Banca di Roma si aggiudica l'offerta per il Mediocredito
Corriere della Sera
La Banca di Roma ha offerto più dell'Unicredito e ha quindi conquistato la pole position nella gara per la privatizzazione del Mediocredito centrale
ROMA - La Banca di Roma ha offerto più dell'Unicredito e ha quindi conquistato la pole position nella gara per la privatizzazione del Mediocredito centrale, la banca posseduta interamente dal Tesoro che controlla il 66% del Banco di Sicilia. Ieri le offerte presentate dai tre concorrenti in lizza, Banca di Roma, Unicredito e cordata di Popolari (Vicentina, Bergamo e Emilia) sono state esaminate dalla commissione Draghi, che ha svolto l'esame tecnico in vista della decisione finale del comitato dei ministri per le privatizzazioni. Comitato che potrebbe riunirsi già oggi. Il governo proclamerà il vincitore sulla base della valutazione complessiva delle tre proposte, e non solo del prezzo. Ma, certo, la maggiore generosità dell'offerta conferisce un indubbio appeal alla banca presieduta da Cesare Geronzi. La Banca di Roma infatti si sarebbe detta disponibile a pagare per il 100% del Mediocredito circa 3.900 miliardi, 400 miliardi in più dell'offerta presentata nella prima fase della gara. L'Unicredito invece avrebbe confermato la sua prima offerta, cioè 3.700 miliardi, limitandosi a togliere dalla sua proposta alcuni vincoli, quali quello della richiesta di una due diligence sui conti del Banco di Sicilia. Quanto al resto, la Banca di Roma, che ricorrerà a un prestito subordinato per finanziare l'acquisto, ha indicato le linee generali del suo progetto di integrazione col Mediocredito. Un progetto che vedrebbe la creazione di una holding sotto la quale verrebbero collocate la stessa Banca di Roma che dovrebbe incorporare la Mediterranea, il Mediocredito che verrebbe fuso col Mediocredito del Lazio e il Banco di Sicilia che conserverebbe quindi autonomia e marchio. L'Unicredito invece rimarrebbe fedele al modello federativo lasciando la partecipazione del Banco di Sicilia sotto il cappello del Mediocredito. L'offerta più alta, se rapportata al valore dell'intera partecipazione del Mediocredito messa in vendita dal Tesoro, in realtà sarebbe seppure di poco quella proposta dal gruppo di banche popolari. Ma la cordata guidata dalla Vicentina ha confermato il suo interesse solo per il 30% del capitale dell'istituto presieduto da Imperatori, puntando alla costituzione di un nucleo stabile di azionisti e allo svolgimento di una Opv (Offerta pubblica di vendita) del Tesoro per il restante 70%. Per la quale le popolari si sarebbero assicurate il sostegno di un consorzio bancario pronto ad acquistare a fermo le azioni eventualmente rimaste invendute. Giuliano Amato però ha già fatto sapere di preferire le offerte per l'acquisto in blocco dell' intero capitale del Mediocredito. «Sosteniamo la validità del nocciolo duro con l'apertura al mercato attraverso l'Opv per ragioni di trasparenza e per dare spazio agli imprenditori siciliani» ha spiegato ieri il presidente della Vicentina Gianni Zonin, evidentemente fiducioso di poter far cambiare idea ad Amato.