"Perché ho autorizzato questa fusione" di Romano Prodi

Risparmio Oggi -Rivista Bimestrale della Banca di Roma - Maggio Giugno 1989

La volontà di una crescita dimensionale del Banco di S. Spirito non poteva che avvenire nello stesso ambito territoriale: la scelta di cederlo alla Cassa di Risparmio di Roma nasce con questa premessa

Il settore bancario mostra oggi segni di grande movimento. Debbo anche dire però che non mi pare che questo attivismo o se vuole questa pressione dettata dall'esigenza di cambiamento e dalla domanda di accordi internazionali, abbia ancora prodotto dei radicali mutamenti, oggi necessari al mondo creditizio italiano. Pochissime sono state le cessioni e le fusioni realizzate negli ultimi mesi ed hanno coinvolto casi molto particolari: "l'acquisto della Banca d'America e d'Italia da parte della Deutsche Bank rientra infatti in una logica a sé, trattandosi di un "cambio di mano" tra azionisti non residenti, dalla Bank of America, cioè, alla Deutsche Bank. Le altre iniziative - se si esclude la fusione tra il Nuovo Banco Ambrosiano e la Banca Cattolica del Veneto - hanno toccato banche di dimensioni limitate e tutte interne ad una logica di crescita legata allo specifico territorio di incidenza.
Riguardo alle banche dell'IRI occorre peraltro immaginare lo scenario competitivo di lungo termine in cui collocare l'industria bancaria del dopo '93, profondamente trasformato rispetto alla situazione attuale. Una trasformazione che deve coinvolgere il modo stesso di concepire l'azione della banca sui  mercati. Ed occorre fare presto. E vengo alla specifica domanda sul Banco di Santo Spirito: è una banca di medie dimensioni, sviluppata in un ambiente sostanzialmente regionale ma con alcune presenze significative in Italia ed all'estero. Tale è il Banco di Santo Spirito. La scelta non poteva a mio parere che avvenire nello stesso ambito territoriale.
La sua presenza nel Lazio e la stessa cultura che ha accompagnato storicamente il posizionamento del Banco dovevano trovare un interlocutore che potesse comprendere le possibilità intrinseche di sviluppo sullo stesso territorio. Mi è parso quindi logico e naturale seguire un progetto di accordo con un altro Istituto creditizio che avesse simile dimensione e piani di crescita. La scelta di cedere il Banco di Santo Spirito alla Cassa di Risparmio di Roma nasce quindi da questa premessa. Ho anche tenuto presente in questo caso il modello dele banche bavaresi, banche fortemente radicate sul territorio e che hanno trovato in questo rapporto ed in questa localizzazione la propria linea strategica per sviluppare la loro strategia di crescita.
Dalla fusione del Banco di Santo Spirito con la Cassa di Risparmio di Roma nascerà la sesta banca italiana, con una quota di circa il 25% del mercato del credito nel Lazio. E' questa la base di partenza che non potrà che portare ad un ulteriore sviluppo della nuova realtà, sia in termini dimensionali ma soprattutto in termini di profittabilità. Certamente è un primo passo, importante ed essenziale per perseguire un progetto che dovrà superare gli ostacoli naturali insiti in ogni processo di fusione. Sono però fermamente convinto che il processo di avviamento verso la fusione sia partito con il piede giusto e che la sfida dovrà ora essere gestita dal management congiunto delle due banche che ha una occasione unica per dimostrare le proprie capacità di iniziativa, di immaginazione e di determinazione nel raggiungere l'obiettivo.