero riservati ai partner strategici.
Le partecipazioni dell’Iri e dell’Ente Cassaroma (oggi presieduto da Emanuele Emmanuele) sono sindacate in un patto (88,06% la quota), che è stato rinnovato tacitamente alla fine del 1995 e che scade il 30 novembre del 2000. il patto prevede un diritto di prelazione a favore della holding in caso di cessione delle quote Iri. Senza modifiche o lo scioglimento del patto, con l’eventuale incorporazione della Spa nella Cassaroma Holding verrebbe quindi a mancare il soggetto beneficiario della prelazione. Le partecipazioni sono iscritte al bilanci ’96 dell’Iri per 1.680 miliardi circa (602,5 per la Spa e 1.077,6 per la holding). Nel ’96, però, ambedue le quote sono state svalutate per 716,45 miliardi in tutto (133,25 per la Spa e 583,2 per la holding).
In piazza Affari l’accoglienza dell’operazione è stata contrastata. A fine seduta i titoli della Banca di Roma hanno messo a segno un rialzo dell’1,93%, a quota 1.638 lire, mentre quelli della Toro assicurazioni sono stati penalizzati con un calo del 3,5 % a 22.063 lire.