Geronzi e la fine dei «poteri forti» Ora sì allo Stato (ma con regole)
Corriere della Sera
Intervista - Il banchiere a "Formiche": la Telecom tedesca è pubblica
Poteri forti nella finanza? «Nel limitato periodo dei dieci anni non esistono. In passato sono esistiti centri di potere, e si deve segnalare lo sfaldamento che poi è avvenuto». Cesare Geronzi, già presidente di Capitalia, Mediobanca, Generali e oggi alla guida della Fondazione del Leone, uso dunque all?esercizio del potere, non si sottrae certo a una domanda per lui «consueta» e che apre l?intervista pubblicata nel numero di novembre della rivista Formiche .
Così come, lui che ha sempre sostenuto la centralità del ruolo di banchiere «di sistema», accoglie come un invito la sollecitazione sul patriottismo economico: è un valore o no? «Telecom tedesca è dello Stato», risponde, «Di fronte al crollo bancario gli inglesi hanno nazionalizzato. Con la crisi Obama ha varato un robusto piano di stimoli pubblici. Il patriottismo, se mancano regole adeguate, par condicio e concorrenzialità e pretende di affermarsi fuori dei settori di rilevanza strategica può essere un disvalore. Se ?al contrario?, le predette condizioni sono osservate non dobbiamo stigmatizzare l?intervento politico».
Si parla di fondazioni (Mps: «Autorizzare una fondazione a indebitarsi per mantenere il controllo di una banca è stato un errore gravissimo») e di Cdp («Da tutte le iniziative finora promosse si è riuscito a capire quale obiettivo si è data? Nei giornali si parla di nuova Iri. Tutte cose che alimentano confusione») ma il tema forte del colloquio, che ritorna di continuo ed è rilanciato sulla copertina del mensile, è il ruolo dei poteri forti. O, meglio, secondo Geronzi, dei centri di potere. Il banchiere, che ne è stato attore protagonista, attribuisce loro un ruolo comunque di visione del futuro: mentre «oggi si vive il giorno per giorno, e nel modo peggiore».
Inevitabile, e torna in più occasioni, il riferimento a Mediobanca. Che «ha svolto un ruolo storicamente rilevante» quando era acceso il dibattito «sulla salvaguardia dell?impresa privata dalla voracità di quella pubblica». Ma «allora esistevano uomini come Cuccia, Mattioli, La Malfa, Malagodi». «In tempi successivi si è cercato di conservare la centralità» dell?istituto, «ma senza Cuccia non poteva esserci». E aggiunge: «Se poi ci si chiede se gli interventi fatti da quella Mediobanca-centro di potere sono stati positivi, allora tutti hanno il diritto di sollevare dubbi e perplessità. Qualcuno si domanda: esiste un?azienda in difficoltà sottoposta alle cure di Mediobanca che alla fine si sia salvata»?. Chi pone questa domanda ha «sempre diffidato di questa funzione-guida». Oggi comunque, «finita la ?tricefalia?» delle banca d?affari «(merchant bank, holding di partecipazioni e istituto di credito speciale) si tratta di delineare nuove architetture istituzionali, strategie, operatività. Sono questi i cimenti dai quali può derivare il giudizio sui manager».
Un altro centro di potere è stata la Fiat. Ma alla domanda su un possibile «rilancio» in questo ruolo del Lingotto, Geronzi dice che «quel centro di potere portava i nomi di Romiti e Cuccia». Erano loro «dare le carte». Tuttavia «quel gioco è finito quando il giovane Agnelli ha detto che non esiste più un patto di sindacato ma uno di consultazione». Lì «iniziò il distacco della Fiat da Mediobanca». Geronzi ricorda poi l?ingresso nel capitale e nel consiglio dell?istituto: «Cuccia ci disse con carineria che Mediobanca viveva su Fiat, Montedison e Generali. Oggi sono rimaste le Generali ma, per fortuna, lì è entrato chi ha mosso le acque limacciose. Ora c?è un ad che ha per obiettivi indipendenza ed efficienza, non per fare quello che vuole lui per sé o per i suoi, ma per il bene dell?azienda. Recenti cronache evidenziano come fossero privi di fondamento gli elogi che qualche giornale rivolse a manager della compagnia, poi cessati. Verrà mai un?autocritica? Nulla è più come prima. L?evoluzione, i tempi, le norme e gli uomini hanno finito per determinare un più ristretto perimetro per Mediobanca e bisogna che il management faccia attenzione a cambiare le proprie impostazioni».