Geronzi, ritorno a Milano. “Io riconoscente a Bazoli”

La Stampa

Il presidente di Intesa Sanpaolo: tra noi due un sodalizio

“Caro Nanni, abbiamo il dovere di reclamare alcuni meriti che ci appartengono. Tu per me sei stato un compagno di viaggio accezionale...Credo di doverti della riconoscenza”. Alla fine, dopo due ore di fusioni bancarie e Opa ostili, di rapporti con la politica e di finanziamenti ai giornali, Cesare Geronzi addolcisce la voce e sintetizza in una sola frase obiettivo e modalità dell’offensiva mediatica che ha scatenato con la pubblicazione del libro-intervista assieme al giornalista Massimo Mucchetti. Per l’ex banchiere ed ex presidente delle Assicurazioni Generali, defenestrato nell’aprile 2011 con un blitz degli azionisti, l’obiettivo ieri sera, sul palco della milanesissima Fondazione Corriere della Sera, è semplicemente quello di vedersi riconosciuta ka dignità di “banchiere di sistema”e scrollarsi di dosso l’etichetta di grande elemosiniere della politica. E questo, per l’appunto, nonostante un’espulsione dal sistema che resta tanto irrituale quanto dolorosa. Quale migliore modo, allora, che specchiarsi nella figura del “caro Nanni” Bazoli, l’avvocato che da un ventennio tondo siede al vertice di quella banca che oggi è Intesa Sanpaolo e che là resterà – lo assicurano tutti – anche per il prossimo triennio? E quale migliore occasione che avere sul palco, oltre allo stesso Bazoli, un imprenditore e finanziere come Carlo De Benedetti, che con Geronzi ha sempre vantato rapporti di amichevole diffidenza e stasera si presta ad essere amichevolissimo duellante? In prima fila la meglio gioventù della finanza italiana, nella persona delle sorelle Giulia e Jonella Ligresti, qualche faccia nota di quel mondo che al sempre presidente – Capitalia, Mediobanca, Generali e infine la Fondazione del Leone – è sempre stata intima, da Tarak Ben Ammar a Salvatore Mancuso; sparsi in sala qualche onnipresente come Angelo Rovati e una manciata di fedelissimi dello stesso Bazoli. Età media non bassissima. Sul palco officiano i tre big della finanza assieme allo stesso Mucchetti e ai direttori del Corriere e del Sole 24 Ore. “Caro Nanni”, “Caro Carlo”, “Caro Cesare”, il “tu” che circola spesso questa sera vale anch’esso come rappresentazione vivida di rapporti e assetti di potere. Tocca a De Benedetti, verve da mattatore, agitare un po’ le acque: “Macchè banchieri! Questi due signori sono “power brokers””, dice riprendendo una celebre definizione di “mediatore di potere” appioppata proprio a Geronzi dal Financial Times. Sono però graffi che non feriscono, tanto che De Benedetti riconosce subito a Geronzi la qualità di essere “astuto, anzi eccezionalmente astuto”. Ma è Bazoli che dà significato alla serata, accogliendo e ricambiando l’abbraccio ideale di Geronzi. Il numero uno di Intesa Sanpaolo sottolinea le differenze – “lui romano, io provinciale del Nord, lui esponente del cattolicesimo romano, io di un cattolicesimo manzoniano” -, ma conferma che “negli ultimi anni” c’è stato tra i due “un sodalizio, che non chiamerei una diarchia, ma una collaborazione leale, lineare, che riteniamo sia stata utile per la stabilizzazione del sistema”. E ancora, “un rapporto improntato alla libertà, un rapporto indipendente senza nessun legame con associazioni occulte”. È l’apoteosi del geronzismo o invece la sue celebrazione alla memoria? Insomma, a Geronzi si riconosce un ruolo centrale – che del resto ha avuto – finanza di stretta osservanza italoitaliana degli scorsi decenni, ma tanto unanime e affettuoso consenso spinge il dibattito verso una sinistra somiglianza a certe feste di pensionamento. Il diretto interessato di certo non la pensa così: “Mi sono dimesso dalle Generali, ma non dalla finanza”. Di vedrà.

Francesco Manacorda