"Due antiche istituzioni da sempre nel cuore dei romani" di Dino Sorgonà

Risparmio Oggi -Rivista Bimestrale della Banca di Roma - Maggio Giugno 1989

Il Banco venne fondato nel '600 sotto l'egida dell'Arcispedale di S. Spirito; la Cassa nacque nel 1836 per favorire le classi meno abbienti. Il nuovo istituto si piazzerà al 6° posto in Italia

L'operazione di concentrazione tra Santo Spirito e Cassa di Roma trova riscontro nell'indirizzo che la Banca d'Italia ha più volte illlustrato in vista della piena attuazione del mercato unico europeo del 1992. Come ha detto recentemente il governatore Ciampi nella sua relazione all'assemblea annuale, le iniziative riguardano la ricerca delle strutture aziendali che permettano agli enti creditizi italiani di meglio confrontarsi con quelli degli altri paesi. Per fare questo si avvia la formazione d'unità capaci, per dimensione, articolazione, forza patrimoniale, di una presenza significativa sul mercato. Un altro elemento sottolineato dal governatore è la necessità che le integrazioni conseguino combinazioni valide non solo per l'aumento di capitale e di capacità organizzative e professionali, ma, anche di assetti territoriali. La firma dell'accordo, fra l'Iri e la Cassa di Risparmio di Roma, per la cessione del Banco di Santo Spirito ha avuto come scopo quello di fondere due aziende bancarie di medie dimensioni in un'unica grande banca. Questa nascerà il primo gennaio 1991. Si articolerà come un gruppo polifunzionale. Il nuovo Istituto dovrebbe collocarsi al sesto posto in Italia.
Il suo strapotere nella sola capitale vede 83 sportelli bancari. Ancora più schiacciante è la presenza nella provincia di Roma e nelle altre quattro provincie laziali.
Si va dal 46,73 per cento del totale degli sportelli presenti nella provincia di Frosinone al 14,75 della provincia di Rieti, passando al 41.93 per cento della provincia di Latina, al 25,45 per cento di Viterbo, al 21,55 per cento di Roma e provincia.
Complessivamente il nuovo istituto creditizio frutto della concentrazione può contare nella propria regione su 296 sportelli pari al 25,14 per cento.
Ancora più elevata è la quota di sportelli detenuta nel Molise pari al 25,86 per cento del totale regionale.
Questa mega banca nasce dal matrimonio di due antiche istituzioni. Agli inizi del seicento, con l'esaurirsi della funzione storica dei grandi banchieri, e l'acuirsi delle crisi economiche che travagliavano il paese, si rese sempre più evidente la necessità di un intervento dei pubblici poteri nella funzione bancaria e della presenza di istituti sicuri, che regolassero il movimento di denaro, ne tutelassero la custodia e ne garantissero la restituzione. La Repubblica di Venezia nel 1554 diede vita al "Banco di Rialto". A Roma la fiducia del pubblico era ormai scossa dai frequenti fallimenti dei banchieri e dai ripetuti abusi dei notai, ai quali rimanevano affidati i depositi fiduciari, le somme liquide oggetto di contestazione o date in offerta reale di pagamento, le eredità giacenti o controverse, i beni dei minori. Pertanto era diffusa l'aspirazione a veder sorgere un'istituzione fondata su solide basi patrimoniali, posta sotto l'egida delle pubbliche autorità.
Questo risultato fu conseguito mediante l'istituzione del Banco di Santo Spirito, che Paolo V Borghese, tra i primi atti del suo lungo pontificato fondò con il breve del 13 dicembre 1605, prescrivendogli compiti esclusivamente ispirati a ragioni di pubblica utilità.
Il Banco nasceva sotto l'egida della più vetusta e gloriosa fondazione ospedaliera romana, l'Arcispedale di Santo Spirito, monumento insigne della carità romana, il primo e più importante d'Europa.
Il Banco doveva provvedere simultanemente a tre esigenze: sicurezza massima per i depositanti, capitali liquidi per l'erario, copiosi proventi per l'Arcispedale.
La sede, dopo alcuni anni nell'Arcispedale, fu trasferita nella zona chiamata dei "banchi" vicino alla "zecca pontificia" e qui rimase fino al 1666. Papa Clemente non lo trasferì nella via che dal Banco di Spirito Santo doveva poi prendere il nome, nel monumentale edificio che fu la sede principale fino al diciannovesimo secolo dell'Istituto. Fin dai primi anni il Banco di Santo Spirito fiancheggiò operazioni finanziarie per la bellezza monumentale di Roma: la costruzione della fontana sull'alto del Gianicolo, il ripristino dell'antico acquedotto di Traiano che portava da Bracciano l'acqua alla città.
Ai primi del settecento, ad un periodo di floridezza e di generale benessere dello Stato Romano, fece seguito una fase di difficoltà aggravata nel 1730 da una crisi di circolante. Proprio per questo nel 1750 Papa Benedetto XIV lo rafforzò.
Nel 1785 il Banco introdusse il nuovo sistema di carta moneta in tagli varianti tra i cinque e i dieci scudi e in seguito in somme maggiori. Superata la crisi provocata dall'invasione nel 1798 delle milizie francesi e dalla proclamazione, della Repubblica Romana, il Banco si trovò a fronteggiare nuove difficoltà per l'occupazione di Roma nel 1808, da parte delle truppe napoleoniche.
