Il ritorno all'utile di Mediobanca

Corriere della Sera

Geronzi: non ho alcun interesse per la presidenza delle Assicurazioni Generali Dopo l'assemblea il colloquio tra il presidente e Bernheim. Assenti ieri Bolloré, Ben Ammar e Azema

MILANO - Primo trimestre in ripresa con utili a 201 milioni e Mediobanca prevede per l' esercizio in corso il ritorno a profitti consistenti e al dividendo. Lo ha delineato ieri in assemblea l'amministratore delegato Alberto Nagel. Nel corso della riunione il presidente Cesare Geronzi ha ribadito di «non avere alcun interesse» per la presidenza delle Generali. E terminata l'assise Antoine Bernheim, presidente del Leone in scadenza e consigliere di Piazzetta Cuccia, si è recato da lui per un breve colloquio. L' assemblea di Mediobanca è la prima del settore nel post-crisi. Era perciò alta l'attesa per le cifre trimestrali approvate ieri dal consiglio. La banca, che ha chiuso il bilancio annuale il 30 giugno praticamente in pareggio e non distribuisce dividendo cash, nei primi tre mesi del nuovo esercizio ritorna all'utile dopo tre trimestri in rosso. Nagel ha detto che il periodo è stato «molto positivo» e caratterizzato da un'attività bancaria che ha registrato un aumento dei ricavi del 13% e del 63% su base annua. Un contributo crescente del core business che il top manager ha voluto sottolineare anche quando ha detto di non voler riportare la quota di Mediobanca in Generali al 15% (dopo la fusione con Alleanza è al 13,4%). «Non sono d' accordo con chi vorrebbe che la nostra quota aumentasse. L'esposizione è già molto alta, è metà della capitalizzazione di Borsa. Dobbiamo gestire al meglio le partecipazioni non facendo mancare il sostegno, ma cercando di crescere nell'attività bancaria, altrimenti saremo percepiti come holding. Bisogna mantenere una giusta e corretta distanza con le partecipate: garantisce stabilità al management. Generali ha potuto beneficiarne con riflessi positivi sulle strategie». Rispetto al portafoglio azionario, Nagel ha poi indicato che la quota in Fiat è stata ridotta dello 0,36% a 0,65%. Piazzetta Cuccia sempre più banca d'affari e meno holding dunque. Che vuole crescere anche all'estero (le nuove risorse per un miliardo dall'aumento con i warrant sono una «scorta») ma non «a ogni costo»: l'istituto si è fermato in Germania su Sal Oppenheim (acquisita ieri da Deutsche bank) di fronte a «diversi aspetti non corrispondenti ai requisiti di redditività e sviluppo immaginati». E che vuole mantenere alta la solidità patrimoniale: il core tier 1 a fine settembre è aumentato dal 10,3 al 10,7%. Nagel, che prevede «per l'esercizio un utile netto di una certa consistenza», sottolinea che sul dividendo si potrà «ragionarne in funzione delle nuove regole patrimoniali internazionali». E «si potrà capire quando distribuire ai soci e quanto patrimonio tenere in banca». In assemblea (alla quale non hanno partecipato fra gli altri gli azionisti francesi Vincent Bolloré e Jean Azema mentre Tarak Ben Ammar ha preso parte al board in teleconferenza) era poi scontato che dai soci venisse sollevato il tema Generali: Mediobanca è il primo azionista e in aprile l'assemblea a Trieste dovrà rinnovare i vertici. Geronzi è fra i candidati alla presidenza al posto del francese Bernheim? Geronzi (che ieri ha anche ricordato l'assoluzione con formula piena della Corte d'Appello di Brescia per il crac Italcase) ha risposto: «Non ho difficoltà a ripetere la mia posizione, anche se non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non ho alcun interesse alla presidenza di Generali. Punto e basta». A proposito di partecipazioni infine il direttore generale Renato Pagliaro ha detto di ritenere «innaturale» che Piazzetta Cuccia sia «primo socio» di Rcs-Corriere della Sera» con il 14,2%, ma ha ricordato che l'istituto ha assunto la posizione «incidentalmente» 5 anni fa in occasione dello smobilizzo della quota di Fiat. Quindi Pagliaro, che in Rcs è vicepresidente, sull'azione legale avviata da Angelo Rizzoli ha rilevato che i «valori dei capitali sociali delle aziende cambiano nel tempo», pertanto «richieste a 25-30 anni dagli eventi sono difficili da immaginare».

Sergio Bocconi