Geronzi: country manager Generali al cda col mio aiuto
Il Piccolo
«Agrusti? Bravo, può fare qualsiasi cosa». Nel 2011 riorganizzazione. Federalismo: «Sì ma solidale»
TRIESTE. «Lo sceglierà il consiglio di amministrazione il country manager, io certamente darò il mio contributo». Elegante, tranquillissimo, il presidente Cesare Geronzi risponde con grande disponibilità ai giornalisti che lo interrogano sulla governance di Generali prima del suo intervento nel ciclo di conferenze «Cattedra di San Giusto» organizzato dalla diocesi di Trieste. È appena uscito da un incontro separato con il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti che lo ospita nella sala maggiore gremita di gente (tanto da organizzare uno schermo video per le persone rimaste giù nell’atrio) e poi con il vescovo Gianpaolo Crepaldi. E ai cronisti che lo attendono definisce «niente di straordinario» la lettera inviata dall’Isvap al Leone di Trieste. «È all’esame del cda, è normale che le Authority verifichino nel tempo l’andamento e la gestione degli organi» annuncia. Il comitato esecutivo è stato fissato il 10 dicembre, mentre il 16 ci sarà il consiglio di amministrazione che come accade ogni anno si riunisce prima di Natale. E in quelle date potrebbe essere deciso il nome del country manager. «Raffaele Agrusti? È così bravo che può fare qualunque cosa» commenta con una battuta Geronzi aggiungendo che «Il 2010 verrà affrontato dopo una riorganizzazione interna, un potenziamento delle strategie e un’attento esame del budget». Subito dopo una parola sul tema del giorno, Wikileaks e i rischi di possibili danni all’economia: «È un ciclone fatto di chiacchiere» dice Geronzi che non dà alcun peso alle rivelazioni e anche su altri temi molto più scottanti, come l’ipotesi paventata da qualche analista finanziario di una «fuoriuscita dall’euro» risponde: «Sciocchezze». Il presidente di Generali preferisce parlare dei temi del suo intervento, un discorso «a tutto campo» che parte dai richiami fatti dalla Chiesa sui principi dei cattolici di fronte a sviluppo economico, impresa e finanza e sulle possibilità di applicarli concretamente. «Finanza etica? A questo dobbiamo tendere» insiste, puntando il dito su tutti i fattori che hanno fatto da cornice alla crisi e che hanno portato lontano dall’etica. Come gli scarsi risultati contro la crisi dei grandi organismi finanziari. «Fondo monetario, Banca Mondiale, Organizzazione mondiale del commercio non hanno prodotto granchè» dice Geronzi, ad eccezione di quanto fatto dal Board della Stabilità finanziaria e delle decisioni sui paradisi fiscali adottate dal G20 di Londra nel 2009. Secondo il presidente «Nei vertici internazionali l’azione dell’Europa è stata pressochè ininfluente» e ai giornalisti che lo incalzano «Esiste una politica finanziaria in Europa?» risponde: «Difficile dirlo, io credo non ci sia». Preoccupa il vertice del Leone la crisi finanziaria dell’Irlanda anche se ripete: «Ci sono troppe dichiarazioni, e tutti contribuiscono ad eccitare la crisi». Poi lancia un monito: «Occorre reagire tempestivamente, bisogna prevenire ogni ipotesi di attacco alla moneta unica». Secondo Geronzi sarebbe «catastrofico» uscire dall’euro «senza questa moneta non c’è futuro» insiste, plaudendo a lle mosse della Bce, e spiega che per quanto riguarda il nostro Paese «dobbiamo affrontare i temi della produttività e della competitività». Geronzi sottolinea poi la «carente regolazione a livello europeo» spiega che «Il tema delle nuove regole sulle attività economiche e finanziarie è strato più volte affrontato, ma al di là della nuova architettura che decollerà il primo gennaio, passi consistenti non sono stati fatti. Si è intervenuti su agenzie di rating e hedge fund, ma le discipline sono deboli, scarsamente efficaci». Una bacchettata anche alle banche italiane «che hanno reagito bene» ma che devono «migliorare i rapporti con la clientela». Il discorso di Geronzi torna ancora sull’etica, e tra i tanti spunti non può non toccare anche quello del federalismo. «Al decentramento devono fare da pendant forme avanzate di cooperazione e solidarietà a livello centrale – preme il presidente di Generali – Si deve trattare di un federalismo solidale. Sono irragionevoli le ipotesi prospettate dell’attuazione di un federalismo a più velocità».
di GIULIO GARAU
di GIULIO GARAU