Geronzi al premio Carli: c’è il rischio delle arciconfraternite del potere

Corriere della Sera

Cesare Geronzi, a Montecitorio, ritira il premio alla carriera intitolato a Guido Carli. È la sua prima uscita pubblica, dopo le dimissioni, il 6 aprile, dalla presidenza delle Generali...

ROMA - Cesare Geronzi, a Montecitorio, ritira il premio alla carriera intitolato a Guido Carli. È la sua prima uscita pubblica, dopo le dimissioni, il 6 aprile, dalla presidenza delle Generali, e nel suo intervento di ringraziamento per il riconoscimento ricevuto ricorda la figura dell’ex ministro del Tesoro ed ex Governatore della Banca d’Italia del quale è stato collaboratore quando guidava la sala cambi dell’Istituto di via Nazionale. All’inizio della sua carriera di banchiere.
Geronzi parla di Carli evidenziando i «corsi e ricorsi storici», ed e difficile per chi ascolta non mettere in parallelo l’esperienza del passato con quella attuale, le dimissioni di Carli dalla Banca d’Italia dell’agosto del 1975 e quelle dello stesso Geronzi dalle Generali. Anche perché l'ex presidente del Leone rievoca proprio i giorni più tempestosi dell’allora Governatore dell'Istituto di via Nazionale. «Quando Carli capì che si cominciavano a tessere intorno a Palazzo Koch tentativi di giochi politici e si vociferava sulle ipotesi di suoi successori, non esitò un solo attimo e, disgustato com’era dalla trame sviluppate nell'ombra, rassegnò le dimissioni». Anche se poi riuscì «a patrocinare con determinazione la soluzione interna per la successione che fortunatamente si affermò con Paolo Baffi e con la sua alta credibilità». Significativo, sempre nell'ottica dei «corsi e ricorsi», è poi il richiamo ai passi successivi fatti, dopo l'uscita dalla banca, da Carli il quale «era convinto che le difficoltà paralizzanti dovessero essere superate con determinazione, anche, se del caso, abbandonando il terreno di scontro, per poi riprendere con rinnovato impegno nuove strade, ma sempre con i medesimi punti cardinali.» Si tratta di «una lezione tuttora viva», conclude Geronzi. Che riprende con fervore il sostegno di Carli alla logica di sistema contro «il rischio dell'apoteosi delle arciconfraternite del potere, cioè delle vane lobby» che spesso si nutrono di «lacci e lacciuoli».
L'ex numero uno del Leone proprio ieri avrebbe dovuto partecipare alla riunione del consiglio di amministrazione di Rcs quotidiani a Milano convocato per esaminare i risultati trimestrali in vista del consiglio della capogruppo Rcs MediaGroup, che si terra giovedì. La prima riunione dopo le sue dimissioni da Generali. Un consiglio riunito per tre ore. Sul tavolo, secondo quanto riporta «Radiocor» ci sarebbe stata anche la questione della possibile uscita dell’ex presidente delle Generali che ieri non ha partecipato al board. Al momento Geronzi non risulta ancora dimesso dopo l'abbandono, contestuale all'addio dalla compagnia triestina, del Patto Mediobanca, Pirelli e Rcs in cui sedeva come diretto rappresentante di Generali. La naturale scadenza del mandato si esaurirà, per l'intero organismo, tra due anni. Le procedure per la dimissioni sarebbero in realtà già in corso e starebbero seguendo i percorsi previsti dalla governance. Alla riunione di ieri erano presenti il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, il patron della Tod's, Diego Della Valle, il numero uno di Pirelli, Marco Tronchetti Provera e il presidente di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, per il quale è andato «tutto bene».

Stefania Tamburello