Geronzi alla presidenza Generali

Il Sole 24 Ore

Bolloré, Nagel e Perissinotto vicepresidenti - Pagliaro al vertice Mediobanca

Un presidente di ''sistema'' per Generali.E' questo, in sintesi, l'esito della partita a poker che si è conclusaieri col comitato nomine di Mediobanca, anche se l'investitura ufficiale di Cesare Geronzi al vertice del Leone è rinviata a martedì prossimo, quando si riunirà anche il patto di sindacato di Piazzetta Cuccia per designare il nuovo presidente, Renato Pagliaro, attuale direttore generale nonchè ex presidente del consiglio di gestione nella passata esperienza dualistica.

Geronzi, un banchiere navigato di ampie relazioni, è arrivato dove voleva. Anche a costo di rinunciare a tutte le cariche che aveva conquistato a Piazzetta Cuccia: non solo la presidenza dell'istituto, ma anche quella del patto. Che tornerà a un professionista: è stato individuato il nome di Angelo Casò. Geronzi uscirà inoltre anche dal consiglio di Mediobanca, mentre resterà l'attuale presidente di Generali Antoine Bernheim al quale verrà offerta la presidenza onoraria della compagnia.

Chi conosce Geronzi scommette che il suo trasferimento a Trieste non sarà irrilevante per gli equilibri di sistema. Generali è il principale polmone finanziario dell'Italia, con un portafoglio di partecipazioni che ne fa uno snodo cruciale. Generali, legata da partecipazione incrociata con Mediobanca, è il primo socio italiano di Telco, con una partecipazione indiretta del 6,8% in Telecom, uno dei primi azionisti di Intesa-Sanpaolo con il 5%, partecipa ai patti Rcs e Pirelli con quote, rispettivamente, di quasi il 4% e di oltre il 5%, ha il 3,3% di Atlantia e di Impregilo, quasi il 5% di Saras, poco meno del 2% dell'Espresso. E si potrebbe continuare. Ma è anche il terzo gruppo assicurativo europeo, non una banca d'affari. Si vedrà come influirà la ''presidenza di sistema'' sulla politica di intervento del gruppo e se il nuovo vertice spingerà per allentare i legami con l'istituto milanese che ne è il primo azionista.

Di certo per il presidente di Mediobanca il percorso verso Trieste non era iniziato col tappeto rosso, ma alla fine Geronzi ha ottenuto il consenso pressocchè unanime degli azionisti di Piazzetta Cuccia, nonchè la benedizione più o meno esplicita del premier Silvio Berlusconi, del ministro del Tesoro Giulio Tremonti e del sottosegretario alla Presidenza del consiglio Gianni Letta.

In questo contesto, lo schieramento più scettico all'interno del comitato nomine - il presidente UniCredit Dieter Rampi e i due manager Nagel e Pagliaro - ha evitato di andare alla conta. E' possibile che sull'orientamento di UniCredit, che aveva consegnato una ''delega in bianco''al management di Piazzetta Cuccia, sia prevalsa la preoccupazione di non aggiungere altre tensioni in un passaggio delicato per la banca impegnata a portare avanti il progetto di riorganizzazione societaria. Ma anche i francesi, che avevano puntato inizialmente a non modificare gli equilibri di vertice in Piazzetta Cuccia, hanno cambiato cavallo.

Alla fine è stato negoziato un accordo che, almeno per quanto riguarda le presidenze delle due società, non è differente da quello che sarebbe stato fin dall'inizio. Alle Generali Geronzi non avrà deleghe operative, che saranno confermate ai due amministratori delegati, Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot. L'assetto di vertice concordato ieri prevede inoltre tre vice-presidenze, che saranno assegnate a Perissinotto, all'ad di Mediobanca Alberto Nagel e a Vincent Bolloré, unico ''francese'' nel board.

Il numero complessivo dei consiglieri non sarà ridotto a 15, ma resta confermato in 19 (tre posti sono riservati alle minoranze). Nella lista di maggioranza sono confluiti i candidati di tutti i principali azionisti. Si tratta per la maggior parte di conferme e cioè Francesco Gaetano Caltagirone, Lorenzo Pelliccioli, Leonardo Del Vecchio, Diego Della Valle, Alessandro Pedersoli, Paolo Scaroni, Ana Botin, Petr Kellner, Reinfried Pohl. Nuovi ingressi sono invece quelli di Angelo Miglietta (Fondazione Crt, già presente nel board della controllata Banca Generali), e di Francesco Saverio Vinci, vice-direttore generale di Mediobanca.