Con il ritorno a Roma del pontefice nel 1818 il Banco tornò ad una normale attività. La proclamazione di Roma capitale, ampliò l'attività del Santo Spirito. Contribuì alla crescita edilizia della città con le prime cartelle fondiarie. Nel 1924, abbandonato l'antico rapporto con l'Arcispedale, assunse la veste di società per azioni, acquisendo la struttura e funzione di un modello di istituto di credito. Nel 1935 il controllo del pacchetto azionario fu assunto dall'Iri. Dopo la seconda guerra mondiale il Santo Spirito ha un periodo di costante espansione ampliando la sua presenza con proprie filiazioni estere. Anche la Cassa di Risparmio di Roma trova origine nei tempi antichi, bisogna risalire al 20 giugno 1836. Abbondavano in quel tempo nella città le istituzioni di beneficienza sotto molteplici forme, Ma, mentre si erano escogitati modi per soccorrere i bisognosi, mancavano gli istituti destinati a raccogliere specialmente fra le classi minute i risparmi e serbarli per far fronte ai bisogni futuri.
La città era carente anche di istituti bancari che facilitando la circolazione dei capitali, potessero dare impulso all'agricoltura e promuovere il commercio e l'industria. A Roma c'era istituzioni benefiche, ma la previdenza non aveva modo di esercitarsi con istituzioni apposite, accessibili specialmente alle classi meno abbienti. Mancavano insomme quelle istituzioni che, basate sullo spirito di associazione, sui principi dela mutualità e del risparmio, hanno operato veri miracoli nella vita sociale ed economica. Fu così che 175 cittadini, animati dal solo spirito altruistico ed incoraggiati dall'esempio che veniva da altri paesi progrediti con un apporto ciascuno di cinquanta scudi diedero luogo ad una società, il cui statuto fu approvato dal pontefice Gregorio XVI. La Cassa di Risparmio di Roma fu costituita in società ed il suo Presidente, il principe D. Francesco Borghese, diede i locali e i mobili occorrenti nel suo palazzo in Piazza Borghese. Il primo statuto rimase in vigore sino al 1891, anno in cui fu riformato per effetto della legge sul riordinamento delle Casse di Risparmio. La Cassa non aveva fini di lucro. Fu subito amata dai romani che nella prima domenica di apertura depositarono oltre 500 scudi e nella seconda una somma cinque volte maggiore. Nelle prime venti settimane furono aperti oltre duemila conti. La prima difficoltà la Cassa la incontrò nel 1837 durante il periodo del colera. La Cassa romana non ebbe necessità di alcuna misura straordinaria, se si eccettua la restituzione a vista di tutte le somme richieste, senza valersi della dilazione stabilita dallo Statuto. Nel 1838 fu aperta nel popolare rione di Trastevere una succursale per incoraggiare il piccolo risparmio fra le classi più povere. Si adottarono misure di repressione contro gli speculatori. La Cassa cominciò a prendere parte alla pontificia società d'assicurazione sorta a Roma e cominciò ad aiutare le opere di pubblica utilità.
Le vicende degli anni '48 e '49 ebbero dannose ripercussioni sulla Cassa di Risparmio. Tuttavia l'istituto ne uscì illeso sacrificando gli avanzi accumulati, ma ponendo al sicuro i risparmi ad esso affidati. Tornata la calma gli anni tra il 1851 e il 1870 videro la Cassa incrementare i depositi e acquisire lo stabile in Piazza Sciara. Anche gli avvenimenti del '70 e il '90 videro una straordinaria affluenza di depositi. Viene creata una Cassa speciale pensione per gli impiegati e le loro famiglie, partecipa alla formazione del Fondo di garanzia per la costituzione della Cassa nazionale di assicurazioni per gli infortuni degli operai sul lavoro. Intensa fu anche l'opera dell'Istituto nella beneficienza nei confronti dei bisognosi danneggiati dall'inondazione del Tevere, dal terremoto di Ischia, dal colera sviluppatosi in Italia.
L'Istituto romano fino al 1910 aumenta gli impieghi fruttiferi, contribuisce ad aiutare gli agricoltori con una donazione all'Istituto di Credito Agrario per il Lazio.
Nel 1927 l'Istituto si espande, assorbe le Casse di Risparmio di Bracciano e Palombara poi Sabina, nel 1937 incorpora il Monte di Pietà di Roma, la cui fondazione risaliva al 1539.
L'espansione dell'Istituto è continuata sia acquisendo altre aziende di credito, (Casse rurali e artigiane di Alatri e Capena, Cassa di Risparmio di Latina, Credito Fondano) sia aprendo nuovi sportelli. Nel 1986 con l'incorporazione dela milanese Banca Generale di Credito si estende oltre i tradizionali confini regionali. Apre filiali a Napoli, Avellino e Aquila, acquista nel 1987 la Cassa di Risparmio Molisana. La presenza all'estero inizia con l'apertura di rappresentanze a Francoforte e Londra e la successiva acquisizione della francese "Banque Generale du Commerce".
Ora queste due antiche realtà creditizie romane sono un tutt'uno e niente è più attuale di quanto è stato detto dal governatore della Banca d'Italia: "La qualità dell'imprenditore bancario si misura certo nell'individuare le virtualità di un'operazione di concentrazione, ma forse ancor più ad operazione decisa, quando all'organizzazione della nuova azienda occorre dare in tempi rapidi, la capacità di tradurre quelle virtualità in risultati economici".